La Corea del Nord ha testato un nuovo missile balistico proprio nel giorno della festa per l’Indipendenza americana. Non sappiamo se è solo una coincidenza ma possiamo intravedere la sofferenza del presidente americano Donald Trump. La notizia del nuovo test missilistico è stata data agli americani dallo stesso Trump con un doppio tweet: “La Corea del Nord ha appena lanciato un altro missile. Questo tizio non ha qualcosa di meglio da fare nella vita? Difficile credere che la Corea del Sud …. – e prosegue con – ….. e il Giappone potranno tollerare ancora per molto tempo. Forse la Cina farà una mossa pesante contro la Corea del Nord e finirà questa sciocchezza una volta per tutte!”. Il missile testato questa mattina da Pyongyang non è della stessa serie degli ultimi lanci. Un volo di circa quaranta minuti e poco meno di mille chilometri prima di schiantarsi a meno di duecento chilometri dal Giappone. Si tratta di un balistico a lungo raggio e sarebbe il sesto missile diverso degli ultimi sei testati.
Una sorta di manifestazione di forza e varietà del proprio arsenale che Kim Jong-un ha deciso di mostrare agli Stati Uniti ma, probabilmente, anche alla stessa Cina. Washington si trova appunto in difficoltà e nello specifico lo è Trump che, dopo aver “mostrato i muscoli” in Siria con il lancio di 59 Tomahawk e spinto due flotte navali con portaerei nucleari al largo della Corea del Nord, dovrebbe adesso passare ai fatti mantenendo la promessa fatta a Kim Jong-un su rappresaglie militari in caso di nuovi lanci missilistici. Ma l’intervento militare in questa area è improponibile e Trump lo sa bene. Forse lo sanno bene anche al Pentagono, malgrado questo e la Casa Bianca seguano politiche differenti e spesso in contrasto. Quindi il presidente sdrammatizza con il suo tweet e allude al tempo stesso ad un auspicato intervento della Cina.
Ma la nazione della Grande muraglia non è in questo momento serena ed amichevole con gli Usa. Ieri i due leader, Trump e Xi Jinping, hanno avuto un contatto telefonico durante il quale il presidente miliardario avrà anche dovuto dare spiegazioni – e scuse? – sullo sconfinamento del cacciatorpediniere USS Stethem nelle acque del Mare Cinese Meridionale. In quelle acque, a sud dell’isola cinese di Hainan tra il Vietnam e le Filippine, si trova un innumerevole quantitativo di isolotti che la Cina rivendica come propri. Il passaggio radente del cacciatorpediniere americano può essere stato interpretato dalla Cina come una provocazione su un tasto dolente ed interno alla geopolitica orientale. Procedono intanto i lavori per la super-base militare che gli Usa stanno approntando in Corea del Sud. Questa, armata come il Pentagono lascia intendere di voler fare, non sarà solo una intollerabile minaccia per il nordcoreano Kim Jong-un ma anche una vistosa spina nel fianco della stessa Cina. Affare che complica non poco la partita. La Cina, per quanto scomodo il protetto Kim Jong-un, non ha in questo momento alcun motivo per redarguirlo mentre il “nemico” americano si accinge a puntarle addosso armi nucleari.