Malgrado le condizioni meteo siano le meno indicate, anche a ridosso di Capodanno nel Mediterraneo ci sono fragili gommoni gremiti di disperati in balia delle onde. Un soccorso è stato effettuato quattro ore dopo la mezzanotte di ieri, nelle primissime ore di questo nuovo anno, dall’equipaggio del Sea Watch 3. La Ong tedesca aveva da poco ripreso posizione nel Mediterraneo centrale quando si è trovata a dover intervenire in soccorso ad un gommone con 92 persone a bordo. L’operazione si svolgeva mentre in Italia erano ancora in corso i festeggiamenti per il nuovo anno. “L’anno era iniziato da meno di cinque ore ed eravamo già in azione. Ciò dimostra che la strategia di chiusura della rotta nel Mediterraneo centrale tentata con ogni mezzo nel 2017 ha fallito. Nel corso del 2017 qualcuno potrebbe aver ritenuto opportuno, per ragioni elettorali, chiudere i confini e accettare le violazioni dei diritti umani. Credere che si possa decidere chi ha diritto di prosperità nel Mediterraneo è completamente miope e dal punto di vista morale anche altamente discutibile. Il 2018 deve quindi essere un anno di soluzioni reali. Combattere la causa della fuga non deve essere solo un concetto di lotta per criminalizzare la fuga stessa, ma devono seguire azioni concrete. La cosa più importante per le persone in fuga sono canali sicuri e legali per raggiungere l’UE”, afferma Johannes Bayer, membro del consiglio di Sea-Watch e capo delle operazioni dell’attuale missione di salvataggio.
Le 92 persone, tra cui donne e bambini, dopo essere state accolte a bordo della Sea Watch 3 e ristorate al caldo, sono state trasferite ieri sera a bordo di una nave militare e sbarcheranno in Italia. La Sea Watch 3, ammiraglia della flotta di tre navi della Ong tedesca è quindi rimasta in posizione al largo delle acque territoriali libiche per eventuali nuovi rapidi interventi di soccorso. “Ora, in inverno, il viaggio attraverso il Mediterraneo è particolarmente pericoloso. Se qualcuno cade in acqua rimane poco tempo per il soccorso a causa delle basse temperature. Ecco perché è importante restare lì per intervenire in tempo.”, ha detto Pia Klemp, capitano di Sea-Watch 3. Mentre la Ong tedesca che da inizio missione nel Mediterraneo è stata coinvolta nel soccorso di 35.000 persone mantiene la propria posizione a nord della costa libica, in altra rotta si registrano altre partenze estremamente rischiose.
Il 31 dicembre, a poche ore da fine anno, una barca con a bordo 54 tunisini ha raggiunto Lampedusa malgrado le condizioni meteo inadatte alla navigazione anche per le grosse imbarcazioni. Su un legno di 12 metri circa gli harragas sono riusciti a spingersi fino in prossimità di una delle calette dell’isola. I migranti sono stati fermati e soccorsi dalle autorità che hanno poi provveduto alla consegna presso l’Hotspot dell’isola. Lo stesso giorno erano stati fermati cinquanta migranti, anch’essi di nazionalità tunisina, pronti all’imbarco sulla nave traghetto per Porto Empedocle con destinazione Sicilia e ordine di allontanamento dal territorio firmato dal questore. Un problema alla motonave di linea ha causato la soppressione della corsa e costretto i migranti a prolungare il loro soggiorno a Lampedusa. Nei giorni precedenti si era invece temuto il peggio per un’altra barca di harragas salpati dalla Tunisia. Il 26 dicembre era stato diramato un’allerta a tutte le navi in transito nel Canale di Sicilia per una barca salpata da Kelibia e dispersa dalle parti di Pantelleria. A causa delle condizioni meteo estremamente avverse era stato approssimato un raggio di 50 miglia nautiche dalle coordinate indicate per le ricerche. La barca è stata poi avvistata e soccorsa ad est di Pantelleria due giorni dopo.
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