di Vittorio Alessandro
Siamo arrivati alla Fase Tre e i porti restano chiusi, nonostante il decreto della ministra del Pd fosse motivato dalla pandemia. Così, mentre Di Maio corre in Grecia per smorzare la preoccupazione anti-Lombardia, nessuno si preoccupa di rimuovere gli ostacoli al soccorso, che pure non ha mai dato luogo a contagi. Porti chiusi, dunque, ma anche il pretestuoso fermo delle navi Ong, il contenimento entro le dodici miglia delle motovedette italiane e il silenzio di stato sul Canale costituiscono un disegno ben preciso che completa e aggrava quei decreti sicurezza Salvini che il Pd, dopo aver gridato allora all’attentato alla Costituzione, non si sogna di rimuovere.
L’Italia del secondo governo Conte, per giunta, ha impartito lezioni di cinismo ai sodali europei: la chiusura dei porti in nome della pandemia è stata subito copiata da Malta, come la segregazione dei migranti sulle navi, mentre il governo tedesco ha ricalcato da noi il sistema per strangolare le navi Ong, imponendo gli impegnativi (e costosi) apprestamenti di salvataggio previsti per le navi da passeggeri: chissà se lo farà anche con i rimorchiatori portuali abilitati (e obbligati) al soccorso.
In questo incredibile scenario, che siano appena annegate altre 20 persone e 34 siano disperse non lo abbiamo appreso da fonti istituzionali italiane, né risulta che nessun parlamentare si sia messo, per questo, in ginocchio.
Tutti sanno ciò che succede, ma fingono di non sapere e raccontano storie, perfino recandosi in missione a Lampedusa. Come quei parlamentari disposti a giurare, per nobili ragioni di stato, che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak.