Anche SOS Mediterranee ha firmato il Codice di Condotta per le Ong presso il Viminale. Ma non si tratta dello stesso documento inizialmente rigettato dalle Ong. La Organizzazione Non Governativa franco-italo-tedesca definisce il Codice di Condotta sottoscritto una versione “aggiornata”. Aggiornamenti che rendono però il Codice sottoscrivibile nella sua inutilità. La versione voluta da molte Ong, con in testa la vicepresidente e co-fondatrice di SOS Mediterranee Sophie Beau, riporta alla normalità dei trattati internazionali il diritto al soccorso ed il rispetto della natura delle Ong. Adesso infatti è stato precisato che l’eventuale presenza di funzionari di polizia a bordo delle navi delle Ong non prevede la presenza di armi al seguito. Inoltre è stato “smussato” il punto del Codice che negava l’opzione trasbordo migranti tra navi. Queste operazioni sono adesso consentite se sotto il coordinamento ed il controllo della sala operativa della Guardia Costiera di Roma e quindi del Ministero dei Trasporti. Un ammorbidimento che permette adesso la riconciliazione tra Ong e Ministero dell’Interno, grazie anche all’intervento del Ministero dei Trasporti che, nella persona del suo titolare Graziano Delrio, ha ricordato che è difficile impedire vittime di un naufragio se non è tempestivo l’intervento di soccorso. Pace fatta, almeno per cinque delle nove Ong che si erano sedute al tavolo del Viminale per sentirsi dire che il Codice di Condotta non poteva essere emendato con migliorie o compromessi utili alla collaborazione.
Ieri l’organizzazione umanitaria europea SOS Mediterranee ha incontrato Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione presso il Ministero dell’Interno. L’incontro è stato fissato per proseguire la discussione sul Codice di Condotta per le organizzazioni umanitarie attive in operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale. “Abbiamo apprezzato molto l’impegno del Ministro dell’Interno italiano nel discutere ed accettare I nostri emendamenti in modo da poter superare le nostre principali preoccupazioni sul Codice di Condotta per le Ong. Chiuso questo capitolo adesso ci possiamo concentrare su questioni molto importanti quali i preoccupanti sviluppi nella zona di ricerca e soccorso”, ha commentato Sophie Beau al termine dell’incontro. Sviluppi che rendono adesso difficile e poco utile la presenza delle navi delle Ong. Le ultime notizie da quelle acque riportano infatti cifre allarmanti di migranti bloccati dai libici e ricondotti a terra. Ed il territorio libico non è una frontiera con centri di accoglienza oppure hotspot ma un’area al cui esterno restano i diritti fondamentali dell’uomo ed al cui interno operano indisturbati gli sfruttatori ed i violenti sequestratori. Perché negli ultimi anni si era sviluppato un sistema diverso da quello che ormai era noto ai più: i migranti non pagavano più per salire sulle barche ma venivano imbarcati con la forza quando non erano più produttivi. Quindi la Libia era luogo di sequestro in attesa di riscatto. Quando per ogni migrante subsahariano era stato spremuto il possibile, questo diventava un vuoto a perdere da cestinare nel Mediterraneo. Che poco importava se il migrante giungeva vivo in Italia poco importava e lo si era visto con l’aumento delle vittime nel Mediterraneo. Non si attendeva più alcuna telefonata di garanzia perché in Libia il trafficante potesse riscuotere il saldo della corsa. Adesso le Ong possono operare tranquillamente fuori dalle acque libiche. Se si avvicinano i libici sparano, a “soccorrere” i migranti ci pensano i libici ed i migranti rendono parecchio già a terra senza bisogno di armare gommoni per le traversate. Da quest’anno il cimitero sarà nel deserto, perché l’Italia ha chiuso quello nel mare.