All’ordine del giorno nei due rami del Parlamento c’è la partecipazione dell’Italia alla missione internazionale in Libia. Le Commissioni riunite Esteri e Difesa, dopo aver ascoltato i ministri degli Esteri e della Difesa, hanno approvato l’invio in aula per la discussione sulla deliberazione del Consiglio dei ministri adottata il venerdì 28 luglio. La missione prevede la partecipazione al lavoro che la Libia intende evolvere sulla lotta al traffico di migranti. Un “Mare sicuro 2.0” che si estenderebbe alle acque territoriali libiche – leggi articolo – come da formale richiesta di supporto del presidente del Consiglio nazionale libico Fayez al-Sarraj del 23 luglio.
La missione prevede grossomodo lo stesso assetto di Mare sicuro, missione militare a tutela della marineria italiana, dei punti di estrazione dell’Eni ed in generale in difesa degli interessi italiani nel Mediterraneo centrale. A questi compiti si dovrebbe aggiungere un supporto alla Guardia Costiera libica chiamata a fronteggiare in modo più attivo il traffico di migranti. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, ieri in Commissione affari Esteri-Difesa a Camere riunite, ha precisato che le regole d’ingaggio saranno appunto le stesse della predetta Mare sicuro e che nel caso di attacco da parte di trafficanti i nostri militari potranno rispondere al fuoco anche in acque libiche senza così violare la sovranità della Libia. La copertura finanziaria della missione rientra nella stessa stanziata per la precedente e prorogata missione di controllo e sicurezza del Mediterraneo centrale.
Poco chiaro è invece il tipo di intervento che la Marina Militare italiana dovrà effettuare per fornire supporto alla Guardia Costiera libica. Non si parla di blocco navale, precisa Pinotti. La Lega Nord annuncia di propendere per un voto avverso appellandosi alla scarsa chiarezza circa l’azione anti-barconi di migranti. Favorevole pare essere Fratelli d’Italia che apprezza l’inversione di tendenza da accoglienza a tutto tondo ad argine al flusso migratorio. Sinistra Italiana definisce la missione una “avventura” ed anticipa il probabile voto contrario. Pare possa appoggiare la missione Forza Italia, mentre ci si aspetta un M5S show in aula. La missione italiana gode dell’approvazione e del supporto dell’Unione europea. Supporto limitato secondo il ministro degli Esteri Angelino Alfano.
L’argine al flusso migratorio in esame con la delibera del Consiglio dei ministri sulla partecipazione attiva al contrasto che la Libia dovrebbe attuare non sembra fino ad oggi tenere conto delle sorti dei migranti che attendono di attraversare il Mediterraneo verso l’Europa. Se l’Italia non effettuerà respingimenti verso la Libia, quest’ultima li farebbe quindi verso i propri confini oppure dovrebbe trattenere i migranti in centri di detenzione fino a quando l’Alto Commissariato per le Nazioni Unite e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni non si stabiliscono sul territorio per gestire flussi e diritti umani. Magari entro le mura degli Hotspot promessi dal presidente francese Emmanuel Macron, a spese della Francia, già per questa estate.
Nel frattempo però, data 1 agosto, è arrivata la relazione mensile delle Nazioni Unite sui diritti civili e le vittime in Libia e il contesto è disarmante. Il 4 luglio scorso, ad esempio, nuclei familiari composti da donne e bambini sono morti sulla spiaggia di Tripoli a causa di un bombardamento. Tra morti e feriti il saldo per il mese di luglio è pari a 36 vittime civili. Altre forme di maltrattamenti e violenze che spesso si concludono in omicidio sono spesso documentate, anche dalle stesse Nazioni Unite, mediante video che sfuggono ai controlli e finiscono in rete denunciando gli autori vestiti con le divise dell’Esercito libico. La relazione delle Nazioni Unite precisa però che le cifre e le informazioni esposte non sono un dato completo: “Le cifre per i vittime civili sopra indicate includono solo le persone uccise o ferite durante le ostilità e che non partecipavano direttamente alle ostilità. Le cifre non includono quelle vittime che non sono un risultato diretto delle ostilità, ad esempio le esecuzioni dopo la cattura, la tortura o il sequestro, o le vittime causate come conseguenza indiretta delle ostilità”.