Il TPP, tribunale internazionale di opinione, ha accolto la richiesta formulata a Barcellona nel luglio scorso dal Transnational Institute di Amsterdam e dal Transnational Migrant Platform-Europe e da una vasta rete di associazioni e di organizzazioni non governative, di esaminare se le politiche e le prassi adottate dall’Unione europea e dai suoi Stati membri, a cominciare dall’Italia, costituiscano violazione del diritto dei popoli e delle persone migranti e rifugiate. La sessione palermitana, che si terrà nei giorni 18, 19 e 20 dicembre, aprirà le porte del suo tribunale – non sanzionatorio – che vuole essere monito etico e morale alla società. Sessione dedicata ai flussi migratori che attraversano il Mediterraneo, confine meridionale dell’Europa. La rilevanza e l’attualità dell’udienza continua ad essere, purtroppo, confermata dal susseguirsi di tragiche notizie di naufragi, morti in mare, respingimenti concordati, detenzioni arbitrarie e violenze come attestato dalle cronache delle ultime settimane. Nei campi in cui sono costretti a sopravvivere i “respinti”, si registrano ogni giorno violenze fisiche oltre che psicologiche, violenze sessuali e abusi di vario genere. Nonostante gli accordi internazionali, all’interno di questi campi vengono regolarmente violati i diritti civili. La giuria internazionale del Tribunale alla sessione palermitana sarà composta da Franco Ippolito (magistrato e Presidente del TPP), Philippe Texier (magistrato francese e vicepresidente del TPP), Carlos Beristain (medico e psicologo spagnolo, esperto di diritti umani e politiche di memoria) ,Donatella Di Cesare (filosofa, docente all’Università la Sapienza di Roma e alla Normale di Pisa), Luciana Castellina (politica, giornalista e scrittrice), Francesco Martone (esperto in relazioni internazionali, pacifismo e diritti umani) e Luis Moita (professore di teoria delle relazioni internazionali dell’Università Autonoma di Lisbona).
Secondo il Dipartimento di lotta contro la migrazione illegale (DCIM) della Libia, 19.900 persone erano detenute in strutture sotto il suo controllo all’inizio di novembre. A metà settembre, quando le autorità hanno arrestato migliaia di migranti in seguito a scontri armati a Sabratha, un centro di contrabbando e traffico a circa 80 chilometri a ovest di Tripoli, erano circa 7.000.
“L’UE e l’Italia stanno fornendo assistenza alla Guardia Costiera libica per intercettare le imbarcazioni dei migranti nel Mediterraneo, anche in acque internazionali, nonostante le preoccupazioni sollevate dai gruppi per i diritti umani che condannano più migranti alla detenzione arbitraria e indefinita e li espongono a torture, stupri, lavoro forzato, sfruttamento ed estorsione. I detenuti non hanno possibilità di contestare la legalità della loro detenzione e non hanno nessun accesso all’assistenza legale. I crescenti interventi dell’UE e dei suoi stati membri non hanno fatto nulla finora per ridurre il livello di abusi subiti dai migranti”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che aggiunge: “Il nostro ultimo monitoraggio, infatti, mostra un rapido deterioramento della loro situazione in Libia”.
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