Tra ieri ed oggi, i porti siciliani stanno accogliendo i migranti sbarcati dalle navi delle Ong e da navi militari. Sono circa 1.600 e navigavano su 15 diverse barche i migranti presi a bordo dalle navi che oggi sbarcano nei porti italiani. Altri mille migranti, all’incirca, sono stati invece “soccorsi” dalla Guardia Costiera libica e hanno quindi rivisto la costa da cui speravano di fuggire. In totale sono quasi tremila i migranti che tra sabato e domenica hanno lasciato la Libia per raggiungere le coste italiane malgrado gli accordi con il Paese nordafricano e quelli documentati da Reuters e Associated Press che l’Italia avrebbe concluso con il leader della “Brigata 48“: il mafioso Ahmad Dabbashi, meglio conosciuto con il nomignolo di “al-Ammu“, lo Zio. La breve ma intensa ondata migratoria che ha coinvolto le navi delle Ong che ancora operano nel Mediterraneo centrale, come la Aquarius di SOS Mediterranee, coincide con altre attività in corso d’opera che interesserebbero la Libia.
“Una missione ai confini meridionali della Libia con gli obiettivi principali di realizzare una base logistica per le attività operative della Guardia di confine e di prevedere un’adeguata presenza delle Organizzazioni delle Nazioni Unite sul territorio”, è il programma concordato venerdì al Viminale dal Comitato Italia-Libia. Missione che si traduce con l’invio di Forze italiane in territorio libico, già proposte e poi “ritirate” dopo le scaramucce con il generale Khalifa Haftar. La missione italiana si era infatti temporaneamente limitata all’approdo in porto libico di una nave della nostra Marina Militare. Nelle 24 ore che precedevano il vertice italo-libico al Viminale una flottiglia di gommoni si accingeva a prendere il largo dalla costa della Libia e le Ong si sono riscoperte utili sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana. Oltre questo, anche un altro dettaglio dell’operazione lascia perplessi: fermo restando che le Ong possono non essere d’accordo col riaffidare i migranti alle amorevoli cure degli aguzzini libici, perché le navi militari fanno rotta verso l’Italia?
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