SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere erano partner dal 2016 ed hanno condiviso, insieme alle spese di gestione della nave Aquarius e poi della Ocean Viking, anche il soccorso e l’assistenza di circa 30mila persone nel Mediterraneo centrale. Ma come la pandemia di Covid-19 sta mettendo a dura prova i rapporti coniugali con un sensibile incremento delle istanze di separazione legale, anche per le due Organizzazioni non governative il virus è stato causa di separazione. Il divorzio è stato annunciato oggi con un comunicato stampa non congiunto. Era nell’aria, ma le divergenze che emergono dai rispettivi comunicati dimostrano che il pieno lockdown anche la loro convivenza è stata distrutta. Una diplomazia maldestra lascia infatti intravedere, al di là delle rispettive argomentazioni sulla pandemia e sulle difficoltà che le Organizzazioni si trovano ad affrontare, che le divergenze erano proprio causate dalla pandemia che motiva il fermo di SOS Mediterranee – stand by, come lo definisce la Ong – ma non di MSF che intendeva continuare a soccorrere persone nel Mediterraneo centrale anche e soprattutto in piena emergenza sanitaria globale.
“Questo contesto di difficoltà rende necessario per l’Ocean Viking salpare con un livello minimo di chiarezza sulla conduzione di operazioni sicure, e si conferma una realtà particolarmente impegnativa per tutte le organizzazioni di emergenza come SOS Mediterranee e il suo partner medico Medici Senza Frontiere (MSF)“. A questo periodo del comunicato diffuso dalla Ong che ha il contratto di noleggio della nave Ocean Viking risponde analogo ma diverso periodo di Medici Senza Frontiere: “MSF e SOS Mediterranee concordano sulla vitale necessità dell’azione salvavita in mare. Ma per SOS Mediterranee per riprendere le attività di soccorso servono ulteriori rassicurazioni da parte degli Stati sull’assegnazione del porto di sbarco, mentre per MSF prevale l’imperativo umanitario di salvare quelle vite, che rischiano di annegare mentre continuano a fuggire dalla Libia“. La nota di MSF, con la sopracitata affermazione di Annemarie Loof, responsabile delle operazioni di MSF, rivela una grave divergenza sulla filosofia di base tra le due Ong. Medici Senza Frontiere intende salvare vite in mare prescindendo dalle rassicurazioni in materia di porto di sbarco, mentre SOS Mediterranee sembra prediligere maggiore sicurezza sulle sorti di nave ed equipaggio dopo un eventuale evento SAR.
“Poiché entrambe le organizzazioni si sono differenziate nella loro analisi sul modo di affrontare la ripresa delle attività, la scorsa settimana MSF ci ha informato della sua decisione di ritirarsi dal partenariato. SOS Mediterranee accetta ovviamente la decisione del nostro partner, pure con un po’ di tristezza vista l’eccezionale cooperazione dei nostri rispettivi team a bordo dell’Aquarius e dell’Ocean Viking, che hanno fatto il massimo per salvare il maggior numero possibile di vite umane“. Tristezza a parte, come espresso da SOS Mediterranee, le due note hanno in comune la premessa sullo stato di emergenza che gli Stati affrontano e sulla necessità di non dover usare la scusa della pandemia per chiudere i porti e negare il soccorso in mare alle imbarcazioni in difficoltà. Qui, infatti, divergono le idee delle due Ong. Al riguardo, Annemarie Loof, responsabile delle operazioni di MSF, è chiara e decisa nel denunciare il contesto complice delle recenti tragedie nel Mediterraneo centrale: “La richiesta della Germania alle organizzazioni tedesche di fermare le operazioni SAR e la decisione di Italia e Malta di chiudere i propri porti alle persone soccorse sono discriminatorie e sproporzionate”. “Per mMedici Senza Frontiere, come afferma Loof, si pone anche il grave dubbio che segue: “Nel migliore dei casi sono reazioni istintive e male informate, nel peggiore è un tentativo cinico e deliberato di fare leva sulle preoccupazioni di salute pubblica per vietare le azioni salvavita, chiudendo la porta a persone in disperato bisogno di protezione”.
“MSF – prosegue Annemarie Loof – teme che gli Stati stiano strumentalizzando le misure di controllo dell’epidemia per giustificare la violazione del diritto internazionale e i principi umanitari, lasciando persone vulnerabili a morire a confini dell’Europa“. SOS Mediterranee appare allineato al pensiero di MSF sull’attribuzione di responsabilità altrui: “Diversi Stati membri dell’Unione Europea hanno formalmente annunciato di non essere in grado di fornire un luogo sicuro (place of safety) o di aiutare con lo sbarco delle persone soccorse in mare“. Ed aggiunge che “pur riconoscendo pienamente la situazione estremamente difficile che gli Stati si trovano attualmente ad affrontare durante questa pandemia, crediamo fermamente che le preoccupazioni per la salute pubblica e le misure di contenimento non debbano andare a scapito delle operazioni di salvataggio che rimangono obblighi sanciti dal diritto marittimo internazionale“. Ma il motivo del divorzio emerge anche nella nota di SOS Mediterranee che, ovviamente, è più cauta nel definire le ragioni dell’allontanamento del partner MSF: “SOS Mediterranee ha dunque deciso che la Ocean Viking sarebbe rimasta temporaneamente ormeggiata in porto a Marsiglia mentre gli equipaggi a bordo si preparano per poter riprendere le operazioni in modo sicuro e responsabile durante la crisi Covid-19“. Ma per Medici Senza Frontiere era improponibile attendere la fine della crisi Covid-19 oppure la soluzione con garanzie per le Ong che operano in mare mentre le persone in mare ci sono e – come in questi giorni – ci muoiono pure. E qui è finito l’amore tra le due Ong che oggi hanno diffuso i rispettivi comunicati stampa sul divorzio appena consumato.