di Mauro Seminara
Una barca tunisina, con “equipaggio” tunisino, alle 11:30 è entrata in porto a Lampedusa con un carico di vite umane che offre la chiara prospettiva di un incremento delle partenze dalla Tunisia invece che dalla Libia. A bordo della solida barca in legno ci sono cento persone. Cifra tonda. Il numero totale delle persone imbarcate include quello dei quattro cittadini nordafricani che una volta toccata la banchina, che si trova pochi metri sotto il comando locale della Capitaneria di Porto, si sono fatti trovare seduti all’estremità di prua del peschereccio. Il resto dei passeggeri sono invece di altra etnia. Le nazionalità, da prima verifica, risultano essere varie ma tendenzialmente subsahariane: Costa D’Avorio, Mali, Guinea, Cameroon, Burkina Faso, Congo. Molte donne, 44, e sette minori di cui un paio ancora in fasce. Avviata l’operazione di sbarco dalla barca in legno, fermata dalle forze dell’ordine nel punto stesso in cui aveva ormeggiato, è stato attuato il triage con il protocollo previsto dal Ministero della Salute per il Covid-19.
Un gruppo di migranti, passato dal termoscanner del personale medico, è risultato avere qualche decimo di febbre ed è stato “isolato” rispetto ai restanti compagni di viaggio. Altri e più approfonditi accertamenti verranno condotti in un secondo momento, ma al momento risultano due le circostanze che possono determinare sia la temperatura corporea rilevata al momento dello sbarco che eventuali ulteriori peggioramenti dello stato di salute. Lampedusa è raggiunta da un sole che rende la temperatura ambiente decisamente estiva, ma i migranti sono partiti di notte con indumenti adeguati al viaggio in notturna in mare. Il resto della giornata la trascorreranno sotto il sole cocente sulla banchina del Molo Favarolo, dove sono stati trasferiti dopo lo sbarco con i pulmini dell’ente gestore del centro di accoglienza, e sul braccio di cemento in mezzo al porto di Lampedusa potrebbero dover trascorre anche la notte. La prima nave utile per un trasferimento arriverà infatti domattina sulla maggiore delle Pelagie e non prima di domani sera i migranti appena approdati potrebbero arrivare a Porto Empedocle per un successivo ulteriore trasferimento in strutture di prima accoglienza mediante pullman.
Il centro di prima accoglienza di Lampedusa, ancora definito “hotspot” anche se l’operazione europea dei cosiddetti hotspot è morta sul nascere con il fallimento dei ricollocamenti, è pieno ed è rimasto ingabbiato con il metodo dell’isolamento per prevenzione Covid-19. Nel centro ci sono oltre cento persone, sbarcate in date diverse, ma che si sono ritrovate ad azzerare il conto dei 14 giorni di isolamento ad ogni nuovo arrivo. I migranti che avrebbero dovuto terminare l’isolamento in Contrada Imbriacola, a Lampedusa, il 19 aprile rimarranno in quarantena fino a domani. La struttura offre soltanto 96 posti utili, ed attende una ristrutturazione adeguata ormai da anni. Il Governo nel frattempo impegna risorse – milioni di euro – per noleggiare “navi hotspot”. In totale assenza di un piano adeguato per la gestione dei flussi migratori irregolari, senza dispositivi di soccorso in alto mare, con le coste italiane esposte agli approdi autonomi ed incontrollati, Lampedusa si trova a dover affrontare il carico che l’inadeguatezza governativa le lascia sulle spalle.
L’isola diviene così anche testimone di maltrattamenti dovuti alla “prima accoglienza” di migranti fatta di sole cocente, umidità notturna, assenza di letti e di punti di ristoro per i neonati e le donne in gravidanza. Anche l’avviso per le manifestazioni di interesse pubblicato dal Ministero dei Trasporti il 19 aprile è un intervento palliativo e tardivo. Siamo ormai a fine aprile, la nave che dovrebbe ovviare, ad oltre un milione di euro al mese, all’assenza di posti nel centro di accoglienza di Lampedusa ancora non c’è, e la stagione degli sbarchi è già iniziata. Inoltre, qualunque sia la politica italiana in materia di partenze migratorie dalla Libia, come è sempre accaduto, chiusa una rotta se ne apre sempre un’altra. Adesso assistiamo alle partenze di migranti di nazionalità subsahariana dalla Tunisia, e Lampedusa è il punto di approdo più vicino dalla costa centro-sud del vicino Stato nordafricano. Già nel fine settimana erano arrivati a Lampedusa altri 56 migranti, in completa autonomia, salpati anch’essi dalla Tunisia ma con a bordo cittadini della Costa d’Avorio, della Guinea e del Camerun.
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