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Ancora esseri umani inghiottiti dal buco nero europeo

di Mauro Seminara

Ci sono 62 persone, secondo il numero di persone a bordo che Alarm Phone ha diffuso, di cui non si ha più ufficiale notizia dal 29 aprile. Mentre ci si interroga sulla sorte toccata a queste persone che chiedevano aiuto a civili Stati europei, un’altra barca è stata segnalata nel Mediterraneo centrale carica di migranti disperati. Il buco nero della Fortezza Europa è per parte alimentato dai due principali bastioni rappresentati dall’Italia e da Malta. Due Stati europei che, con il supporto aereo dell’agenzia per il controllo delle frontiere esterne (Frontex), aprono la botola del baratro lasciando che vi cadano dentro tutti quegli esseri umani partiti da uno Stato in guerra (Libia) ed illusi di poter trovare protezione dove guerra non c’è. Non sanno, o non si possono permettere di ammettere, che Italia e Malta sono i bastioni della Fortezza Europa.

Gli espedienti di Malta per omettere i soccorsi

Nel caso di intervento da parte di autorità marittime dello Stato su cui ricade la competenza SAR (Ricerca e Soccorso), la responsabilità riguarda anche il place of safety (luogo sicuro per lo sbarco dei naufraghi). Malta, come già visto nell’increscioso episodio di Pasquetta

, ha utilizzato una barca “privata” per andare incontro ai migranti in pericolo. Barca privata uscita dal porto grande di La Valletta appositamente, da quel che si evince incrociando dichiarazioni in merito rese dai diretti responsabili e dai tracciati di navigazione con orari ed intervento. In quel caso si è trattato di una “barca fantasma” al cui comando vi è un uomo che per molti aspetti ricorda un contractor più che un pescatore. La barca dei migranti in pericolo, abbandonata in mare per quattro giorni, dal confermato avvistamento di Frontex il 10 aprile (comunicato anche alle autorità di Italia e Malta) insieme ad altri tre natanti carichi di persone esposte a rischio naufragio fino all’intervento della barca fantasma maltese, era stata respinta dall’area SAR di Malta fino al porto di Tripoli con una gravissima violazione dei trattati internazionali in materia di soccorso marittimo e di tutela dei diritti umani.

La corresponsabilità dell’Italia nel respingimento maltese

A far da sponda a tale esecrabile condotta maltese, con ignavia e silenzio, lo Stato italiano informato dei fatti sia prima – quando il velivolo Frontex aveva avvistato e segnalato la presenza dei natanti a rischio – che dopo, all’evidenza di respingimento in zona di guerra di persone che avrebbero potuto avere tutti i requisiti necessari per ricevere uno status di protezione internazionale. In quel caso, a Pasquetta, le persone prese a bordo dal non tracciabile “Dar al Salam 1” – oppure Mae Yemenja o qualunque nome utilizzi – risultarono 51 in vita insieme a 5 cadaveri. Altri sette invece sarebbero scomparsi tra i flutti del Mediterraneo centrale, agitato con onde alte due metri, nel disperato tentativo di raggiungere a nuoto un mercantile (IVAN) che si era fermato ma non aveva prestato soccorso mentre Malta aveva assunto il coordinamento dell’operazione di salvataggio. Di questa vicenda, l’Italia non ha parlato e nessuna posizione di condanna nei confronti di Malta è stata assunta. Perfino le Ong, le cui navi sono tutte ferme nei porti del Mediterraneo, si sono limitate a puntare il dito contro Malta mentre la tragedia di Pasquetta si consumò a 30 miglia sudest di Lampedusa. Quindi oltre il doppio della distanza da Malta.

Le violazioni del coordinatore e del beneficiario

L’articolo 3 della Convenzione di Amburgo, anche detta Convenzione SAR, Prevede il coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso di ciascun Paese con quelle dei Paesi vicini e le procedure per le autorizzazioni da concedere per l’accesso di unità navali e/o aeree di soccorso di tali Paesi nelle o al di sopra delle acque territoriali nazionali“. Un passaggio fondamentale della Convenzione, adottata il 27 aprile 1979 – ci avviciniamo al quarantunesimo anniversario – ed alla quale l’Italia aderì nel 1986, che significa semplicemente quanto segue: la notte di Pasquetta, accertata la presenza del natante in pericolo a 30 miglia sudest di Lampedusa ma in area SAR di competenza maltese, le autorità di La Valletta avrebbero dovuto assumere il coordinamento chiedendo alle unità navali italiane di stanza a Lampedusa di intervenire in immediato soccorso. Così non fu ed intervenne la barca fantasma, quella “Dar al Salam 1” che senza Automatic Identification System (AIS) raggiunse il natante in pericolo, prese a bordo le persone e le condusse nel porto di Tripoli in cui poi dovette attendere una dozzina di ore prima dell’autorizzazione libica allo sbarco. Tra l’altro, con una strana circostanza circa il comportamento dei naufraghi che, notoriamente, manifestano in ogni modo e con ogni mezzo contro il respingimento in Libia. In altri casi abbiamo assistito anche a dirottamenti di navi che tentavano di recarsi in Libia dopo un soccorso. Dirottamenti assolti in Tribunale perché considerati legittima difesa dei naufraghi che in tal modo hanno impedito la restituzione delle loro vite a luoghi di maltrattamento. Ma nel caso della barca fantasma comandata dal maltese Carmelo Grech, con oltre dodici ore di attesa a disposizione, in qualche modo i naufraghi si sono attenuti a quanto disposto facendosi accompagnare nel luogo da cui erano fuggiti.

Le navi hotspot della Fortezza Europa

L’Italia aveva sparato nel mucchio con un decreto interministeriale che avrebbe dovuto, forse solo per il tempo necessario all’annuncio politico, chiudere i porti alle navi Ong. Giusto il tempo dell’annuncio però, cui infatti non è seguita la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ma la contrattazione – senza avviso per manifestazioni di pubblico interesse – della nave Rubattino del gruppo di Vincenzo Onorato. Sulla Raffaele Rubattino sono stati trasbordati i naufraghi soccorsi dalla Alan Kurdi e poi anche quelli salvati – in evidenza di omissione di soccorso governativo il lunedì di Pasquetta – dalla Aita Mari che era intervenuta senza team di soccorritori e staff medico ma con il solo equipaggio di nave. I trasbordi sulla nave Rubattino, novella hotspot galleggiante per la “quarantena” da Covid (dopo qualche giorno sono risultati tutti e 182 migranti negativi al tampone), sono stati accolti con favore anche dalle Ong che sembrano adesso essersi convertite all’applauso facile verso il Governo italiano, qualunque cosa faccia. Dopo la Rubattino, l’indomani del primo trasbordo, il Ministero dei Trasporti ha pubblicato l’avviso per manifestazioni di interesse per il noleggio di altre navi. Circa un milione e duecentomila euro per trenta giorni della sola nave. A spingere verso la legittimazione di simili investimenti ci sono il presidente della Regione Siciliana e perfino il sindaco di Lampedusa.

L’emulazione maltese degli hotspot galleggianti

Come per il decreto ministeriale sui porti italiani non sicuri del 8 aprile, subito emulato dal governo maltese con analoga disposizione, anche l’idea delle navi su cui fermare i migranti è stata copiata dal governo di La Valletta. In più, nell’ottica del miglioramento di una idea che è stata molto apprezzata dall’altro bastione e non è stata minimamente criticata dalla Fortezza Europa, Malta ha pensato di tenere la nave della “prima accoglienza” – o del respingimento – a 13 miglia dalla costa, quindi fuori dalle acque territoriali. La “Europa II(in foto), piccola nave da giro turistico di Malta della linea “Captain Morgan Cruises”, il cui nome potrebbe anche non essere una scelta casuale, giovedì 30 aprile, ha lasciato il porto dopo aver ricevuto a bordo materassi, cibo e acqua. Lo hanno documentato associazioni locali denunciando il fatto e notizia e video dell’operazione sono stati pubblicati da NewsBook. Successivamente, un portavoce del Governo di Robert Abela ha confermato alle agenzie maltesi che un gommone con 57 persone a bordo, in area SAR maltese, era stato localizzato la notte tra martedì 28 e mercoledì 29 aprile e che le autorità maltesi avevano assunto il coordinamento dell’operazione di soccorso. In direzione del gommone però è stata “fotografata” la solita barca fantasma, già protagonista del respingimento di Pasquetta, e del soccorso non si è poi saputo più nulla. Inutili le richieste di Alarm Phone all’autorità marittima maltese di sapere se erano stati soccorsi.

Il sequestro finalizzato alla coazione

Il 4 luglio di quest’anno si terrà la prima udienza del processo a carico dell’ex ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini. La sua condotta, da titolare del Viminale, aveva prodotto fascicoli si fascicoli che i magistrati avevano redatto arrivando alla richiesta di autorizzazione a procedere in Giunta per le immunità del Senato. Nella condotta dell’ex ministro si ravvisavano, tra le ipotesi di reato, il possibile sequestro finalizzato alla coazione. Il divieto di sbarco delle persone prese a bordo delle navi, Ong o della Guardia Costiera (Diciotti e Gregoretti), fino all’esito della contrattazione per la redistribuzione in Stati membri dell’Unione europea, altro non era – secondo i magistrati – che un ricatto ad altri Paesi con ostaggi in nave. Per ammissione del Governo di Malta, la Europa II dovrà tenere a bordo in acque internazionali i 57 migranti soccorsi da una pseudo barca da pesca fino a quando l’Unione europea non avrà deciso dove collocarli. In questa operazione ci sono dentro barche fantasma, barche da turismo, aerei di Frontex e dei corpi dello Stato italiano (che sono stati visti volare sulla scena, e tracciati, nei giorni di SOS inoltrati da Alarm Phone) oltre a velivoli dell’AFM maltese. La barca dei migranti in pericolo, un gommone, è però rimasto ancora una volta giorni in mare senza ricevere soccorsi. Come se l’intervento fosse arrivato solo perché ostinati fino all’ultimo, i migranti si sono rifiutati di morire tutti in mare in un silenzioso naufragio. In quel caso, è anche probabile che nessuna autorità nazionale avrebbe detto nulla.

Il processo italiano e quello maltese

Il processo che vedrà il via il 4 luglio è quello del caso Gregoretti, la nave della Guardia Costiera cui è toccata sorte simile alla più grande Diciotti ma che da questa si differisce proprio per le caratteristiche che non consentivano una lunga permanenza a bordo di un così elevato numero di naufraghi da sbarcare. Mentre si attende che in Italia prenda il via il processo all’ex ministro dell’Interno, a Malta assistiamo ad un’altra diatriba giuridica in cui il Governo di La Valletta ammette candidamente di aver gestito il respingimento di superstiti e cadaveri in Libia a Pasquetta e di voler tenere adesso 57 persone a bordo di una nave, in acque internazionali, fino a quando altri Stati non accetteranno di accoglierli. Il premier maltese, Robert Abela, ha dichiarato però che quanto il Governo ha commissionato è stato un intervento di soccorso e non un respingimento. Secondo Abela (a sinistra nella foto sopra), che si è pubblicamente pronunciato oggi per la prima volta, “i porti di Malta sono chiusi, ma Malta ha coordinato questo salvataggio e ha assicurato che i migranti irregolari fossero portati in un porto aperto“. Il porto aperto in questione è quello di un teatro di guerra, in cui non vengono garantiti i diritti umani e di uno Stato dilaniato che non ha mai aderito alla Convenzione di Ginevra. Il respingimento ad opera di una barca privata è invece quello operato dalla cosiddetta “barca fantasma” del capitano Carmelo Grech.

L’uscita pubblica di Robert Abela arriva dopo che il suo funzionario capo ufficio di Gabinetto, Neville Gafà (nella foto è l’uomo a destra), aveva dichiarato sotto giuramento, davanti un giudice, che sotto il proprio coordinamento e per incarico del primo ministro era stato gestito il respingimento da area SAR maltese a porto non sicuro libico. Malta quindi rivendica la propria condotta, l’uso di imbarcazioni ufficialmente civili come la Dar al Salam 1 di Carmelo Grech ed anche l’impiego della Europa II per tenere i naufraghi soccorsi nelle prime ore di giovedì, in piena notte, a quanto si apprende dalla stampa maltese sempre ad opera della barca fantasma di Grech che, appena uscita dal porto di La Valletta è divenuta invisibile all’AIS. Anche la Europa II è inutile cercarla mediante AIS. Malta sta mettendo in fila una lunga serie di circostanze che variano tra il torbido e l’illegale. L’Italia non sta prendendo alcuna posizione sul caso, apparentemente complice consapevole di quanto si consuma nel buco nero del Mediterraneo centrale. L’Italia, innegabilmente, viene informata degli avvistamenti dall’assetto aereo di Frontex come la stessa agenzia europea ha affermato circa i quattro avvistamenti del 10 aprile, quando le quattro imbarcazioni in pericolo rimasero non assistite per giorni e fino ad incontrare una notte di burrasca con due metri di onda. Una serie di omissioni di soccorso coordinate e di Stato, ora anche di pubblico dominio.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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