Conclusa stamattina odissea dei passeggeri lampedusani: 32 ore in nave

Partiti sabato sera sono arrivati a Lampedusa lunedì mattina. Circa sessanta passeggeri hanno trascorso 32 ore sulle due navi necessarie per arrivare a destinazione. Erano arrivati alle Pelagie e sono tornati indietro

Il rimorchiatore Vigata assiste la motonave Sansovino nel porto di Porto Empedocle (Foto d'archivio)

Linosa vista da un oblò della nave Sansovino in avaria
Si è conclusa questa mattina, dopo 32 ore a bordo di motonavi Siremar, la piccola odissea dei Lampedusani che da sabato sera tentavano il rientro da Porto Empedocle. Imbarcati alle 21:30 di sabato, circa sessanta persone, in massima parte residenti a Lampedusa, avevano navigato tutta la notte a bordo della motonave Sansovino per fare rientro sull’isola dopo qualche giorno di attesa per le avverse condizioni meteo marine che avevano annullato un paio di corse del traghetto. La beffa è stata vedere la prima tappa dall’oblò – l’isola Linosa – e sentire che a causa di un guasto ad uno dei due motori della motonave il comandante avrebbe invertito la rotta per fare rientro a Porto Empedocle a passo ridotto. Le ragioni di sicurezza erano legittime e comprensibili e, malgrado lo sconforto dei passeggeri, la motivazione è stata accettata a bordo senza grandi lagnanze. La motonave avrebbe rischiato in fase di manovra con un solo motore e, pare, senza elica di manovra funzionante su un lato dello scafo. Tra i passeggeri c’era ovviamene chi chiedeva perché tornare indietro invece di chiedere supporto ad un rimorchiatore per ormeggiare, ma la decisione viene presa dal comandante e, si suppone, in consulto con i vertici della compagnia e le autorità marittime. Nave Sansovino quindi fa vedere le isole ai suoi passeggeri e alle otto del mattino, da Linosa – due ore di nave da Lampedusa – torna indietro fino a Porto Empedocle. A bordo viene offerto il pranzo ai passeggeri che sarebbero dovuti essere già a casa propria a quell’ora. Tutto, o quasi, rientra nella norma ed i rapporti tra i passeggeri ed il personale di bordo sono cordiali.

Quando la Sansovino arriva a Porto Empedocle però iniziano i problemi ed i lampedusani iniziano a prendere nota delle anomalie. Scesi dalla motonave, i passeggeri si recano in biglietteria per avere informazioni sul da farsi e li gli viene detto che basterà presentarsi a bordo della motonave Pietro Novelli, in arrivo da Trapani a Porto Empedocle per back-up della nave guasta, e con lo stesso biglietto potranno imbarcarsi per raggiungere finalmente Lampedusa. Sono già trascorse 21 ore dal momento dell’imbarco di sabato sera ed i passeggeri sono giusto un po’ provati come la loro pazienza. Al momento dell’imbarco, alle 21:30 di domenica sera, il personale della compagnia anticipa che bisogna recarsi subito in accettazione, a bordo, per le cabine che sono in numero ridotto rispetto alla Sansovino e tutte esclusivamente da quattro posti letto. Questo accade però dopo che i passeggeri hanno dovuto provvedere da se ed a proprie spese ad una cena che la compagnia pare non abbia ritenuto di dover fornire. Giunti a bordo del traghetto di back-up i malcapitati viaggiatori marittimi si scontrano con il personale Siremar-Caronte&tourist. La notizia che manda in tilt i passeggeri è che le cabine bisognerà dividerle. Cioè, chi aveva pagato una doppia con bagno si sarebbe dovuto ritrovare in una micro-quadrupla con due estranei. Magari con le signore accorpate in cabine femminili e i signori in mini-dormitori maschili. Nessun riguardo era stato preso in considerazione per i nuclei familiari con bambini e per gli anziani.

La motonave Pietro Novelli
A bordo della motonave Pietro Novelli a questo punto è il caos. Le opzioni offerte ai già stanchi e nervosi passeggeri sono di prendere le cabine “ammucchiate” oppure scendere dalla nave per recarsi a piedi in biglietteria e chiedere il rimborso della cabina, ovviamente rinunciandovi. Se si accetta l’offerta del personale di bordo non si ha alcun rimborso, pur avendo acquistato una “esclusiva” per ritrovarsi in un ostello galleggiante. Il valore, per la compagnia, è equivalente. Due posti letto in una quadrupla con due estranei o una doppia esclusiva sono per il personale esattamente uguali. Nessun conto del numero passeggeri. Nessun tentativo di verificare se di fatto le 18 cabine quadruple sono sufficienti, considerando che a bordo c’erano molti nuclei familiari che una quadrupla l’avrebbero riempita comunque. Urla, lacrime, sconforto e stanchezza alternate ad evidente rabbia mentre alcuni passeggeri si preoccupano di reperire documenti giustificativi per i rispettivi datori di lavoro. Sulla Pietro Novelli è il caos. Scende in accettazione anche il primo ufficiale. C’è chi chiede perché in biglietteria non abbiano comunicato nulla, chi propone l’acquisto della differenza per avere l’esclusiva di una quadrupla e chi urla al personale con invettiva legittima se si sta su una nave da un giorno intero e non si riesce a raggiungere destinazione né a ricevere i dovuti servizi. Neanche quelli già pagati. Alla fine cede il personale Siremar e consegna alcune cabine ai passeggeri più vulnerabili: famiglie con bambini ed anziani. Un’ora dopo la sorpresa che fa legare al dito degli sciagurati passeggeri la condotta della compagnia marittima: le cabine si erano rivelate sufficienti e la biglietteria ne aveva anche vendute di altre; con nuovi passeggeri – non riprotezioni da guasto nave – che salendo a bordo aprono la cabina appena acquistata sotto gli occhi dei reduci della corsa di sabato sera che avrebbero dovuto formare l’ostello hippie.

Il calvario è terminato questa mattina, lunedì, dopo 32 ore di navigazione e 36 ore dalla partenza della motonave che il 31 dicembre aveva subito lo stesso tipo di avaria. Sui social, fino a questa mattina, impazzavano i post dei passeggeri che scrivevano di odissee, calvari, sequestri e tanto altro dal ponte della nave su cui non c’era neanche una mensa. I dettagli sul modus operandi però sembra si fossero già visti sulla nave guasta durante la corsa di ritorno: la compagnia si è limitata ad offrire acqua e caffè, ma la colazione non era inclusa ed i passeggeri hanno dovuto persino pagare un pacco di biscotti per mettere qualcosa in pancia. Nessun rimborso, nessuna compensazione, nessuna cena a terra in attesa della nave sostituta, nessuna informazione sui diritti del passeggero, nessuna informazione sulle cabine e sul loro valore o sul rimborso della differenza dovuta ai passeggeri in caso di condivisione. Nulla. Intanto, da terra, il sindaco di Lampedusa e Linosa aveva pubblicato una nota personale con cui denunciava l’ennesimo incidente della compagnia di navigazione in regime di convenzione con la Regione Sicilia per la garanzia della continuità territoriale tra la Sicilia e le Pelagie. Una nota con cui Totò Martello lamentava il disagio per i passeggeri, ma che puntava soprattutto il dito sul danno economico che la marineria locale avrebbe subito: “Ai disagi per i circa 60 passeggeri a bordo, si aggiunge un problema: la nave avrebbe dovuto caricare circa 4.000 casse di pesce, che erano già pronte sulla banchina di Lampedusa.” Un problema che potrebbe anche essersi rivelato fondamentale per l’immediata sostituzione della nave guasta con una, se pur sensibilmente più piccola, che ha tolto gli ormeggi a Trapani per farsi trovare a Porto Empedocle già poco dopo l’arrivo della Sansovino.

Il sindaco di Lampedusa e Linosa Totò Martello
Chiederò un incontro con l’assessore regionale ai Trasporti Marco Falcone – continua la nota di Martello – per potenziare il servizio al fine di garantire la mobilità dei cittadini ed un regolare trasporto delle merci, e per assicurare, in vista della stagione estiva, adeguati collegamenti in aliscafo fra Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle.” Dall’altra parte ci sono anche alcuni passeggeri che pare intendano procedere nei confronti della compagnia di navigazione chiedendo rimborsi, compensazioni e danni. Il primo cittadino di Lampedusa e Linosa aveva tra l’altro annunciato l’intervento effettuato, ma con l’aggiunta di quello che anche a bordo della nave, tra i passeggeri lampedusani, era parsa quasi una nota di triste rassegnazione: “La nostra amministrazione comunale si è attivata immediatamente con l’assessorato regionale ai Trasporti e con l’armatore per trovare una soluzione: la nave Pietro Novelli, che stazionava al porto di Trapani, questa sera sarà a Porto Empedocle da dove, alle 23, partirà per Lampedusa imbarcando i passeggeri e le merci che erano sulla Sansovino. Arriverà domattina a Lampedusa, da dove ripartirà con il carico di pescato, evitando così un grave danno all’economia locale. Purtroppo quello dei collegamenti resta un handicap per la nostra isola, specie nella stagione invernale.”
Un handicap che sembra non essere stato risolto neanche con il raddoppio delle corse, inserito dalla Regione al tempo della sindaca Nicolini, mediante una seconda compagnia siciliana che si era aggiudicata la gara. La Traghetti delle Isole aveva perfino acquistato una nave ad hoc per Lampedusa e Linosa ed in onore della maggiore isola pelagica l’aveva chiamata “nave Lampedusa”. Cerimonia con autorità e benedizione della nave alla sua prima corsa sull’isola sono rimaste nella memoria dei lampedusani e dei linosani che dopo qualche mese però non l’hanno più vista. Al suo posto, per ragioni tecniche, la motonave Cossyra: un piccolo traghetto, grande grossomodo quanto la Pietro Novelli, che faceva trasporto merci sulla ben più breve tratta Trapani-Pantelleria. Per la tratta sociale più lunga d’Italia, la Porto Empedocle-Pelagie, non è quindi previsto che venga un giorno messa in servizio una nave con cabine confortevoli, forme di intrattenimento per adulti e bambini nelle otto-dieci ore di navigazione ed affidabilità dei motori o dell’intera nave che possa quindi garantire l’arrivo nel porto di destinazione invece di due avarie in due settimane. Malgrado al non residente il biglietto costi circa quanto un Palermo-Genova fornito di ambente giochi per i bambini e tutti i servizi riservati ai passeggeri di una rotta che non conta sui contributi regionali per la continuità territoriale. La storia dei collegamenti tra la Sicilia e le Pelagie induce a credere che mai il problema troverà una definitiva soluzione.

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