di Mauro Seminara
(Articolo aggiornato alle 19:20)
Un ragazzo di nazionalità tunisina è morto all’interno del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Caltanissetta. Dalle prime informazioni ricevute mediante LasciateCIEntraere dall’interno della struttura, il ragazzo pare stesse male ma le sue condizioni di salute non avevano ricevuto opportune attenzioni ed assistenza sanitaria. In seguito al decesso del giovane migrante è esplosa la tensione nel CPR e qualcosa è stata data alle fiamme dai migranti detenuti al suo interno. L’abbandono del ragazzo, M.A., di 34 anni, ed il conseguente decesso, denunciato dagli “ospiti” del Centro con cui la rete LasciateCIEntrare è in costante contatto, sarebbe quindi la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un contesto di malversazione cui sono costretti i migranti trattenuti. Le fiamme si sono propagate inizialmente nell’area esterna tra i padiglioni adibiti a dormitorio e refettorio. L’intervento dei Vigili del Fuoco ha evitato il propagarsi delle fiamme all’interno dei padiglioni ed anche il principio di rivolta pare essere stato sedato a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine.
Tra le mancanze denunciate dai migranti trattenuti nella struttura c’è la mancata assistenza sanitaria, l’assenza di assistenza sociale, di potersi rivolgere ad un avvocato per ricorrere ad un giudice, ma anche di requisiti minimi per una condizione umana adeguata. In una stanza, spiega infatti un giovane trattenuto nella struttura la cui testimonianza è stata raccolta dalla già citata rete che monitora le condizioni negli ex CIE, ci sono mediamente otto o dieci persone e, come nel caso della camera in cui soggiornava il giovane tunisino deceduto, il riscaldamento non funziona. Abbandonati al freddo, senza cure mediche, in un contesto da regime carcerario amministrato direttamente dal Ministero dell’Interno per tramite della locale Prefettura è il quadro dipinto da chi attende da mesi in queste condizioni il rimpatrio. Versione che giunge dall’interno della struttura ma discordante con quella della Questura di Caltanissetta.
Nel CPR di Pian del Lago, Caltanissetta, agli “ospiti” trattenuti – sempre secondo la testimonianza – viene negato anche il possesso di un accendino per accendere le sigarette. Carenze anche dal punto di vista strutturale, con servizi igienici guasti o insufficienti, infine pare che il cibo lasci molto a desiderare. Questi sono alcuni dei fattori che hanno poi condotto all’esplodere della protesta dopo che il giovane M.A. è deceduto. Per il migrante tunisino, che ci risulta già trasferito in una struttura ospedaliera, viene adesso disposta l’autopsia per stabilire la causa del decesso, essendo la vittima sottoposta a limitazione della libertà personale al momento della morte. Queste le prime notizie apprese in attesa di chiarimenti già richiesti alla Questura di Caltanissetta che, con ogni probabilità, era alle prese con l’emergenza ordine pubblico in corso.
Il riscontro è poi pervenuto in redazione poco prima delle 18 con chiarimenti da parte della Questura di Caltanissetta. Il migrante trattenuto nel CPR pare essere deceduto nel corso della notte o nella mattina per causa morte naturale. Il migrante 34enne, secondo la Questura che svolto tutti gli accertamenti del caso alla comunicazione dell’evento, è stato scoperto privo di vita dagli operatori dell’ente gestore. “Il magistrato di turno presso la locale Procura della Repubblica – si legge nella nota stampa – ha disposto l’autopsia dell’uomo, che sarà eseguita nelle prossime ore”. M.A., trattenuto nel CPR di Pian del Lago a seguito di due decreti di espulsione emessi in seguito alla scarcerazione da una struttura penitenziaria, “nella serata di ieri era andato a letto regolarmente e stamattina e stato trovato morto da personale della cooperativa che gestisce la struttura”. Il principio di rivolta, scatenato alla notizia del decesso del 34enne che gli altri migranti trattenuti nel CPR attribuiscono a scarse o assenti cure, è stato quindi sedato con l’intervento dei Vigili del Fuoco per l’incendio e di forze di Polizia e dell’Esercito – in servizio di vigilanza al centro – per le proteste dei migranti trattenuti nel CPR. La Questura ha inoltre fatto sapere che “sta cercando di assicurare l’agibilità dei padiglioni interessati dall’incendio”.
4 Trackbacks / Pingbacks