di Mauro Seminara
Al netto delle evacuazioni mediche urgenti dalla Aita Mari, sulla piccola nave della Ong spagnola Salvamento Marittimo Humanitario erano rimasti 36 naufraghi soccorsi il 13 aprile, Lunedì dell’Angelo. La nave, dopo una lunga attesa al largo delle Pelagie per un porto sicuro mai assegnato – diniego motivato dal decreto interministeriale sui “porti non sicuri” – ha circumnavigato la Sicilia occidentale per recarsi all’appuntamento indicato dall’autorità marittima italiana con la nave Raffaele Rubattino. Al largo della città di Palermo, a meno di un miglio dal grande cantiere navale del capoluogo siciliano, la nave della Compagnia Italiana di Navigazione (già Tirrenia) attendeva con a bordo la Croce Rossa italiana pronta ad occuparsi dell’assistenza dei nuovi arrivati come già dei 146 trasbordati dalla nave Ong Alan Kurdi venerdì.
Stessa articolata procedura di trasbordo, operata dalla Guardia Costiera e sotto il suo coordinamento, vista venerdì per il trasferimento dei naufraghi rimasti 12 giorni a bordo della Alan Kurdi. Una motovedetta classe 300 ed una classe 200 della Guardia Costiera (come si vede nella foto accanto), una motovedetta della Guardia di Finanza, mezzi di servizio portuale che assicuravano la stabilità della Aita Mari al bordo della gigantesca nave Rubattino. Tutte le persone salvate il giorno di Pasquetta dalla Aita Mari sono state trasferite in sicurezza a bordo della nave che il Governo ha preso “a nolo” appositamente per far trascorrere la quarantena ai migranti soccorsi dalle due navi umanitarie. L’operazione si è conclusa alle 12 di oggi, domenica 19 aprile. Un enorme impegno, economico e di risorse umane per 14 giorni di isolamento di 182 persone.
Equipaggio di una nave da oltre 30mila tonnellate di stazza, agenti che garantiscano la sicurezza, personale della Croce Rossa, nave e carburante sono state quindi la soluzione per la concessione di porto sicuro ai migranti salvati dalle Ong alle quali era stato negato l’obbligatorio place of safety con un decreto interministeriale per il quale la soluzione nave Rubattino dovrebbe fungere da “alternativa in deroga”. Nel frattempo, su un’altra nave, il traghetto Cossyra che collega la Sicilia all’arcipelago delle Pelagie, 36 persone sbarcate ieri sera a Lampedusa viaggiano verso un’altra forma di accoglienza ed un’altra destinazione per la loro quarantena. I migranti che ieri hanno raggiunto Lampedusa lo hanno fatto in autonomia, almeno fino alle acque territoriali, poi presi a bordo delle motovedette sono stati sbarcati al molo Favarolo su cui hanno trascorso la notte all’addiaccio in attesa dell’imbarco sul traghetto. Soluzione dettata dalla capienza del centro di prima accoglienza ormai superata e da migranti in quarantena preventiva.
La nave da 1.500 posti, a meno che i 36 di Lampedusa, non vengano trasferiti da Porto Empedocle a Palermo e dalla città a bordo della grande nave Rubattino mediante motovedette, è stata quindi soluzione dettata dalla “emergenza sbarco navi Ong“. Quindi programmata fino ad oggi per meno di 200 persone mentre nessuna soluzione strutturale e nessun piano nazionale è stato approntato per il flusso di persone che continuano ad arrivare in autonomia e che si prevede continueranno a farlo, in quantità sensibilmente maggiore, con lo stabilizzarsi delle condizioni meteo marine nel Mediterraneo centrale. Le ultime mareggiate primaverili lasceranno inevitabilmente posto ad una bella stagione in cui, le condizioni sociali della Libia in guerrae della Tunisia in lenta ripresa dalla fine della dittatura e dai danni subiti sul piano turistico a causa degli attentati terroristici, lasciano presagire una ripresa della rotta migratoria irregolare con numeri sostenuti. Un flusso al quale, probabilmente, si troverà una soluzione postuma, in emergenza, e non preventiva e strutturata.