di Mauro Seminara
Giovedì mattina Alarm Phone, piattaforma Ong di SOS telefonico, aveva allertato le “autorità” per la presenza di una imbarcazione con a bordo circa 27 persone migranti in pericolo. Il tweet, come già precisato in altro articolo, era vago sia sulla posizione del natante che sulla autorità cui era stata inoltrata la richiesta di aiuto. Soltanto nel pomeriggio, inoltre, Alarm Phone aveva reso pubblico il caso, con un tweet lanciato alle 15:13 in cui veniva affermato che “la loro posizione GPS non è del tutto chiara” e che avevano visto un aereo che volava sopra la loro barca poco prima e che una imbarcazione gli si avvicinasse. La barca, nel successivo tweet, pare essersi allontanata senza prestar loro soccorso. In compenso, Alarm Phone, con questo secondo tweet, alle 20:17, ha comunicato che alle 15:59 ha perso il contatto con l’imbarcazione e che l’autorità marittima contattata alle 19 – dalla quale non avrebbe ricevuto alcuna informazione su operazioni SAR – era il Maritime Rescue Coordination Centre (MRCC) di Roma. Si suppone quindi che quella generica “autorità” del precedente tweet fosse MRCC Roma e che pertanto l’area SAR in cui risultava potersi trovare la barca in pericolo potesse essere quella italiana.
Lo stesso giorno documentavamo una operazione condotta da due motovedette, della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, nelle acque territoriali di Lampedusa. Isola pelagica italiana, nel Mediterraneo centrale, il punto di contatto più vicino tra le aree SAR di competenza dell’Italia, della Libia e di Malta, ed è anche a ridosso delle pericolose aree definite SAR1 e SAR2. A Lampedusa si sono adoperate due motovedette per una strana operazione che le ha viste in prima fase muoversi insieme e poi dividersi costa e mare per capillare controllo dell’area. Uscite in tarda mattina, come della mattina era la richiesta di soccorso inoltrata da Alarm Phone, le motovedette hanno fatto rientro in porto intorno alle cinque del pomeriggio senza trovare nulla da soccorrere (sempre che fosse una operazione SAR). I circa 27 migranti che avevano chiesto aiuto ad Alarm Phone sono quindi scomparsi, anche loro inghiottiti dall’ormai celebre buco nero del Mediterraneo centrale, dove tutto è un segreto di Stato e nulla è un certo rispetto dei diritti inalienabili dell’uomo o delle leggi, nazionali ed internazionali. Anche Alarm Phone, meno grave ed accusatoria di come ci ha abituati quando si parla di malta, ha comunicato – alle 10:18 del mattino dell’8 maggio – di non aver più saputo nulla della barca.
“Non siamo più riusciti a contattare le persone in pericolo. Sappiamo che un gruppo è stato intercettato, il numero di persone sembra corrispondere ma non possiamo verificare: non sono ancora sbarcati a causa di bombardamenti a Tripoli. La Libia è in guerra, non è un porto sicuro!”, twittava Alarm Phone alle 10:18 di ieri mattina, all’indomani della scomparsa dell’imbarcazione per la quale la mattina di giovedì 7 maggio aveva inoltrato la richiesta di aiuto alla “autorità” MRCC Roma. Il gruppo di persone intercettato, il cui “numero di persone sembra corrispondere” del tweet dovrebbe essere quello di cui la stessa sera del 7 maggio parla l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) di stanza in Libia. Alle 23:24 del 7 maggio l’OIM twittava: “Breaking: Il personale OIM che era questa sera al porto di Tripoli in attesa dello sbarco di circa 25 migranti, ha dovuto evacuare il luogo quando è stato bombardato. I migranti rimangono sulla nave della guardia costiera (libica, nda)”. Poco prima di mezzanotte quindi un numero di persone migranti prossimo a quello della richiesta di soccorso di Alarm Phone si trovava a bordo di un pattugliatore libico nel porto di Tripoli. Nessuna informazione ulteriore consente di appurare se fossero lo stesso gruppo di persone migranti, in quale area SAR i libici hanno catturato i migranti per ricondurli in area di guerra durante un bombardamento, che tipo di velivolo aveva sorvolato il natante che aveva chiesto aiuto (Frontex?) e quale barca aveva avvicinato – come asserito dai migranti – la barca per poi omettere il soccorso.
Alle 11:54 di venerdì 8 maggio, l’OIM annunciava su Twitter l’aggiornamento al caso di Tripoli in questo modo: “I migranti sono stati sbarcati a tarda notte e portati in un centro di detenzione non sotto DCIM (Direzione per la lotta contro l’immigrazione illegale, nda). Sebbene l’OIM non abbia accesso a questa struttura, il personale sta cercando di seguirli e fornire l’assistenza necessaria. OIM ha precedentemente segnalato sparizioni da questa posizione“. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, agenzia dedicata delle Nazioni Unite, afferma quindi che le persone che le persone – forse vittime di un respingimento da area SAR italiana – sono state condotte in Libia durante bombardamenti nella capitale e poi, dopo lo sbarco, rinchiuse in un centro di detenzione privato, dove l’OIM e le Nazioni Unite non hanno facoltà di accesso e dal quale già in passato sono scomparsi migranti detenuti. Nessuna comunicazione ufficiale è stata però resa da autorità europee cui Frontex potrebbe aver fornito informazioni di eventuale avvistamento. Anche questo 25, o 27, migranti sono stati inghiottiti dal buco nero del Mediterraneo centrale.
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