Il Ministro dell’interno Marco Minniti si prepara ad affrontare una settimana cruciale per l’Italia sulle problematiche dell’immigrazione, la prima accoglienza e la ricollocazione dei migranti. Il tavolo arriva dopo la provocazione lanciata dal ministro italiano che aveva nei giorni scorsi parlato di possibile preclusione dei porti italiani alle navi straniere cariche di migranti. Per oggi, infatti, è convocato a Parigi un vertice a tre fra Italia, Francia e Germania al quale dovrebbe partecipare anche il commissario per gli affari interni Ue Dimitris Avramopoulos. Da questo incontro l’Italia spera di arrivare al dibattito in Plenaria al Parlamento Europeo, che si terrà poi mercoledì a Strasburgo con i presidenti del Consiglio europeo Donald Tusk e quello della Commissione europea Jean-Claude Juncker, forte di un accordo fra le tre nazioni che dovrebbe prevedere una linea comune fra i tre stati all’incontro dei 28. L’incontro potrebbe avere anche valore di banco di prova per l’Italia nella nuova UE che la Germania vorrebbe forte ed indipendente dagli Stati Uniti d’America. Ma al tavolo siederà anche la americanista Francia di Macron, che al momento pare non avere intenzione di cedere sulle richieste italiane in tema di flussi migratori.
Giovedì e venerdì si terrà il Consiglio Affari Interni a Tallin, in Estonia. All’ordine del giorno l’agenda sull’emergenza migranti. Appuntamento cruciale alla ricerca di una difficile soluzione. Così come delicata da percorrere è la strada del blocco dei porti alle navi straniere, su cui si affaccia anche l’opzione Malta come una delle strade da battere. Da questi incontri tra i “grandi” dei prossimi giorni il ministro dell’Interno italiano spera di portare a casa un protocollo di azione per le navi delle Ong straniere ed una più equa distribuzione nell’Unione europea dei migranti che arrivano in Italia via mare. In questo scenario, però, irrompono le dichiarazioni arrivate ieri dall’Estonia, tramite il ministro dell’interno Andres Anvelt, che fanno temere per l’incontro di Tallin un probabile nulla di fatto. Anvelt, che guiderà i lavori dei colleghi Ue, ha detto a chiare lettere: “Non daremo nessuna risposta, ma ascolteremo l’Italia” per capire quali sono le criticità reali e “come affrontare la questione della protezione delle frontiere, dei porti e le relazioni con la Libia”.
Altro probabile scenario di discussione dei 28 saranno le linee preliminari da percorrere perché Ue e Stati membri sostengano l’Italia: sblocco di fondi Ue da destinare alla gestione dei richiedenti asilo, lavoro con i Paesi di origine in Africa, aiuti nelle operazioni di registrazione delle persone già presenti nel Paese e possibili candidati all’asilo. Resta in piedi anche l’ipotesi di ragionare sui porti e l’approdo delle navi straniere. La questione qui diviene complessa, poiché da quanto si apprende non risultano arrivate a Bruxelles richieste italiane per cambiare il mandato dell’operazione congiunta di Frontex e Triton per superarne i vincoli e far sbarcare le navi dell’operazione anche in altri Stati dell’Ue. Superamento tutt’altro che semplice, perché richiederebbe l’accordo di tutti gli Stati partecipanti.
Ma il vero obiettivo non sembra il contributo di Frontex, le cui consegne sono di monitoraggio delle frontiere e non di soccorso, ma le navi delle Ong con bandiera straniera. Cioè la maggioranza assoluta dell’attuale dispositivo di soccorso nel Mediterraneo centrale. E la distinzione da fare è quella tra soccorso in mare – con relativi obblighi di primo soccorso e accoglienza – ed il traghettamento. Se le norme impongono di soccorrere chi è in pericolo di vita in mare portandolo nel “porto sicuro” più vicino, anche altri tra i 28 stati Ue potrebbero essere chiamati in causa. Come Malta. Le prospettive di una settimana tesa ci sono tutte con i Paesi occidentali dell’Ue alla ricerca di una convergenza forte ed il blocco dell’est Europa ancora sulle posizioni di qualche mese fa, con i muri pronti a fermare i profughi provenienti dalla Siria. Altro fronte ancora non chiuso ma sempre in continua evoluzione e teatro di scontro fra Russia e America in un momento storico molto delicato.