Non si erano mai incontrati prima di ieri ad Amburgo e la foto con la lunga stretta di mano tra Vladimir Putin e Donald Trump ha subito fatto il giro del mondo. Una stretta di mano plateale ed emblematica che i due superpotenti hanno voluto offrire agli obiettivi presenti anche se una stretta di mano cordiale c’era già stata prima dell’inizio lavori del G20. Trump si era pure concesso una pacca sulla spalla di Putin, come se questo fosse un caro vecchio amico. Oltre due ore a porte chiuse dopo la vistosa manifestazione di alleanza. Presenti soltanto il segretario di Stato americano Rex Tillerson e il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, oltre ai due traduttori. Cosa possano essersi detti avrà suscitato la curiosità e fatto perdere il sonno di tante persone. Gli eventi che precedono questo lungo incontro sono molteplici e spesso contraddittori. Dagli interessi americani in Siria con annesso sogno di rovesciarne il Governo stroncato dai russi alla vicenda coreana e passando per l’impeachment del presidente Usa, la lettura dei veri rapporti tra i due giganti è davvero difficile.
Ad Amburgo, durante un G20 caratterizzato da violenti ed incessanti scrontri in strada tra manifestanti e Forze dell’ordine, i presidenti hanno concordato un immediato cessate il fuoco in Siria. E fin qui ce lo si poteva anche aspettare visto che gli Usa hanno capito già da qualche tempo che la lunga e dispendiosa partita si è conclusa con una sconfitta. Giovedì il segretario di Stato Rex Tillerson aveva dichiarato che con la liberazione di Raqqa in corso l’Isis era praticamente ormai sconfitto ed invitava a fornire aiuto per “garantire stabilità alla Siria affinché il Califfato non risorga dalle ceneri”. Al di la di una lettura in chiave “minaccia”, era chiaro il prossimo ritiro delle truppe americane dal territorio siriano. Ma la Siria è attualmente solo uno dei problemi, o conflitti, aperti sul piano globale. Durante il colloquio, i due Big avevano da confrontarsi sulla Corea del Nord e sulla base che l’America sta ultimando in Corea del Sud a pochi passi dal territorio russo oltre che dalla Cina.
Tra le altre cose, la presenza al G20 di Recep Tayyip Erdogan conteso tra le due superpotenze ed in bilico per l’Ue che sta valutando se rigettare la sua richiesta di adesione all’Unione. Presenza scomoda un po’ per tutti in questo momento, anche solo per la vicenda della direttrice di Amnesty fermata e condotta in caserma senza alcuna spiegazione ancora dopo 36 ore. Se non dovessero bastare questi argomenti per riempire le due ore a tu per tu di Trump e Putin, si aggiungono la crisi Ucraina e le tensioni mediorientali con il Qatar; dove nei prossimi giorni si recherà Tillerson per tentare una mediazione. I due si sono stretti a lungo la mano per esser certi che a nessuno sfuggisse lo scatto fotografico del secolo, ed il clima pareva davvero molto disteso tra loro. Eppure, in questo momento basterebbe la sola Corea per innescare un irreversibile conflitto tra le due parti. In più, a confondere le idee, o per azzerare la questione, a Varsavia Trump aveva dichiarato che la Russia avrebbe interferito con le elezioni americane “come altri Paesi”. Alle loro rispettive spalle infine c’erano Lavrov e Tillerson che non se le sono mai mandate a dire.
Tra i tanti che ci perderanno il sonno ci sono sicuramente Erdogan e Merkel. Il primo occupa ormai una posizione talmente ambigua da dover temere un congedo in stile Saddam o Gheddafi. Seconda potenza Nato per numero di basi, prossimo all’annessione all’Unione europea, colpito da un tentato golpe a detta del presidente turco orchestrata dagli Usa, da tempo nemico della Russia ed adesso riammesso tra le grazie di Mosca: l’incontro tra Putin e Trump avrà rischiato di far impazzire Erdogan. Inquieta anche la padrona di casa Angela Merkel, che in una fase così squilibrata della potenza Usa sta tentando di allontanare l’intera Unione europea dalla condizione di sudditanza americana per raggiungere la totale indipendenza. Ed eventuali accordi tra la parti estreme non possono che comprimere chi sta in mezzo come l’Europa, quindi la Germania. Oppure l’ansia globale che scaturisce da quella lunga ed intensa stretta di mano potrebbe essere ancora più motivata dalla spiegazione più banale: entrambi volevano dimostrare superiorità e sangue freddo.