di Mauro Seminara
Che il proibizionismo con le migrazioni non ha mai funzionato è una realtà sulla quale hanno sbattuto molti governi e questo non sembra aver imparato nulla dal passato. Il risultato lo si vede sulla banchina del Molo Favarolo di Lampedusa, dove questa notte c’erano 136 persone, tra uomini, donne e bambini, costretti ad una notte all’addiaccio. Sono le persone approdate ieri sera sull’isola con due diversi sbarchi, il primo totalmente autonomo al porto commerciale ed il secondo fermato sotto costa ed accompagnato al Favarolo. Due barche in legno, di matrice tunisina, circa dieci metri l’una, su cui si trovavano 72 persone – non 71 come annunciato ieri – nel caso del primo approdo e 64 per il secondo evento. La notte all’addiaccio è stata inevitabile malgrado la disponibilità offerta dalla Parrocchia San Gerlando in Lampedusa che aveva risolto ciò che le istituzioni non erano state in grado di risolvere. Parte dei migranti approdati nelle ultime ore erano stati trasferiti nei locali parrocchiali di Casa della Fraternità, dove avevano potuto consumare un pasto in condizioni umane e dormire con un tetto sulla testa. Grazie all’intervento parrocchiale era stata trovata una soluzione per 44 persone, tra le quali donne e minori, mentre i restanti 78 erano rimasti per la seconda notte consecutiva a terra, sul cemento del Molo Favarolo, fino al trasferimento con la nave traghetto che collega le Pelagie con la Sicilia.
Il centro di prima accoglienza dell’isola è ancora bloccato con i 116 migranti che si trovano al suo interno da oltre due settimane. Terminato ormai l’isolamento preventivo per l’emergenza sanitaria da Covid-19, gli ospiti della struttura di prima accoglienza sarebbero dovuti partire in due scaglioni tra oggi e domani alla volta della Sicilia. La Parrocchia di Lampedusa aveva infatti offerto i propri locali e la Prefettura ne aveva accettato la disponibilità per due giorni. Tempi che coincidevano con i trasferimenti dei 116 ospiti del centro di accoglienza. Poi, come nel cosiddetto gioco delle tre carte, partiti i 78 rimasti due notti al molo, e trasferiti finalmente anche i 116 del centro di accoglienza, i 44 ospiti della Parrocchia sarebbero potuti andare nella struttura “hotspot” di Contrada Imbriacola o direttamente in Sicilia. Programmi che non sembravano fare i conti con i nuovi arrivi, adesso con un interessante flusso di partenze dalla Tunisia o comunque con una partnership tra trafficanti libici e trafficanti tunisini. Il trend che sta interessando Lampedusa vede l’arrivo di 136 persone ieri sera, di 44 accompagnati in acque territoriali dal mercantile maltese Pyxis Epsilon, di altre 69 sabato 2 maggio. Una continuità che non può essere gestita con quarantene in strutture da 96 posti letto ed offerte parrocchiali che salvano la dignità umana.
L’isola attende ancora l’arrivo della “nave hotspot” per la quale il 18 aprile era stata avviata la procedura dal Ministero dei Trasporti. La nave in questione, ancora non nota, è comunque da 250 posti di massimo alloggio migranti come previsto dall’avviso del Ministero. Anche se adesso la nave si trovasse già davanti il porto di Lampedusa, a bordo rimarrebbero pochi posti liberi e bisognerebbe procedere con altra aggiudicazione di appalto. Tra sabato e lunedì, in appena tre giorni, a Lampedusa sono arrivate 254 persone migranti. Quattro in più di quante ne dovrebbe accogliere la famosa nave hotspot non ancora disponibile. Nessuna traccia delle navi ammiraglie della Guardia Costiera, come la Diciotti, che potrebbero togliere le castagne dal fuoco effettuando trasferimenti protetti da Lampedusa con tempistica diversa da quella di un traghetto di continuità territoriale come la nave Cossyra, che sabato non è arrivata a Lampedusa causando la doppia notte all’addiaccio ormai nota. Perfino le navi Ong sarebbero adesso preziose per una “regolamentazione” degli sbarchi, ordinati e diversificati in porti diversi da quello di Lampedusa. L’isola affronta inoltre la realtà di una stagione turistica ormai chiaramente saltata e la tensione inizia a montare anche – come spesso accade in una società civile sempre più avvezza alla guerra tra poveri – nei confronti dei migranti che approdano sulle coste pelagiche. Infine, resta la guerra tra Stati che vede il diritto internazionale stracciato e la nave cargo “Marina” a dodici miglia da Lampedusa con 78 persone a bordo da domenica mattina e prive di assistenza.
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