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Siria, tensione altissima tra Russia e Stati Uniti

La Russia non intende più tollerare le provocazioni americane e se quella di ieri non è una dichiarazione di guerra la si può certamente definire un “Altolà, fermo o sparo!”. Il teatro dello scontro è sempre la Siria ed a trasgredire gli accordi pare essere sempre la coalizione guidata dagli Stati Uniti d’America. Un assetto militare offensivo del quale sfugge ormai l’obiettivo ufficiale. Da tempo la Russia accusa gli Stati Uniti di attaccare deliberatamente la Repubblica sovrana della Siria con la scusa dell’Isis. Da qualche settimana le accuse russe si sono fatte più dirette e circostanziate e secondo il Cremlino gli USA starebbero aiutando i terroristi con ogni mezzo invece di combatterli. L’ultimo “incidente” di guerra non fa che avvalorare questa tesi. Domenica è stato abbattuto un SU-22 dell’Aeronautica Militare siriana nei pressi di Raqqa. Ad abbattere il velivolo sono stati dei caccia della coalizione coordinata dagli Stati Uniti. La zona in cui è avvenuto l’attacco, appunto Raqqa, è l’area di scontro tra le Forze governative siriane supportate da quelle russe e le milizie terroriste del Califfato islamico. La stessa città in cui i russi avrebbero ucciso il califfo al-Baghdadi lo scorso 28 maggio con un attacco aereo. L’abbattimento del velivolo siriano non lascia spazio ad equivoci od errori. Il SU-22 non poteva certo essere scambiata per un’arma dei terroristi. La notizia è stata subito battuta dalla Tv di Stato siriana che ha diffuso una nota del Ministero della Difesa di Damasco. Il comunicato è secco e non concede alcun margine di interpretazione: “Un nostro aereo è stato abbattuto oggi (domenica, ndr) pomeriggio nei pressi di Raqqa mentre era impegnato nella lotta contro l’Isis. Il pilota non è stato ancora ritrovato”. La reazione arriva circa 24 ore dopo da Mosca è non è rassicurante. Il Ministero della Difesa russo ha infatti autorizzato il dislocamento di sistemi contraerei nelle aree in cui operano le Forze militari russe e siriane. Tradotto con parole più semplici, tutto ciò assume un contorno piuttosto contorto: I russi, che combattono i terroristi insieme ai padroni di casa siriani, schierano la contraerea per difendersi da americani e rispettivi alleati che dovrebbero combattere lo stesso nemico terrorista ma in altre regioni della Siria. La Difesa russa non intende più soprassedere dopo questo ennesimo incidente, né intende più ricevere scuse circa “errori” che risultano invece essere sempre più vistosi aiuti ai terroristi. “Tutti gli oggetti volanti, inclusi droni e velivoli della coalizione internazionale – si legge nella nota del Ministero della Difesa russo – nel cielo siriano ad ovest del fiume Eufrate, in cui hanno luogo le operazioni militari della nostra aviazione, saranno bersaglio dei nostri sistemi di difesa aerea”.

Lo scenario di guerra siriano è forse la più grottesca farsa politico-militare che si ricordi. Ne sottolinea tale assurdità la nota di Talal Selo, portavoce delle Forze Democratiche Siriane (SDF), lanciando il seguente comunicato: “Dal 17 giugno 2017 le Forze del regime hanno condotto attacchi su larga scala con l’uso di aviazione, artiglieria e carri armati nei distretti liberati dai nostri combattenti nell’ambito della lotta per la liberazione della città di Al Tabqah e della diga dell’Eufrate”. Quindi, una milizia che si definisce “democratica”, e che chiama “regime” il Governo democraticamente eletto nella Repubblica sovrana della Siria, sostiene di stare procedendo verso la liberazione di Raqqa mentre questa viene attaccata dalle Forze governative che tentano di liberarla con l’aiuto dell’esercito e dell’aviazione russi. Sorge sempre più fondato il dubbio che l’SDF altro non se che una milizia pro-Isis – ma con un nome “democratico” – che combatte contro i curdi pro-Assad mentre questi combattono contro l’Isis nelle regioni nord della Siria. Per cercare di far chiarezza bisogna quindi tentare di raggiungere il più diffuso “cessate il fuoco”. Si rende cioè necessario “raffreddare” le armi e capire chi sta con chi evitando almeno temporaneamente questo delirante “tutti contro tutti”. Solo così sarà possibile isolare ed identificare il vero nemico. Con questo apparentemente comune obiettivo si stanno muovendo la Russia sul campo di battaglia e le Nazioni Unite a Ginevra. I primi pare abbiano convinto, nelle ultime 24 ore, altri 88 insediamenti miliziani a smettere di sparare – tra questi anche quattro insediamenti della provincia di Aleppo – portando così a 223 i gruppi armati che hanno sottoscritto la tregua. L’ONU starebbe invece operando mediante il suo “inviato speciale in Siria”, Staffan de Mistura, con tavoli di negoziazione a Ginevra in programma per luglio, agosto e settembre. Non è chiaro se a questo settimo tentativo di negoziati che si terranno in Svizzera sono stati invitati anche il presidente siriano Bashar al-Assad ed una delegazione di terroristi dell’Isis o soltanto chi la Siria intende frammentarla e lottizzarla in piccole colonie contrapposte.

Redazione:
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