Il 9 maggio 1978 il cadavere di Peppino Impastato fu trovato lungo i binari della ferrovia che collega Trapani a Palermo. Giornalista, attivista politico, spacciatore di cultura, questo era Peppino Impastato. Una spina nel fianco della mafia locale, quella retta da don Tano Badalamenti, boss di levatura internazionale nonostante il suo basso profilo. Sempre presente nei centri di potere mafiosi, scappò in Brasile dove, fino al 1984 continuò le sue criminose attività. Il caso Impastato fu archiviato due volte e fu vittima di diversi depistaggi, compreso quello iniziale in cui la manipolazione della scena del crimine è avvenuta attraverso la falsa ricostruzione di un attentato organizzato da Impastato e finito male per imperizia dello stesso. La condanna finale arrivò negli anni 2001 e 2002, mentre il boss era detenuto negli Stati Uniti. Ergastolo per Badalamenti e trent’anni di reclusione per Vito Palazzolo, ritenuto anch’egli mandante dell’omicidio.
Il “Lamentu per la morte di Peppino Impastato” è uno spettacolo teatrale che vuole raccontare la vita di Impastato, mostrando su due binari paralleli, gli avvenimenti siciliani e quelli italiani. Si tratta di un lungo viaggio nella memoria del nostro paese che coinvolge l’Italia intera. Si parte dal 1947, dalla strage di Portella della Ginestra, la prima strage dell’Italia repubblicana, e si arriva alla mattina di quel 9 maggio 1978, quando l’Italia era troppo occupata dal ritrovamento del corpo dell’onorevole Moro per leggere la breve notizia che riportava la morte di un terrorista di sinistra. L’onorevole Aldo Moro era stato rapito dalle Brigate Rosse in via Fani, a Roma, 55 giorni prima. Il suo corpo fu ritrovato in via Caetani, all’interno del bagagliaio posteriore di una Renault 4 rossa. Un viaggio che si dipana tra stragi di stato, guerre di mafia, morti eccellenti e la vita di Peppino.
Lamentu – Official Promo – Courtesy of LaStanzadeiBalocchi
Il testo, scritto da Valeria Siragusa nel 2007 per l’evento “9 gennaio 2008: perché Peppino oggi non compie gli anni”, vanta una costruzione strutturale e lessicale che si basa sulla cultura cantastoriale siciliana. “I riferimenti che mi hanno accompagnata sono quelli della scrittura popolare siciliana – dice l’autrice – in particolare il Lamentu pii la morti di Turiddu Carnevali di Ciccio Busacca e Ignazio Buttitta scritto nel 1955”.
Il lungo racconto è affidato a Stefania Blandeburgo, attrice per il cinema, la televisione, il teatro ma anche doppiatrice e docente. “Il lavoro di ricerca e sintesi è stato molto impegnativo – continua l’autrice – Studiando il fenomeno, la sua storia e quello che gli si muoveva attorno, ho scoperto che tutto rientrava in un piano più ampio e più complessivo e che, come è successo per me, solo la conoscenza, l’informazione e la gestione viva della memoria, potevano diventare armi utili e possibili per sconfiggere le mafie e il loro grigio contorno”. E il racconto della Blandeburgo si culla sulla chitarra di Giacomo Tesauro, che, come da tradizione, accompagnerà la voce narrante della cantastorie. I “quadri” della storia sono sfogliati, anno dopo anno, sino ad arrivare all’immagine di quel binario su cui fu depositato il corpo di Peppino. Realizzato dall’associazione culturale LaStanzadeiBalocchi, lo spettacolo, per la regia di Roberto Greco, si propone con una nuova veste e debutterà il 21 marzo prossimo in occasione della “Giornata della Memoria”.