Tornano a comunicare in maniera congiunta le ONG impegnate nei soccorsi in mare. Lo fanno, questa volta, Open Arms, Mediterranea, Sea Eye e Sea Watch. L’oggetto di un comunicato stampa congiunto diffuso questo pomeriggio non è una riunione al Viminale ma gli accordi che l’Italia si appresta a rinnovare con la Libia. I termini per il rinnovo del Memorandum Italia-Libia, siglati il 2 febbraio 2017 dall’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti, scadranno sabato 2 novembre. Tra poco più di 48 ore. “In quella data – spiegano le Organizzazioni non governative – termineranno infatti i 3 mesi entro i quali l’accordo potrà essere rinnovato o eventualmente ridiscusso, come recita lo stesso articolo 8 del testo ratificato dai due Paesi“. E le organizzazioni umanitarie non possono certo benedire una simile compromissione del diritto internazionale in mare con tutte le conseguenze già viste da febbraio 2017 ad oggi.
Sulle intenzioni del Governo italiano circa il rinnovo del Memorandum si è già espresso il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nel corso del question time di ieri alla Camera dei deputati. Il capo politico del Movimento 5 Stelle ha riferito alla Camera l’intenzione di rinnovare l’accordo, ma con l’apporto di alcune modifiche. Per Di Maio il Memorandum Italia-Libia sarebbe un accordo bilaterale fondamentale per la riduzione delle morti in mare. Unica nota negativa di un bel discorso in Parlamento, il fatto che le morti in mare sono aumentate in percentuale e che questo dato drammatico sia solo la punta dell’iceberg che si conosce, essendo ormai avvistamenti e soccorsi un segreto militare che difficilmente emerge. I morti potrebbero infatti essere molti di più, e proprio per la commistione del Memorandum Italia-Libia e dell’ultima versione della missione europea il dato reale sembra essere indisponibile perfino al Parlamento italiano.
“Riteniamo grave – scrivono le ONG – l’intenzione da parte del Governo italiano di voler confermare un accordo che ha avuto come unico risultato quello di aumentare in modo indiscriminato la violenza e la violazione dei diritti in territorio libico“. Aumento di violenze e violazioni dei diritti, quello argomentato dalle Organizzazioni non governative, certificato dalle Nazioni Unite, da Amnesty International e da altre organizzazioni in vari report ufficiali che anche i parlamentari italiani possono consultare. “Abbiamo più volte sottoposto all’attenzione dell’opinione pubblica le gravi violazioni dei Trattati Internazionali – spiegano Open Arms, Mediterranea, Sea Eye e Sea Watch – di cui siamo stati testimoni diretti durante le nostre missioni in mare e abbiamo altresì ribadito come la riduzione del numero degli sbarchi sia stata direttamente proporzionale alle morti o alla detenzione illegittima nei centri, veri e propri lager, presenti in quel Paese“.
Le ONG fanno quindi notare che la diminuzione degli arrivi è direttamente proporzionale all’aumento del numero di persone sottoposte a violenze e torture, che “il governo libico è stato riconosciuto a livello internazionale – recita il comunicato stampa – ma è di fatto composto da una serie di milizie armate che ne compromettono l’operato” ed infine, a sfatare il recente mito della propaganda anti immigrati, che “come dimostrano i dati dell’UNHCR e dell’OIM, il rapporto tra persone partite e persone decedute nel 2018 era di 1 a 29, mentre nel 2019 è divenuto di 1 a 6“. Un dato sconcertante che val la pena di rileggere: nel 2018 moriva in mare un migrante ogni 29 mentre nel 2019, l’anno dei “porti chiusi” e dell’intensificazione dei rapporti con i libici, è morto 1 migrante ogni 6.
“Chiediamo dunque con forza che si approfitti di questa importante scadenza per dimostrare un cambio di passo – chiude la nota stampa congiunta delle quattro ONG – e per ribadire che un governo democratico, qual è il nostro, non può stringere patti con Paesi senza pretendere garanzie e tutele che rispettino prima di tutto la nostra Costituzione, ma anche la dignità e la vita delle persone”. Ma la preoccupazione non riguarda soltanto le ONG, tacciate di “buonismo” da parte delle destre politiche, siano esse manifeste o sotto mentite spoglie. Ad esprimere grande preoccupazione per il rapporto con la Libia nel Mediterraneo centrale e la volontà politica di confermare gli accordi anche alla luce del “Codice di condotta” di Tripoli con annessa tacita autorizzazione ad atti di vera e propria pirateria c’è anche Confitarma. La Confederazione Italiana Armatori si è pronunciata oggi per mezzo del suo presidente Mario Mattioli, secondo cui è necessario che il Governo faccia chiarezza per non mettere a rischio la marineria mercantile italiana.
“Dal 2014, quasi 84mila persone sono state salvate da navi mercantili, per la maggior parte italiane, chiamate a effettuare operazioni SAR in soccorso dei naufraghi”. Sono i dati di Confitarma enunciati da Mattioli che ha anche puntualizzato: “Se chiamati al soccorso, noi armatori non ci tireremo indietro. Ma chiedo al Governo di fare urgente chiarezza sull’applicazione delle norme internazionali e nazionali in materia, a volte in palese conflitto”. Ed in conflitto adesso ci sono la Convenzione di Amburgo con il “Decreto sicurezza bis” – già convertito in legge – ed adesso anche il “Codice di condotta” di Fayez al Serraj che l’Italia sottoscriverebbe tacitamente con il rinnovo del Memorandum Italia-Libia del 2017.
“Abbiamo bisogno di precise indicazioni per i comandanti delle nostre navi, in particolare quelle impegnate costantemente nell”area mediterranea”, chiede con determinazione Mario Mattioli che aggiunge: “Con amarezza registriamo iniziative giudiziarie (anche penali) che, a nostro avviso, derivano proprio dalla mancanza di quelle precise indicazioni che stiamo richiedendo da tempo”. Il presidente di Confitarma spiega infatti che il fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo centrale coinvolge seriamente la marineria mercantile – le ONG non sono le uniche navi che sopperiscono al ritiro degli assetti navali di Stato preposti al soccorso in mare – e che gli equipaggi di Confitarma “hanno affrontato con professionalità, umanità e coraggio, indescrivibili tragedie umane, spesso in condizioni difficili di tempo e di mare”. Ma il Movimento 5 Stelle si è già pronunciato, per bocca del suo capo politico, sulle intenzioni di rinnovo del Memorandum Italia-Libia ed anche sul non volere abrogare i “decreti sicurezza” di Salvini. Da escludere, matematicamente, che il Parlamento possa avere una maggioranza con i numeri necessari per una brusca sterzata.