di Mauro Seminara
La nave Ong tedesca Alan Kurdi aveva soccorso 150 persone il 6 aprile. Domenica 19 aprile sarebbero stati 14 giorni esatti che naufraghi ed equipaggio si trovavano in isolamento collettivo a bordo della nave, senza avere contatti con altre persone. Due giorni a fine quarantena. La nave della Ong tedesca Sea Eye avrebbe potuto fare ingresso al porto di Palermo, Termini Imerese o altro scalo, restare ormeggiata ancora 48 ore e poi vedere il pacifico trasferimento dei naufraghi in qualunque struttura dopo i 14 giorni di monitoraggio trascorsi sulla Alan Kurdi. Ma al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, come al Governo italiano in genere, piace fare le cose complicate e dispendiose. Infatti Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile, su richiesta della ministra Paola De Micheli ha firmato un provvedimento con cui Croce Rossa italiana viene nominato soggetto attuatore che provvederà alla assistenza alloggiativa e sanitaria dei naufraghi soccorsi lunedì 6 aprile dalla nave Alan Kurdi.
Domattina verrà effettuato il trasbordo dalla nave Ong alla nave individuata dal Ministero dei Trasporti che all’uopo ha tirato fuori dalla manica una convenzione che risale al 18 luglio 2012, siglata dal Ministero oggi diretto da Paola De Micheli e la Compagnia italiana di navigazione SpA. La convenzione nasceva dopo l’anno della “Primavera araba” (2011), quando per mettere pezze al disastro umanitario che il governo Berlusconi causò a Lampedusa vennero noleggiate “navi d’oro” per trasferire dall’isola le migliaia di migranti che vi approdarono. La convenzione siglata l’anno successivo, appunto nel 2012, aveva per causa “finalità di interesse pubblico” nel contesto emergenziale accertato dal provvedimento adottato dal Capo della Protezione civile e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Se dubbia è la decisione dal punto di vista economico, ancor più dubbia appare sotto il profilo delle libertà personali.
La nave Alan Kurdi aveva effettuato i due soccorsi in acque internazionali il 6 aprile ed il giorno successivo, quando si trovava vicino Lampedusa, la sera di martedì 7 aprile, il Ministero di Paola De Micheli, di concerto con i ministeri diretti da Luciana Lamorgese, Roberto Speranza e Luigi Di Maio, aveva firmato un decreto interministeriale per interdire le acque territoriali alla nave Ong in deroga ad ogni Convenzione internazionale. Già prima del decreto a quattro ministeri si vociferava di Croce Rossa per l’ipotesi nave su cui trasbordare i naufraghi della Alan Kurdi, ma i ministri della Repubblica italiana avevano preferito il decreto interministeriale che causò un effetto devastante nel Mediterraneo. A distanza di 9 giorni torna, ed in modo operativo, il piano della nave su cui far fare la quarantena ai naufraghi, ma ormai mancano solo due giorni alla fine della quarantena che tutti hanno fatto sulla Alan Kurdi. Si profila quindi un caso di competenza del Garante nazionale delle persone private della libertà personale, Mauro Palma.
Se la Alan Kurdi è stata tenuta in acque internazionali per dieci giorni ed oggi viene annunciato il trasbordo per una accoglienza italiana in quarantena, in un modo o nell’altro, il Governo italiano sta attuando una misura che va in deroga al proprio stesso decreto interministeriale ad navem. Lo fa, inoltre, avviando un periodo di quarantena imposto ai naufraghi che prevede un isolamento di 14 giorni di cui già dieci effettuati sulla Alan Kurdi. Il trasferimento programmato per domani dalla Alan Kurdi alla nave individuata dal Ministero produrrà dei contatti diversi da quelli unici tenuti a bordo della nave Ong, quindi un reset della quarantena che ricomincerà da capo. Se la quarantena verrà avviata a bordo della nave del Ministero per i naufraghi, altra quarantena – come già in precedenza imposta alle altre navi Ong – dovrà accollarsi la Alan Kurdi con un ulteriore fermo di 14 giorni in un porto italiano. Altre due settimane, quindi, di nave umanitaria lontana dalla scena in cui scompaiono barche di migranti, muoiono naufraghi abbandonati alla deriva con il mare in burrasca, Stati membri respingono probabili richiedenti asilo verso la Libia senza metterne a parte altri governi coinvolti. Lontano dal buco nero in cui tutto può accadere, se non ci sono scomodi testimoni.