di Vittorio Alessandro
Nello Scavo aveva pubblicato su Avvenire qualche giorno fa, con foto e dettagli, la notizia dell’incontro, avvenuto nel 2017, di esponenti del governo italiano con una delegazione libica di cui faceva parte Bija, trafficante di uomini e signore della guerra noto agli organismi internazionali. Reazioni, quasi nessuna. Ambienti vicini al ministro Minniti allora in carica hanno fatto sapere che quella riunione non fu affatto segreta, e che anzi fu sollecitata dall’OIM, l’Organizzazione mondiale delle migrazioni.
Resta il dato che il governo trattò con Bija, e che anche a lui sono andati i lucrosi finanziamenti volti a esternalizzare la persecuzione dei migranti.
Ora Nello Scavo è stato posto sotto tutela dal Viminale, a conferma (se si vogliono escludere pericoli da parte di connazionali) che la mafia libica è potente anche in Italia, e che egli avrà pure non rivelato segreti, ma ha svelato certamente dettagli sconosciuti e compromettenti.
Proteggiamo, dunque, un nostro giornalista coraggioso (rendendo la vita molto più difficile a lui e ai suoi familiari, a cui va la mia solidarietà), ma teniamo in vita i decreti Salvini che legittimano il ruolo della mafia dei trafficanti, tributando ancora onori alle milizie libiche.
Quanto a Minniti, che non ricopre adesso un ruolo da cui dimettersi, farebbe bene a rinunciare fin d’ora a possibili futuri incarichi governativi, in particolare a quelli che gli piacciono di più.
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