“Ristorati” i conti delle due nuove banche italiane in fallimento a causa di investimenti pericolosi. Il termine è stato utilizzato dal ministro Pier Carlo Padoan, titolare delle Finanze italiane, che ha spiegato in conferenza stampa i dettagli dell’operazione varata con Decreto-legge oggi nel corso del Consiglio dei ministri straordinario. Lo Stato questa volta metterà 17 miliardi di euro a garanzia delle acquisizioni degli istituti di credito “malati”. Cinque miliardi verranno immediatamente stanziati in favore di Intesa San Paolo che acquisirà Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Il presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, usa in conferenza stampa termini e concetti ben misurati. Parla di “rassicurare e stabilizzare” e spiega che “la crisi ha raggiunto livelli che hanno reso necessario il salvataggio”. Il perché di questo ulteriore intervento pubblico su imprese private viene reso da Gentiloni con un concetto a cui forse avrà pensato per l’intera durata del Cdm: “Per scongiurare il rischio di un fallimento disordinato”. Dal Consiglio di amministrazione di Intesa San Paolo si pronuncia Carlo Messina assicurando che la misura autorizzata dal Consiglio dei ministri garantisce i circa due milioni di risparmiatori e mette in sicurezza cinquanta miliardi di euro. Ma il Decreto-legge “Salva banche venete” di oggi non è il primo e il rischio è che non sarà l’ultimo. Dal crash di Monte dei Paschi di Siena, passando per Banca Popolare dell’Etruria (già nota per vicende legate al vicepresidente e padre di Maria Elena Boschi), Banca Popolare del Lazio, Banca delle Marche e Cassa di Risparmio di Ferrara, gli interventi pubblici sono stati vari ed importanti. Venti miliardi solo con il gruppo di quattro banche popolari tra le quali la Etruria. Padoan precisa che questo intervento non avrà “nessun impatto sui saldi di finanza pubblica” ma omette l’elenco delle banche sotto osservazione perché a rischio come quelle appena “salvate”. Attualmente non risulta allo studio alcun Disegno di legge che possa in futuro regolamentare l’attività bancaria in modo da tutelare i risparmiatori senza costringere all’intervento il resto dei contribuenti italiani.
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