Se la dialettica del dibattito politico ha i toni di cui sopra, l’attività politica delle parti non è meno accesa. Il Movimento 5 Stelle attacca a spada tratta il segretario del Partito Democratico pretendendo, con un post sul blog di Beppe Grillo, di “vedere le carte”. Sul post, in perfetto stile M5S, si legge testualmente: “Vogliamo vedere le carte: cosa hai firmato, nero su bianco?”, in riferimento alla “rivelazione fatta dall’ex ministra degli Esteri Emma Bonino. “Se c’è un accordo sottobanco con l’Europa, abbiamo il diritto di conoscerne i dettagli; – continua il post del Movimento – Quanti soldi ha elargito l’Italia alla Turchia per chiudere la rotta balcanica? Vogliamo sapere che tipo di rapporti ha il Pd con i finanziatori delle ONG. Chi sono coloro che mantengono i costosissimi servizi di tali organizzazioni, inclusi navi, aerei ed elicotteri? E questi hanno per caso finanziato anche le campagne elettorali del Pd?”. Un attacco frontale, non soltanto al Governo che il leader del PD ha presieduto, ma anche alle Ong che adesso tornano ad essere bersaglio dei pentastellati. Sulla questione “accordi segreti” anche la leader dei Fratelli d’Italia Giorgia Meloni va dritta al sodo con il suo lungo inciso sul profilo Facebook: “L’ex ministro degli Esteri Bonino e l’ex ministro della Difesa Mauro del Governo Letta hanno dichiarato che Renzi e Alfano hanno a suo tempo concordato segretamente in Europa di far sbarcare tutti i clandestini recuperati nel Mediterraneo in Italia, questo contravvenendo al diritto internazionale e al diritto del mare. Se questo fosse vero, ci troveremmo davanti a un gravissimo atto di tradimento nei confronti della Nazione italiana. Una invasione pianificata e organizzata dai massimi vertici dello Stato in combutta con Governi stranieri. Chiediamo l’intervento del Presidente della Repubblica per fare piena luce su questa gravissima ipotesi”
Su tutta la vicenda alla fine decide di fare chiarezza l’ex ministra Emma Bonino spiegando ad alcuni giornalisti presenti l’accordo siglato dal Governo Renzi e di conseguenza anche l’eccezione al regolamento di Dublino che l’Italia ha sempre perpetrato malgrado le mediatiche lagnanze. “Non capisco le polemiche, manco io avessi rivelato un segreto di Stato” dichiara Emma Bonino. La leader radicale poi aggiunge: “Forse i parlamentari, o Renzi, non lo so, qualcuno si deve essere distratto. Perché il Comitato Schengen ha discusso del protocollo Triton. Lo dice la presidente Ravetto (Laura Ravetto di Forza Italia è presidente del Comitato Schengen, ndr). Però è stato fatto quell’accordo che non è affatto segreto e che prevede che è l’Italia che coordina tutta l’operazione e che quindi tutti devono sbarcare in Italia”. A questo punto Emma Bonino spiega in poche e semplici parole il conflitto volontario dell’Italia con il regolamento di Dublino: “Secondo me rappresenta una violazione di regole; perché una barca spagnola che batte bandiera spagnola, come è noto, dalla convenzione del mare, è territorio spagnolo. Quindi per quelli che vengono salvati da una nave spagnola il primo Paese d’ingresso è la Spagna. Quindi sono pregati, in teoria, di portarli in Spagna. Ma l’accordo invece scrive che devono tutti essere portati in Italia”. La dichiarazione di Emma Bonino distrugge così tutta la manfrina che è stata fatta sulle aspettative italiane al Consiglio Ue di Tallinn e tutto il teleromanzo a puntate che i media hanno avallato sulla “fermezza” italiana circa il dovere europeo di “non lasciare sola l’italia”. Con lo stesso colpo ferale Emma Bonino spegne anche buona parte delle polemiche accuse di alcuni partiti che, essendo già in Parlamento all’epoca dell’accordo in questione, avevano naturale accesso al documento che Emma Bonino ha ribadito non essere certo un Segreto di Stato.
Nel merito, è reperibile su Ansa la precisazione della presidente del Comitato Schengen e deputata tra le fila di Forza Italia Laura Ravetto: “Ho il dovere di smentire il segretario del Pd Matteo Renzi: la posizione di chiusura dell’Europa rispetto alla condivisione degli sbarchi dei migranti non dipende certo dal regolamento di Dublino – che rimane comunque nella sua versione rafforzata del 2013 un accordo scellerato per ben altri motivi – ma dipende bensì dalla deroga espressa che il governo italiano accettò nella sottoscrizione dell’accordo per l’avvio dell’operazione Triton nel 2014”. La presidente del Comitato Schengen continua la sua puntualizzazione precisando anche che “Nell’avviare Triton, l’Italia acconsentì che si derogasse a un principio fondante del diritto internazionale marittimo e cioè che se un migrante sale su una nave battente bandiera di uno Stato straniero quello è lo Stato da considerarsi di ‘primo approdo’ del migrante stesso”. Di questa anomalia vi avevamo già dato un primo chiarimento nell’articolo sui “Tarallucci e vino” di Tallinn.
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