Tra le provocazioni del Governo italiano sulla chiusura dei porti e l’eloquente silenzio dell’Unione europea si è concluso ieri il primo semestre di sbarchi dei migranti. I numeri non sono buoni ma neanche allarmanti come si vorrebbe far credere. La recente ondata che in pochi giorni ha visto sbarcare nei nostri porti 12.500 disperati ha certamente aiutato l’allarmismo che ha accompagnato il dibattito politico nei giorni scorsi. La realtà però non è una opinione e sta nero su bianco nella statistica semestrale dello stesso Ministero dell’Interno che aveva per primo paventato l’idea di negare i porti italiani alle Ong ed a tutte le navi, Frontex incluse, che non battono bandiera italiana. Dal primo di quest’anno al 30 giugno, sono approdati in Italia 83.360 migranti. Il 18% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il primo semestre del 2016 si era infatti chiuso con 70.222 migranti. Il dato sul numero di richiedenti asilo si attesta più o meno sulla stessa percentuale del 2016. Circa due migranti ogni dieci sono profughi con richiesta di asilo. Risultano pressoché identici anche i dati sulla intensità dei flussi. L’ondata del periodo che va dal 27 al 29 giugno 2017, oggetto di allarmismo italiano in sede europea, ha avuto la stessa intensità di quella registrata tra il 23 ed il 26 giugno del 2016.
Le nazionalità dichiarate dai migranti al momento dello sbarco, cambiano invece lo scenario degli ultimi anni. Dalle statistiche si evince una variazione sulle popolazioni che migrano, rispetto già al 2016 dove la gran parte dei migranti proveniva dal Corno d’Africa. Nei primi sei mesi del 2017, come già nel secondo semestre del 2016 si iniziava a registrare, le nazionalità di provenienza prevalenti sono dell’Africa centro-occidentale. In ordine decrescente: Nigeria, Guinea, Costa D’avorio, Senegal, Mali, Gambia. La Nigeria della recente maggiore diffusione terrorista – ultimi due anni – è quindi la prima nazionalità africana dei migranti che arrivano in Italia. Per quanto non statisticamente rilevante il dato numerico assoluto, si sta registrando anche un incremento dei migranti provenienti dal Bangladesh. La nazione, al centro di una crisi che si è estesa nella regione che si affaccia sul Golfo del Bengala, ha visto approdare parecchi suoi cittadini in Italia attraverso al Libia. I minori stranieri non accompagnati sono il tasto dolente di questi numeri. Con quasi 9761 minori siamo già ad un passo dalle quote annuali del 2014 e 2015 e già ad 1/3 delle quote 2016 dove sono stati 25.846 in tutto l’anno. La percentuale di minori non accompagnati è il vero dato allarmante su cui andrebbe aperta una discussione. Questi esulano infatti dal circuito di accoglienza e richiesta di asilo e vengono affidati dai pertinenti Tribunali per i Minori a specifiche comunità dalle quali possono allontanarsi con estrema facilità.
La redistribuzione nella seconda accoglienza vede la Lombardia al primo posto con oltre il 13% dei migranti. Seguono il Lazio e la Campania con il 9%, poi Piemonte Emilia Romagna e Veneto con l’8% Ma nella classifica della seconda accoglienza troviamo anche la Sicilia che, oltre a farsi carico con i propri porti e le proprie strutture sanitarie regionali alla massima parte della prima accoglienza, riceve anche il 7% della redistribuzione di migranti in “seconda accoglienza”. Tra gli Stati membri dell’UE risulta in testa la Germania con la percentuale più alta di ricollocati. In questo caso però stiamo parlando dei richiedenti asilo del programma di ricollocamento europeo che, come già detto, è una percentuale molto bassa dei migranti che approdano in Italia.
Il primo semestre si conclude quindi con un incremento del 18% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che si è concluso con un totale di 180.000 migranti anche grazie al recupero del terzo trimestre. Il picco massimo si è infatti registrato ad ottobre con il record annuale 2016. I viaggi in mare sono poi proseguiti con migliaia di persone soccorse anche a novembre e dicembre, quando le condizioni meteo non sono mai state considerate favorevoli. Ma negli anni precedenti le miglia da far percorrere barche cariche di migranti erano circa 170 in più di quelle attuali. Risulta anche evidente il riscontro tra l’incremento delle navi di soccorso umanitario nel corso del 2016. Da inizio a fine dello scorso anno le navi delle Ong è più che raddoppiato e questo potrebbe aver fornito una facilitazione ai trafficanti che hanno così potuto registrare i record dell’ultimo trimestre dell’anno. Dato di incremento stagionale confermato dal primo trimestre di quest’anno e che potrebbe avere determinato quel 18% di aumento su base semestrale.
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