A partire dalle prime ore di questa mattina i militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Sciacca hanno eseguito sette ordinanze applicative della misura cautelare personale dell’obbligo di firma ed inoltre notificato ventisette provvedimenti di conclusione delle indagini per ipotesi di reato legate al fenomeno dell’assenteismo. I reati contestati sono la truffa ai danni di un ente pubblico, ed inoltre in alcuni casi, il peculato, l’interruzione di pubblico servizio nonché reati di false certificazioni. Tra i numerosi soggetti sottoposti ad attività investigativa, quattro rivestono anche il ruolo di consigliere comunale presso vari comuni dell’Agrigentino. Per 7 degli indagati, inoltre, il gip presso il tribunale di Sciacca ha emesso, su richiesta della Procura della Repubblica di Sciacca, altrettante ordinanze di custodia cautelare di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Le indagini, protrattesi per alcuni mesi, vedono coinvolti medici, infermieri ed ausiliari in servizio presso l’ospedale “F.lli Parlapiano” di Ribera e sono il frutto di una complessa attività investigativa, che è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Sciacca. L’attività d’indagine ha tratto origine da un’iniziale attività informativa in materia di assenteismo di pubblici dipendenti svolta nella parte occidentale della provincia agrigentina, la quale aveva consentito da subito di rilevare come si rendesse oltremodo necessario rivolgere l’attenzione al nosocomio di Ribera. In particolare, all’esito di numerosi sopralluoghi, appostamenti e pedinamenti, svolti dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Sciacca agli ordini del Cap. Luigi Carluccio, quello che si è in tal modo profilato agli occhi dei finanzieri è un vero e proprio “sistema”, in cui i dipendenti pubblici avevano assunto a stile di vita comportamenti in tutto antigiuridici, costituiti dalla continua falsificazione dell’attestazione circa la propria presenza sul posto di lavoro, a tutto beneficio di impegni personali e familiari svolti in modo indisturbato al di fuori del nosocomio riberese. In particolare, l’attività d’indagine, eseguita anche tramite il ricorso alla strumentazione tecnica, ha evidenziato una vasta ed eterogenea serie di illeciti, come la timbratura “cumulativa” dei cartellini di presenza atta a “coprire” l’abituale allontanamento di dipendenti e dirigenti medici per tornare o rimanere a casa propria o, ancora, dedicarsi ad altri impegni personali o familiari. A titolo esemplificativo, il caso di una dipendente sanitaria periodicamente intenta a fare spese durante l’orario di ufficio e quello di un’altra, la quale si recava abitualmente dal parrucchiere.
Gli illeciti connotati da maggiore disvalore hanno però riguardo il personale impiegato in servizi esterni, appartenente a quasi tutte le categorie ospedaliere. Emblematico in tal senso, il caso del personale impegnato nell’esecuzione delle visite fiscali. E’ stato infatti verificato come alcuni dei medici responsabili di tale servizio si limitassero a compilare il referto della visita richiesta dai datori di lavoro dei dichiaranti malattia, senza procedere all’effettuazione della visita stessa e talvolta senza neppure avere alcun contatto con il paziente. In tal modo, il medico fiscale, oltre a vanificare la funzione stessa della visita fiscale, maturava indebitamente il diritto alle indennità previste per le visite mediche domiciliari. In altre parole, venendo meno a più funzioni pubblicistiche che l’esercizio stesso della professione medica presuppone, il comportamento di tali medici ha integrato le ipotesi delittuose di truffa aggravata, peculato e falso ideologico. Tali condotte, poste in essere attraverso una serie di numerose false attestazioni, ha consentito agli indagati, medici e infermieri, di percepire indebitamente indennità accessorie allo stipendio per prestazioni domiciliari effettuate in giorni di assenza dal lavoro, o, ancora, di percepirne di ulteriori rispetto ai servizi effettivamente resi.
Altra grave forma di assenteismo è quella rilevata nei confronti dei personale del nosocomio addetto al servizio di 118. Nei confronti di alcuni operatori addetti a tale servizio l’attività d’indagine ha consentito di rilevare come interi equipaggi in servizio di pronta reperibilità si allontanassero periodicamente con mezzi propri e addirittura con l’autoambulanza in loro dotazione, per sbrigare faccende in tutto personali, quali l’acquisto di frutta e verdura, distogliendo il mezzo e l’equipaggio dal servizio di pronta reperibilità, proprio del 118.