Massicce annuali esercitazioni statunitensi nella Corea del Sud in cui è presente una grossa base a stelle e strisce. Accelerazioni nel programma missilistico della Corea del Nord con test balistici puntati sul Giappone, alleato degli Stati Uniti. Minacce e provocazioni da entrambe le parti, in una penisola appendice della Russia e davanti la porta di casa della Cina. Una escalation di tensione a testata nucleare che questa notte, ora italiana, ha superato il Giappone ed ogni altro limite. Un missile lanciato dalla Corea del Nord avrebbe di fatto sorvolato il Giappone per cadere direttamente nell’Oceano Pacifico. Una dimostrazione di capacità balistica fin qui mai rivelata da Pyongyang che lava la sbeffeggiata magra figura del triplice test di sabato. Test che intendeva dimostrare forza durante le grandi manovre degli Stati Uniti in Corea del Sud ma che di fatto non ha avuto un esito granché incoraggiante per lo Stato maggiore di Pyongyang. La risposta made in Usa al lancio, riuscito, del missile a lunga gittata nordcoreano di questa notte – fuso orario italiano – è stata una dimostrazione delle capacità di fuoco dei cacciabombardieri veterani F15. Un piccolo stormo composto da quattro caccia ha sganciato otto bombe su un bersaglio nel poligono di addestramento di Pilseung, in territorio sudcoreano.
Pare che il missile della Corea del Nord non fosse “carico”. Questo si è infatti frammentato in mare senza alcuna detonazione. Una semplice dimostrazione di distanze che la Corea del Nord è in grado di raggiungere con le armi messe a punto. La minaccia adesso è più concreta. La Cina, dal canto suo, non intende prendere una posizione drastica contro l’alleato Pyongyang. Sarebbe troppo comodo per gli Stati Uniti eliminare il deterrente che Kim Jong-un rappresenta nella penisola coreana lasciando così campo libero ad un massiccio insediamento militare e missilistico americano in quel di Seul. Base che a questo punto farebbe sentire alla Cina una pistola puntata alla tempia. Stessa distanza di fuoco che avrebbe anche per la Russia. Entrambe le superpotenze infatti si limitano ad osservare senza prendere ufficialmente le parti di nessuno. Quantomeno non in modo severo. Kim Jong-un però non è suo padre e lo ha dimostrato con l’accelerazione del programma missilistico condotto malgrado le sanzioni che la Corea del Nord, già estremamente povera, continua a condurre. Il programma del giovane leader di Pyongyang è a questo punto potenzialmente pronto per rispondere a qualunque pressione militare Usa e valido per la legittima difesa della dinastia che da tre generazioni governa la Corea del Nord. Entrambe le parti hanno però adesso il dito sul grilletto ed in gioco ci sono milioni di vite umane.