di Mauro Seminarae Mauro Buccarello
La Moby Zazà, ultima delle grandi idee in materia di immigrazione, nelle ultime 24 ore è stata teatro di scene che ne hanno rivelato tutte le più grosse falle. La più grossa di tutte si è aperta questa mattina facendo affondare la faraonica operazione hotspot galleggiante Moby Zazà del Ministero dei Trasporti italiano. Una persona migrante, un uomo, che si trovava a bordo della nave, si è tuffato in mare in circostanze non ancora chiare ed il salto nelle acque di Porto Empedocle gli è stato fatale. Tutto si è svolto rapidamente questa mattina, poco dopo le dieci. Le ricerche in mare hanno purtroppo dato il più nefasto dei risultati con il recupero di un corpo privo di vita. Sono intervenute motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, ma per l’uomo, pare di nazionalità tunisina, non c’è stato nulla da fare. Pare tentasse di raggiungere la costa a nuoto, ma dopo poche bracciate la sua speranza è finita in fondo al mare. Il corpo è stato recuperato e posto temporaneamente sulla banchina del porto.
Ieri sera la nave da quarantena voluta dal Governo italiano, la seconda dopo la Rubattino dello stesso gruppo Compagnia Italiana di Navigazione, ha visto l’evacuazione medica urgente di una donna di 32 anni le cui condizioni di salute hanno obbligato il ricovero ospedaliero presso il San Giovanni di Dio ad Agrigento. La Moby Zazà era appena tornata da Lampedusa, dove aveva preso a bordo prima i 68 migranti dell’ultimo sbarco autonomo sull’isola e poi il marito di una donna evacuata dalla barca fantasma maltese che da sud di Lampedusa ancora attende un porto da sabato notte con naufraghi a bordo. La donna era stata trasferita in elisoccorso a Palermo e l’uomo preso a bordo della Moby Zazà. Erano quindi 122 i migranti sulla nave da quarantena, fino a ieri sera. Poi il “medevac” (l’evacuazione medica urgente della donna) ed oggi il tragico evento che potrebbe rappresentare la parola fine per una operazione galleggiante costosa, inutile ed anche pericolosa.
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