Nicolini e Martello, come la stessa Nicolini e Cracolici, non sono esponenti di opposti schieramenti politici ma espressioni dello stesso Partito Democratico che si fronteggiano quasi fossero destra e sinistra in campagna elettorale. Il partito del rieletto segretario Matteo Renzi non sembra voler smettere di perdere pezzi e voti. Gli ultimi colpi a distanza se li sono appunto sparati Giusi Nicolini e Antonello Cracolici. A dar vita al triste botta e risposta è stata la ex sindaca di Lampedusa e Linosa, reduce da una mortificante sconfitta casalinga, durante la sua prima uscita-test pubblica. Test che rischia di vedere estendere la valutazione negativa manifestata dai lampedusani a tutto il territorio nazionale. L’opportunità concessa ieri da Lucia Annunziata nello studio televisivo di Rai 3 le avrebbe dovuto permettere di “cadere in piedi” con una spiegazione – priva di contraddittorio – sulla clamorosa sconfitta elettorale. L’esito è stato invece piuttosto imbarazzante. Dopo aver affermato che il suo mandato è stato costellato solo ed unicamente di vistosi successi, ed allo stesso tempo di “aver messo in conto” di poter perdere la sfida dell’11 giugno, Giusi Nicolini riesce a costringere la conduttrice ad un magnanimo assist: Lucia Annunziata le chiede se non è stata la sua rinomata “apertura” sul fronte immigrazione ad aver determinato la sconfitta, analogamente ad altri sindaci di sinistra non riconfermati con queste elezioni. La risposta di Giusi Nicolini è stata “No!”. Secondo l’ex sindaca non è possibile ed i dati sulla progressiva crescita turistica di Lampedusa durante il suo mandato lo confermano. E quindi? Questa è la domanda che in molti, durante la diretta, si sono posti. Compresa la conduttrice che, a questo punto, ha iniziato a pressare l’ospite per ottenere una risposta. Perché è stata sconfitta, in maniera così vistosa, Giusi Nicolini a Lampedusa? Colpo di scena: secondo l’ex prima cittadina simbolo dell’accoglienza, la sconfitta è stata determinata da cinque milioni di euro distribuiti tra i pescatori di Lampedusa avvantaggiando il rivale Dem Totò Martello che dell’associazione pescatori era il presidente. Ma l’accusa – che se non lo è molto somiglia alla compravendita di voti da esporre in Procura – non finisce qui e Nicolini punta il dito sull’assessore regionale alla pesca Antonello Cracolici. Il collega di partito, secondo la neo-incaricata dirigente di segreteria del medesimo PD, lo avrebbe fatto appositamente per far vincere il rivale-collega di partito Totò Martello. Se la “ospitata” al prestigioso – e costosissimo – programma Rai doveva essere un test, Giusi Nicolini ne è uscita pesantemente bocciata come dalle elezioni comunali. Tra le varie forme di harakiri in diretta Tv spiccano infatti anche affermazioni del tipo “Avevo venti milioni di euro di cantieri da aprire” – inc ui si nota che li “aveva” lei e non Lampedusa – e la falla, in ipotetico fact checking, sui cinque milioni incriminati che secondo la stessa Nicolini, ma in campagna elettorale durante un comizio, non erano merito di Martello ma spettanti in virtù di quelle stesse ragioni offerte alla stampa dall’assessore regionale chiamato in causa. “Mi risulta che la calamità sia stata chiesta a gran voce da tutti – replica Antonello Cracolici – ed in particolare dal Comune di Lampedusa e dal sindaco”. Assestato questo fendente, Cracolici passa quindi ad elegante contrattacco: “Mi sembra una follia addebitare il riconoscimento di un diritto a favore dei pescatori come causa della propria sconfitta”. Gli fa eco, con una lettera aperta indirizzata a Giusi Nicolini, il presidente del Distretto della Pesca Giovanni Tumbiolo: “Ho seguito le sue dichiarazioni rese a Lucia Annunziata nel corso della sua intervista su Rai 3. Temo che lei abbia perso una occasione per tacere per due motivi: La prima è il doveroso rispetto delle istituzioni, soprattutto da parte di chi le stesse ha rappresentato. La seconda è la necessità, per chi è stato sindaco di una importante comunità marinara, di conoscere i fatti e le norme che riguardano la pesca ed i pescatori”. La risposta che Giusi Nicolini riceve da parte del PD siciliano probabilmente non riguarda solo il voto già esperito a Lampedusa ma rischia di ripercuotersi sul prossimo regionale. È notizia recente infatti la proposta, su cui dovrà sciogliere la propria riserva, di candidatura alla presidenza della Regione Sicilia dell’attuale presidente del Senato Pietro Grasso. Regione a cui ha strizzato l’occhio, nel corso della stessa trasmissione di ieri, Giusi Nicolini mentre offre il proprio contributo e le proprie capacità per spaccare anche il PD siciliano ad appena cinque mesi dal voto. È forse questo il motivo per cui Matteo Renzi l’ha fortemente voluta nella segreteria del suo Partito Democratico? Perché fin qui Giusi Nicolini ha dimostrato due doti decisamente renziane: non saper ammettere una sconfitta ed essere un vero talento nel “rottamare” i partiti. Due dettagli, non di second’ordine, è però doveroso offrire ai lettori. Il primo è che Giusi Nicolini non è arrivata seconda ma terza, dopo il candidato Filippo Mannino, che con i pescatori ed i milioni di euro non ha nulla in comune. Il secondo è che alle regionali il PD non potrò schierare decine di liste civiche a sostegno e sarà quindi costretto, in qualche modo, a metterci la faccia.
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