Le Forze speciali del Mossos, la Guardia Civil e la Polizia dispiegate in assetto anti-sommossa ed adesso dirette da Diego Pérez de los Cobos che ha ricevuto consegna di impedire il referendum del 1 ottobre. Il nuovo direttore tecnico pro tempore è stato selezionato direttamente all’interno del Ministero dell’Interno. In strada i catalani sono pronti alla guerriglia da quando 14 funzionari del Governo della Catalonia sono stati tratti in arresto perché intenti alla preparazione della consultazione popolare. Rajoy continua ad asserire con determinazione che non ci sarà alcun referendum perché questo sarebbe incostituzionale. Omissione generale da parte del Governo di Madrid sul diritto all’autodeterminazione. Intanto anche i media spagnoli tirano in ballo la Russia asserendo che questa stia influenzando la secessione catalana con ingerenze sui social media come avrebbe fatto con la Brexit e con l’elezione di Donald Trump.
La spaccatura, ormai insanabile, poco o nulla può aver a che vedere con tweet e post Facebook provenienti da altri Paesi. Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha definito i funzionari arrestati dei “prigionieri politici”. Mariano Rajoy rifiuta il dibattito asserendo che in Spagna c’è libertà di espressione ed ognuno può dire quello che vuole, ma di fatto la libertà pare essere molto limitata se nel porto di Barcellona tre navi noleggiate dal Governo fungono da mega-caserme galleggianti per l’esercito di agenti pronti ad intervenire se il popolo catalano dovesse insorgere e nel caso in cui la Catalogna dovesse tentare si svolgere la consultazione. Il Governo catalano ha inviato un memorandum ai Ministeri degli Esteri degli altri Paesi membri dell’Unione europea per informarli dello “Stato di emergenza” imposto in Catalogna dal Governo madrileno. Nella nota inviata ai ministeri europei il Governo secessionista sottolinea che l’azione dello Stato spagnolo e l’arresto dei funzionari siano “un flagrante attacco al principio di autonomia riconosciuto all’articolo 137 della Costituzione spagnola”.
Il referendum sarebbe solo una consultazione che non condurrebbe da nessuna parte oppure ha ampie possibilità di vedere una maggioranza degli spagnoli favorevoli all’autodeterminazione della Catalogna? Secondo le 43 città che hanno aderito alla manifestazione contro l’azione di Polizia che ha arrestato i 14 funzionari, la manifestazione in strada durata ben 14 ore e le migliaia di persone che vi stanno aderendo in favore della libertà catalana di consultare il popolo per determinare se il futuro dovrà essere quello di Generalitat della Spagna o di Repubblica democratica della Catalogna e Stato membro della Unione europea, il rischio è concreto ed il referendum potrebbe concludersi con un netto “exit”. La Catalogna, con i suoi porti, il suo turismo e la sua produzione causerebbe una perdita economica notevole per il bilancio nazionale della Spagna, e di questo Mariano Rajoy ne è fin troppo consapevole. Ma non è solo la Spagna a temere la secessione: l’Unione europea non gradisce simili emulabili iniziative. Una secessione in Spagna potrebbe incoraggiare quella della Sicilia in Italia e dell’Irlanda nel Regno Unito. Sarebbe una riconfigurazione autodeterminata dell’Unione europea che questa non intende affrontare. Anche perché aumenterebbe il numero degli interlocutori in sede europea e, se i nuovi attori sono anche determinati ed “auto-determinati”, imporre loro tutte le autolesionistiche politiche Ue sarebbe cosa assai difficile.
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