Al-Baghdadi sarebbe stato ucciso già tre volte fino ad ora. Le prime tre per mano coalizione americana, questa volta per mano russa. Hanno atteso però venti giorni le forze del Cremlino prima di diffondere la notizia con discreta sicurezza. La dipartita sarebbe infatti avvenuta il 28 maggio a Raqqa, nel nord della Siria, durante un segretissimo incontro tra i vertici del Califfato islamico. Già in passato, dalle alte sfere del Pentagono, era stato affermato che in Siria i russi facevano sul serio e che la loro guerra era realmente condotta contro i terroristi dell’Isis. La certificazione di maggiore attendibilità arrivava quindi proprio dagli ambigui rivali che della Siria farebbe una ennesima colonia Nato. E parrebbe quindi affidabile e circostanziato il rapporto dell’intelligence russa. Il califfo al-Baghdadi si trovava all’interno di un edificio nella roccaforte Isis di Raqqa, in quel nord della Siria da cui venivano ferocemente respinti dalle Forze russe impegnate nel non fare prigionieri, per un incontro con una trentina di capi ed una ampia scorta formata da circa trecento tagliagole. Se è vero che – come affermato dal generale russo Surovikin – gli Stati Uniti appoggiano segretamente i criminali dell’Isis proteggendoli a suon di bombe dalle forze governative siriane, pare altrettanto vero che i servizi segreti e le forze armate russe non scherzano ed intendono davvero respingere i terroristi fuori dai confini siriani così da delegittimare ogni azione militare di forze alleate filo patto atlantico. Il meeting dei capi del terrore sarebbe quindi stato scoperto e l’edificio che ospitava l’incontro bombardato dai caccia-bombardieri russi SU-35 e SU-34 azzerando così i vertici dell’Isis in Siria ed il capo assoluto della stessa organizzazione terrorista in un sol colpo.
L’azione militare dell’aviazione russa nell’area di Raqqa era stata preventivamente notificata dalla Difesa russa alle forze di coalizione che operano sul territorio della Siria. Se i russi avessero subito un contrattacco americano questi ultimi non avrebbero avuto scuse. Forse però nessuno si aspettava che i SU-35 russi avessero un obiettivo tanto preciso. La Difesa e servizi segreti russi hanno poi provveduto a informarne il Pentagono, con i tempi e le modalità di chi ha prima verificato che il “target” colpito ospitasse lo Stato maggiore del Califfato e che ci fossero i dovuti riscontri circa la scomparsa dei trenta colonnelli agli ordini di al-Baghdadi. Gli Stati Uniti d’America però non confermano la notizia preferendo forse far la figura degli scarsamente dotati in quanto a servizi segreti piuttosto che ammettere il merito del colpo messo a segno. Colpo che per ben tre volte era stato annunciato proprio dagli Usa e di volta in volta smentito facendo apparire ogni annuncio come una legittimazione della guerra condotta in virtù dei buoni – ma fasulli – risultati raccolti sul campo. Quindi al-Baghdadi questa volta è morto davvero? Parrebbe proprio di si. Ma la certezza – a meno che i russi non ricompongano ogni singolo brandello del suo cadavere – la si vedrà solo nel corso di qualche altra settimana, quando i terroristi arretreranno senza leader e senza colonnelli sul campo. Se così fosse, la guerra in Siria potrebbe volgere al termine ed al di là dell’oceano dovrebbero inventarsi nuovi pretesti per attaccare una Repubblica sovrana decisamente ricca di petrolio.
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