Nell’escalation di tensione che sulla penisola coreana sta raggiungendo livelli critici nessuno intende tirare indietro la gamba. Anzi, sembra che Donald Trump e Kim Jong-un stiano giocando a chi ce l’ha più grosso. La risposta al test nucleare di Pyongyang si manifesta con una ulteriore dimostrazione di forza degli Stati Uniti che insieme all’alleato Seul avvia oggi ulteriori “grandi manovre” nelle acque internazionali antistanti le due coree. Intanto viene rimosso l’ultimo ostacolo rappresentato da alcuni consiglieri della Difesa sudcoreana, come ministro della Difesa sudcoreano Sung En Mon, contrari alla dotazione missilistica a lungo raggio sul territorio. Un accordo tra Donald Trump ed il presidente sudcoreano Moon Jae-in prevede la rimozione di alcuni limiti precedentemente imposti sulle batterie missilistiche sudcoreane che, in virtù dell’attuale concordato, potranno percorrere ben oltre gli 800 chilometri e con cariche esplosive che potranno raggiungere i 500 chilogrammi. Decisione che si trasformerebbe così in una minaccia permanente su suolo sudcoreano a Cina e Russia oltre che al nemico della Corea del Nord. Queste le decisioni bilaterali prese fin qui da Washington e Seul senza brillanti doti diplomatiche. Il Consiglio per la Sicurezza delle Nazioni Unite, fin qui, non propone soluzioni se non quella di ulteriori sanzioni e classiche ammonizioni con la consueta formula della “severa condanna” verbale alla Corea del Nord.
Il ruolo del “diplomatico” viene temporaneamente impersonato da Vladimir Putin – che è inevitabilmente parte interessata – con la definizione di inutilità riguardo le eventuali ulteriori sanzioni e facendo notare che ostinarsi alla “isteria” militare sia un vicolo cieco privo di logica. Il presidente russo ha infatti sottolineato la scontata evidenza dei fatti: “La Corea del Nord ha armi atomiche ed un conflitto potrebbe portare ad una catastrofe globale”. Ma sembra che nessuno sia interessato a prestargli ascolto. Piuttosto, parrebbero tutti concentrati sulla dotazione belligera della Corea del Nord sottovalutando quella che potrebbe scatenare la prossima crisi se non addirittura guerra mondiale e cioè il potenziamento missilistico della Corea del Sud. Donald Trump, Shinzo Abe, Angela Merkel, Emmanuel Macron, Paolo Gentiloni, Justin Trudeau, Theresa May, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk hanno infatti firmato una dichiarazione con cui richiedono L’immediato abbandono di tutti i programmi di sviluppo nucleari e di missili balistici in una maniera che sia completa, verificabile e irreversibile”. Al tavolo però sedeva chi in questo momento si sta occupando di sviluppare quelli della Corea del Sud.