Pesi e misure

Editoriale di Mauro Seminara

Ci sono due Procure della Repubblica che seguono inchieste diverse tra loto ma che hanno delle analogie capaci di far riflettere. Le Procure sono quella di Termini Imerese e di Catania. La prima è retta dal Procuratore capo Ambrogio Cartosio e la seconda dal collega Carmelo Zuccaro. Entrambi sono nomi ben conosciuti su scala nazionale. Entrambi noti per fatti o inchieste legate ai soccorsi in mare effettuati dalle navi delle Ong. Carmelo Zuccaro chiedeva di poter usare informazioni provenienti da ambienti di intelligence per aprire una inchiesta ed indagare così su ciò che accadeva quotidianamente nel Mediterraneo centrale, se esistevano giri di finanziamenti irregolari o coinvolgimenti per interesse con i trafficanti libici. Doveroso ricordare che il procuratore di Catania è stato pubblicamente massacrato dai partiti, dai giornali ed anche e di conseguenza dall’opinione pubblica per avere osato mettere in dubbio l’assoluta bontà di intenzioni delle Ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo. Il procuratore capo di Termini Imerese era ad interim a capo della Procura di Trapani quando questa ha indagato la Ong Jugend Rettet ed ottenuto l’autorizzazione al sequestro della Iuventa, imbarcazione con cui venivano effettuati i soccorsi al largo della costa libica. Trasferito alla Procura di Termini Imerese, il fascicolo è passato sotto la responsabilità del nuovo procuratore capo di Trapani, tale Alfredo Morvillo. Il fratello di Francesca Morvillo, morta insieme al compagno Giovanni Falcone nell’attentato di Capaci del 1992, si è insediato a Trapani ad agosto in sostituzione di Cartosio. Notizia attuale è l’attesa di responso alla richiesta del legale della Ong tedesca Jugend Rettet di dissequestro della Iuventa. Il Tribunale di Trapani dovrà decidere entro e non oltre domani se accettare l’istanza del legale di Jugend Rettet, decadranno altrimenti i termini del provvedimento di sequestro. L’avvocato della Ong ha fatto pesare non poco le criticità che vedono l’impianto accusatorio basarsi principalmente sulle dichiarazioni rese dai due addetti alla sicurezza della Imi Security Service. I due “gola profonda”, imbarcati sulla nave Vos Hestia di Save the Children, sarebbero infatti stati ricondotti ad ambienti dell’estrema destra e a loro volta questi pare abbiano punti d’incontro con la Generazione Identitaria di Defende Europe, la Ong anti-Ong che intendeva bloccare i soccorsi in mare della flotta civile europea. Una situazione ingarbugliata di parti estreme che rischia adesso di sgonfiarsi nelle mani della Procura di Trapani dopo un possibile eccesso di zelo precedente. Se il Tribunale accorda il dissequestro, la possibilità che il fascicolo sia stato riletto e reinterpretato diventa concreta. Intanto uno dei due contractor della Imi Security Service, Pietro Gallo, è stato raggiunto da un mandato di perquisizione disposto proprio dalla Procura di Trapani. Perquisizione che ha poi visto il sequestro di computer e smartphone di Gallo che, al momento, non risulta indagato. Sul registro degli indagati è invece stato iscritto il comandante della Vos Hestia: Marco Amato. L’inchiesta di Trapani sulle Ong si sta quindi allargando per avere un quadro più completo. Questo, d’altro canto, chiedeva l’avvocato della Ong tedesca Leonardo Marino asserendo che non poteva essere indagata in questo modo la sola Jugend Rettet senza che entrassero a far parte delle indagini anche le altre Ong e la stessa Guardia Costiera che coordinava i soccorsi. L’inchiesta di Catania invece non è mai partita. Ma la Procura etnea non è priva di impegni e l’ultimo colpo sferrato ha raggiunto l’ex sindaco del Partito Democratico di Vittoria, Giuseppe Nicosia, ed il fratello Fabio Nicosia, attualmente consigliere comunale dello stesso Comune. I due politici sono stati sottoposti agli arresti domiciliari quale esito delle indagini che li vede rei di scambio elettorale con la mafia in vista delle elezioni comunali del 2016. Tra gli arrestati raggiunti dal dispositivo della Procura di Catania anche Gionbattista Puccio e Venerando Lauretta, entrambi già condannati per associazione mafiosa. La Procura etnea è anche la stessa che, per restare in ambiente legato al fenomeno migratorio, aveva scoperchiato la grande pentola del Cara più grande d’Europa: quello di Mineo. Anche in quel caso erano stati travolti eccellenti nomi della politica. Tra questi spiccano il sottosegretario all’agricoltura del partito di Angelino Alfano, Giuseppe Castiglione, ed il sindaco di Mineo nel mucchio dei 17 rinviati a giudizio dalla Procura di Carmelo Zuccaro. Le accuse annoverano la turbativa d’asta commessa tra il 2011 ed il 2014, ma anche la richiesta di voti in cambio di assunzioni presso lo stesso centro per richiedenti asilo. Sia le indagini di una mai aperta inchiesta sulle Ong, sia quelle sui rapporti mafia-politica di Vittoria e sul voto di scambio di Mineo con annessa turbativa d’asta includono dei chiari tornaconto economici o elettorali. Presupposti che vengono meno nell’inchiesta sulla Iuventa di Jugend Rettet che, sin dal primo momento, non risulta abbia mai agito o violato regole a fini di lucro. Negli ultimi due giorni si fa un gran parlare dell’obbligo di firma notificato al sindaco del Movimento Cinque Stelle di Bagheria, in provincia di Palermo, Patrizio Cinque. A onor del vero se ne parla infinitamente più di quanto possa aver fatto discutere l’arresto di un ex sindaco che contava sui voti di Cosa Nostra per la sua elezione. Nell’inchiesta che vede il sindaco Cinque sottoposto insieme ad altri 16 indagati all’obbligo di firma e due dipendenti comunali sottoposti al regime di divieto di dimora nel comune di Bagheria, manca però in prima analisi un accusa di tangenti o altra forma di tornaconto personale. Premesso che indagare chi pare aver commesso degli illeciti è cosa giusta e bisogna fugare ogni dubbio, la misura cautelare inflitta appare forse un po’ sovradimensionata nel caso di Bagheria come in quello di Jugend Rettet. Titolare dell’inchiesta che ha travolto l’intero Comune di Bagheria è la Procura di Termini Imerese. Il procuratore capo della Procura in questione è lo stesso Ambrogio Cartosio dell’inchiesta di Trapani sulla Ong tedesca che rischia adesso di sgonfiarsi come un sacco vuoto. Potrebbe sgonfiarsi anche quella di Bagheria, ma quando e se dovesse avvenire, sarebbe troppo tardi: la campagna elettorale è in pieno svolgimento in Sicilia e il 5 novembre si vota. La Giustizia deve fare il suo corso e non si può sempre mettere in dubbio la buonafede della Procura inquirente, ma non possiamo neanche dimenticare che l’affare Consip è per il segretario del PD Matteo Renzi un caso di giustizia ad orologeria per colpire lui e la sua famiglia e che per Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, il congelamento dei conti di partito disposto a seguito dell’indagine che coinvolse Umberto Bossi ed il tesoriere leghista è un attacco alla Lega Nord per paura che possa andare al Governo con le prossime elezioni. Tutti però trasversalmente d’accordo sul massacro del sindaco di Bagheria che avrebbe agito in modo non del tutto trasparente – a patto che vengano dimostrate le accuse – per la questione dei rifiuti nel territorio che amministra. Nessuno però si è accorto di un piccolo ed insignificante dettaglio: Bagheria affogava nell’immondizia ed oggi è uno dei comuni più puliti della provincia di Palermo. La stessa Palermo, capoluogo di Regione e capofila della lista di centrosinistra alle prossime elezioni regionali, è una discarica a cielo aperto. Un reato è un reato, non si discute. Possiamo però negare che in Sicilia il malaffare ha tra i suoi più ricchi business proprio i rifiuti mediante il clima emergenziale da cui Bagheria si è tirata fuori? Questo, forse, in Sicilia è il crimine più grave. Poi ci sono accuse a margine che, obiettivamente, non farebbero neanche notizia se non fosse per la più grande delle colpe di Patrizio Cinque: è “grillino”! Fiduciosi nei confronti della magistratura attendiamo l’esito dei processi.

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