di Mauro Seminara
Ieri le ricerche in mare nel tratto di Mediterraneo centrale a sud di Lampedusa non facevano presagire nulla di buono. Infatti, oltre al naufragio che si è registrato al largo della Libia, un’altra imbarcazione carica di disperati rischiava di capovolgersi alimentando il cimitero liquido più grande del mondo. Velivoli della Guardia Costiera, dell’Aeronautica Militare e, si suppone, anche di Frontex e delle Ong, rastrellavano in lungo ed in largo fino a circa 50 miglia nautiche sud della maggiore delle Pelagie. Allo stesso tempo una motovedetta della Guardia Costiera affrontava il mare, decisamente mosso, in cerca di una barca di cui si conosceva l’esistenza già da parecchio.
La barca infatti era partita da Zawiya, uno dei porti della Libia in cui i trafficanti non temono missioni italiane di “contrasto al traffico di esseri umani”, forse consci che l’unico contrasto che i Paesi europei attuano è proprio alle vittime del traffico. In questo caso però si è vista brillare di nuovo la Guardia Costiera italiana, capace di interventi che l’hanno resa negli anni motivo di eccellenza internazionale. La barca che da due giorni affrontava le onde del Mediterraneo centrale in burrasca era un gommone, miracolosamente sopravvissuto, come le 45 persone a bordo, ai continui violenti schiaffi che le onde gli assestavano. Poco prima di mezzanotte la motovedetta SAR “CP-312” aveva toccato la banchina del molo Favarolo di Lampedusa con i naufraghi finalmente a terra.
Allo sbarco era presente, come sempre, il Forum Lampedusa Solidale e Mediterranean Hope, progetto della Comunità Chiese Evangeliche. Con del tè caldo ed una espressione amichevole pronta ad offrire loro una coperta ed il benvenuto, i volontari del Forum hanno accolto dei migranti bagnati e decisamente molto provati. Erano tutti di etnia subsahariana e tutti uomini. Non ci sono però ancora informazioni in nostro possesso circa i dettagli della partenza e se il numero delle persone sbarcate fosse lo stesso di quelle che si erano imbarcate a Zawiya venerdì, prima dell’odissea.