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La guerra in Siria è davvero finita?

Dopo l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin al G20 di Amburgo dello scorso 7 luglio, pare che gli Stati Uniti stiano chiudendo il programma di sostegno alle truppe anti-Assad autorizzato nel 2013 dalla presidenza del Premio Nobel per la pace Barack Obama. È il Washington Post a lanciare la notizia ripresa poi anche da Al Arabiya. Secondo il Post, gli Usa avrebbero chiuso il programma segreto portato avanti dalla Cia con cui venivano armate e finanziate milizie di combattenti ribelli scagliate contro il presidente Bashar al Assad. Quattro anni di attività non ufficiale, o se si preferisce “segreta”, con cui gli Stati Uniti d’America avrebbero provato a rovesciare il Governo siriano. Il piano non riuscì nei suoi primi due anni di esecuzione in virtù dell’unità interculturale ed interreligiosa dei siriani che si schierarono con il loro presidente senza cedere ai rodati tentativi di spaccare il Paese. Poi, nel 2015, quando le Forze governative siriane iniziarono ad accusare stanchezza e perdite, entrarono in gioco i russi con la loro guerra all’Isis sul territorio. L’azione militare russa aveva già messo in seria difficoltà quella delle Forze di coalizione americana e la rinuncia al rovesciamento del Governo di Assad era nell’aria. Gli Usa dovettero incassare varie sconfitte negli anni. La prima, e più eclatante, fu quella sulle armi chimiche di Assad. Era un gioco che aveva portato ottimi risultati in Iraq contro Saddam Hussein. Ma questa volta, a differenza del caso iracheno, che l’accusa fosse falsa e che lo Stato da attaccare non avesse davvero armi di distruzione di massa venne fuori prima del conflitto. Altri tentativi andarono a vuoto negli anni e gli Stati Uniti stavano investendo ingenti risorse che non producevano di fatto i risultati sperati. Quella in Siria era quindi ormai una causa persa, forse utile solo al fine di possibili contrattazioni con la Russia. Accordo che pare esserci stato ad Amburgo tra il colloquio ufficiale e la seconda informale chiacchierata tra i leader delle superpotenza che in Siria prendevano le parti di opposte fazioni: quella dei ribelli – e secondo la Russia anche dell’Isis – gli Stati Uniti e quella del Governo di Bashar al Assad la Russia. I ribelli che assediavano Damasco starebbero adesso godendo di una qualche forma di salvacondotto e pare essere la stessa agenzia di intelligence americana ad accompagnarli in una area a nord-ovest di Damasco in attesa di definitivo allontanamento dalla capitale. Si presume adesso che tra qualche mese inizierà la contesa per il business redditizio quanto, se non più, la guerra stessa: la ricostruzione. La Siria in questi anni è stata distrutta e le sue strutture fatte esplodere più e più volte con i noti barili imbottiti di esplosivo da parte dei ribelli. Malgrado il Governo abbia fatto ricostruire negli anni varie strutture ospedaliere e scolastiche per compensare quelle venute meno a causa degli attacchi ribelli e dei bombardamenti delle Forze di coalizione, i danni subiti dalla Siria sono enormi e le risorse del Governo, da anni sottoposto a sanzioni, sono limitate.
VIDEO
Le immagini pubblicate nel 2015 dal Daily Mail on line mostrano le macerie di un quartiere di Damasco ripreso con un drone:

Redazione:
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