Per quanto possa apparire assurdo a quanti hanno seguito la sequenza di azioni del 2011, iniziata con una risoluzione delle Nazioni Unite per una concordata No Fly Zone in Libia e finita con una guerra al termine della quale c’è stata l’esecuzione di Muammar Gheddafi, adesso la soluzione prospettata dalle Nazioni Unite per pacificare la Libia pare essere proprio la libertà del figlio del Rais libico di correre per le presidenziali. Così, secondo l’inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salame, il figlio di Gheddafi e tutta la corrente dei fedelissimi gheddafiani sono liberi di candidarsi alle elezioni presidenziali che – secondo Salame – avverranno nel 2018. Saif Al-Islam Gheddafi, figlio del colonnello Muammar Gheddafi, era stato condannato a morte da un Tribunale di Tripoli nel 2015 – in contumacia – per crimini di guerra. L’erede Gheddafi, 44 anni, era stato imprigionato a Zintan nel 2011 e vi è rimasto fino al giugno di quest’anno, quando a seguito di una amnistia per i prigionieri politici ne ha determinato la scarcerazione. Circostanza poco chiara, visto che una condanna a morte era stata pronunciata come detto a tripoli ed un mandato d’arresto internazionale era stato emesso da un Tribunale di Tobruk.
Già alla scarcerazione di Saif Al-Islam Gheddafi, in Libia c’era grande attesa per un ritorno unitario del prediletto di Muammar Gheddafi ed unico possibile elemento di unione delle due fazioni libiche. Da una parte infatti c’è il Governo di transizione voluto dalle Nazioni Unite con il generale Fayez al-Sarraj al comando e dall’altra parte pare ogni giorno più forte ed influente il generale Khalifa Haftar – gheddafiano – con il suo esercito. In una intervista rilasciata a France24, Ghassan Salame ha dichiarato che l’obiettivo di riuscire a tenere elezioni nazionali in Libia nel 2018 è tangibile e che a queste potranno concorrere anche i gheddafiani. Salame ha quindi espressamente puntualizzato che anche il figlio dell’ex leader libico potrebbe quindi candidarsi alla guida di una Libia unita e pacificata. La soluzione quindi cammina di pari passo con la logica ma non con la coerenza. Un Gheddafi, peraltro già indicato quale erede alla guida del Paese dal padre prima che la guerra travolgesse la Libia, potrebbe trovare l’accordo che da anni sfugge sul controllo complessivo dello Stato nordafricano dilaniato da conflitti interni. È anche vero che una volta pacificata la Libia, e resa più potente sotto una guida unica che porta il nome di Gheddafi, lo scacchiere potrebbe drasticamente cambiare e Stati Uniti e Francia potrebbero anche ritrovare un nemico che credevano di avere perso.
(Nella foto di copertina: Saif al-Islam Gheddafi dopo la scarcerazione)
Commenta per primo