Si è tenuto ieri sera a Parigi il vertice informale tra i ministri degli Interni Marco Minniti, Thomas de Maziére e Gerard Collomb ed il commissario agli affari Interni della Ue Dimitris Avramopoulos sulla questione dei flussi migratori nel Mar Mediterraneo. Vertice parigino – una cena durata poco oltre le due ore – durante il quale sono stati trattati i temi proposti dal ministro dell’Interno italiano ai colleghi di Francia e Germania. Su tutti, due argomenti pare siano stati oggetto di approfondimento e condivisione: navi delle Ong e Libia. Per le prime si preannuncia una sensibile giro di vite che de Maziére, Collomb e Avramopoulos pare intendano appoggiare in Consiglio degli affari interni Ue. Dietro la formula ufficiale utilizzata dalla comunicazione del Viminale circa il “vietare alle navi delle Ong lo spegnimento del transponder AIS e vietare l’uso di segnalazioni luminose” c’è presumibilmente altro. Il transponder AIS è infatti obbligatorio sulle navi di 300 tonnellate di stazza e sulle navi passeggeri in virtù di una direttiva internazionale risalente al lontano anno 2002, poi estesa anche alle barche da diporto ed ai pescherecci. Che le navi delle Ong lo spengano per “intrufolarsi” in acque territoriali libiche è quindi già motivo per una serie di legittime contestazioni.
L’accordo tra Italia, Francia e Germania sembra comunque raggiunto sull’inasprimento dei rapporti con le Organizzazioni Non Governative che operano soccorsi ai migranti nel Mediterraneo. Allusione, in vero poco chiara, è stata fatta anche in merito alla trasparenza delle donazioni che le suddette Ong ricevono per finanziare navi ed equipaggi. Pur non sapendo cosa esattamente i ministri degli Interni si siano letteralmente detti, possiamo riconoscere che tra le Ong in questione ce ne sono molte con sede delle fondazioni in Germania ed in Francia. La minaccia di negare i porti italiani a dette navi si trasformerebbe così in una minaccia di contestazione da parte italiana del reato di favoreggiamento della immigrazione clandestina supportato da una condotta poco trasparente – transponder spento e segnalazioni luminose – nella conduzione del soccorso in mare. Soccorso che a questo punto tornerebbe ad essere quel “traghettamento” contestato dalla Agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, oltre che dal procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro e dal Movimento 5 Stelle. Tutti sistematicamente attaccati dalla batteria di fuoco del Partito Democratico fino a quando lo stesso ministro dell’Interno targato PD non ha certificato quantomeno il ragionevole dubbio. Adesso però pare profilarsi un futuro nuovo caso Cap Anamur: la nave della omonima Ong tedesca che nel 2004 venne sequestrata e vide l’intero equipaggio arrestato con l’accusa di favoreggiamento della immigrazione clandestina; poi assolti qualche anno più tardi.
La stessa cena pare essere stata propedeutica ad una intesa trilaterale su nuovi ingenti finanziamenti alla Libia sulla linea dell’impegno europeo precedentemente preso con la Turchia. L’idea condivisa è quindi di pagare la Libia perché questa metta un freno alla emorragia migratoria. Per raggiungere tale obiettivo bisognerà ricominciare ad inviare ingenti somme di denaro al Governo di Serraj, armare le loro Forze dell’ordine e la loro Guardia Costiera e formarne i militari. Programmi con i quali l’Italia è sempre andata a nozze in Libia. Di contro – con esclusiva pubblicata dal quotidiano Avvenire – vien fuori che mentre a Parigi si pensa alla Guardia Costiera libica quale alleato nella lotta al business dei trafficanti, la Corte dell’Aja starebbe indagando su “gravi crimini” commessi dalla stessa Guardia Costiera libica a cui si vorrebbero affidare fondi e mezzi. “L’ufficio del procuratore internazionale sta acquisendo documenti, filmati, testimonianze, rapporti d’intelligence che accusano i guardacoste di Tripoli, recentemente riforniti da mezzi navali italiani, di crimini contro l’umanità”. Lo affermano Daniela Fassini e Nello Scavo nell’articolo pubblicato sabato da Avvenire che prosegue ricordando quale di fatto sono le regole di ingaggio della Guardia Costiera incriminata e che “Lo sa bene la Guardia Costiera italiana: il 23 maggio scorso, in acque internazionali, contro la motovedetta italiana CP 288 è stata sparata almeno una raffica di mitra partita da una nave militare libica”.
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