di Mauro Seminara
Centinaia e centinaia in pochi giorni. Sono i migranti che disperatamente tentato di approfittare di quella che forse è l’ultima finestra meteo utile per raggiungere l’Europa attraverso l’Italia, prima di un inverno che si attarda parecchio. I titoli di agenzie e giornali in molti casi parlano di “invasione” seguendo la nomenclatura imposta dai loro veri padroni, ricalcando così gli slogan che i vari tweet di noti leader politici ogni giorno lanciano per aizzare quel popolino disposto a votare così meschina candidatura al comando. E dal giorno dell’attentato di Nizza sembrano essersi scatenati tutti additando ogni singola persona migrante, facendo un mucchio con donne e bambini e neonati in un unica pericolosa minaccia terrorista. Mentre la batteria di fuoco mediatica attacca come da copione, la parte preposta alle informazioni da rendere alla stampa tace come da analogo copione ed ormai da parecchio tempo. Così, né negli ultimi mesi né tantomeno negli ultimi giorni sono stati resi edotti i giornalisti sulle operazioni di “salvataggio” o di “law enforcement” sul continuo flusso di barche e barchini carichi di migranti che hanno raggiunto in autonomia il porto o anche solo le acque territoriali italiane di Lampedusa sotto il costante monitoraggio di aerei ed elicotteri di assetti italiani e non solo.
Tra i migranti sbarcati nelle ultime ore a Lampedusa ce n’è uno che non ha avuto la fortuna di vedere la meta ed il suo corpo è stato messo in un “body case”, un sacco nero per cadaveri, dai marinai della Guardia Costiera in servizio a bordo della motovedetta SAR d’altura “CP-324”. Lo hanno portato a terra insieme ad altre persone migranti, ma non è dato sapere, almeno fino a questo momento, se si trovava sulla stessa barca o in mare, a galleggiare in mezzo ai relitti che si trovano nelle immediate vicinanze dell’isola. Questa assenza di informazioni certe, richieste mediante e-mail alle 16:42 odierne al preposto ufficio comunicazione della Guardia Costiera (senza risposta fino alle 18:10), non consente di escludere che il corpo privo di vita recuperato dalla motovedetta di stanza a Lampedusa possa essere conseguenza di un naufragio di cui al momento non si hanno notizie. L’unica certezza riguarda il carro funebre che ha caricato la bara in cui il corpo, avvolto nel suo sacco nero, è stato posto sulla banchina del porto commerciale di Lampedusa. Un carro funebre che per involontaria ed inevitabile necessità, dirigendosi verso quel cimitero che è saturo ormai dal 2012 ma che ancora non ha una vera camera mortuaria malgrado il paio di decenni in cui oltre alla popolazione residente si trova a dover accogliere cadaveri di naufraghi da dover ispezionare, si trova a dover passare davanti il cartellone di benvenuto ai turisti posto di fronte lo scalo marittimo: Benvenuti a Lampedusa.
Aggiornamento:
In risposta alla nostra richiesta di maggiori informazioni sul reperimento e recupero del cadavere, alle 19:50 la Guardia Costiera ci ha fatto sapere che il copro senza vita è stato avvistato e segnalato da nave traghetto di linea – presumibilmente nave “Sansovino” che questa mattina ha raggiunto Lampedusa dopo lo scalo a Linosa – e che si tratta di un corpo umano “verosimilmente in mare da lungo tempo”.