Manca poco alle 20. Incontro Antonio che arriva dalla zona proiezione, dopo aver terminato i controlli dei film che saranno proiettati questa sera. Nella sua terza giornata la rassegna “Terra Mia” propone “Silent Snow” di Jan Van der Barg, seguito da due corti in animazione: “Mio nonno era un ciliegio” di Olga e Tatiana Poliektova e Mechanick, diretto da Margherita Clemente. I cortometraggi proiettati hanno visto premi prestigiosi per le loro categorie. Ho quindi voluto incontrare Antonio Bellia per parlare con lui del “selezionare”, proprio perché tutti i film proiettati nelle prime tre giornate della rassegna provengono dagli schermi del Siciliambiente Film Fest, di cui è fondatore e direttore artistico, ed è il selezionatore delle opere presentate dalla rassegna “Terra Mia”. È ancora presto per la proiezione del primo film. Complici un paio di calici di buon vino, iniziamo a chiacchierare.
Il video riassuntivo che abbiamo visto insieme domenica sera!Grazie ai nostri videomaker Vincenzo Vicio Costantino e Nicola Casadio 📹
Pubblicato da SiciliAmbiente Documentary Film Festival su Venerdì 28 luglio 2017
Il festival nasce dall’unione delle mie due grandi passioni che sono da un lato il cinema e dall’altro lo sviluppo sostenibile, quindi ambiente e diritti umani. Metto insieme questi due elementi e nasce il festival Siciliambiente. Non posso non tener conto di tutto questo. A me interessa che il festival abbia un valore e un ruolo riconosciuto d’informazione, di educazione, di conoscenza e di riflessione da parte dello spettatore. È una sensazione bellissima quando, con una platea piena soprattutto di turisti hai la proiezione di un film pesante, drammatico, con temi terribili, e, alla fine del film, qualcuno di questi si avvicina per ringraziarti. Questo vuol dire che sei riuscito a dare qualcosa, in termini umani e di sviluppo di quelle che sono alcune lotte oggi fondamentali in questo paese, ma più in generale nel mondo, che è devastato dal potere del denaro e dallo smantellamento dei diritti umani. E’ chiaro che tutto ciò incide, ed è fondamentale per me e per il festival. Il giorno in cui qualcuno mi dovesse dire qualcosa sulle scelte, dal punto di vista politico, io cambierei luogo e forse smetterei di fare il festival. Questa è una cosa che non permetterei mai a nessuno.
I primi quattro anni del festival sono stati economicamente un disastro, ma sono sicuramente stati i più belli per certi aspetti. Anche grazie alla forza dei temi trattati e grazie all’armonia dello staff che, anno dopo anno, si generava, ne arrivavano di nuovi, alcuni andavamo, ma si consolidava lo zoccolo duro di collaboratori che è rimasto sempre e c’è tuttora. Questo ha fatto sì che quegli anni fossero anche i più belli. C’era la voglia, da parte di tutti, di riuscire a realizzare una cosa grandiosa senza avere i mezzi per farla. In realtà, la forza del festival, è sempre stata questa, quella di non aver mai voluto fare delle cose approssimative, che avessero una qualità bassa, in tutti gli ambiti, quello tecnico, quello organizzativo e quello artistico. Le energie che hanno messo alcuni dei collaboratori sono pari alle mie e noi siamo tutti allo stesso livello, tutti con la stessa dignità e importanza di ruolo, c’è solo qualcuno che è il portavoce, e sono io, ma ho sempre rappresentato tutti, non me stesso.
Come la copertina di un libro, che ti invita ad essere scostata per gustarne il contenuto.
Ci fermiamo un attimo. La gente comincia ad entrare nel cortile adibito a sala di proiezione. Qualcuno si avvicina e saluta Antonio. Arriva una ragazza che lo saluta. Scambiano due chiacchiere.
“Lei è una di noi, dello staff. Con il passare delle edizioni è cresciuta, come è cresciuto il festival, anche economicamente. E’ diventato più solido, più credibile anche a livello internazionale, per cui alcune difficoltà che c’erano i primi anni, come ad esempio far arrivare film importanti e vincitori di prestigiosi premi internazionali, oggi non ci sono più. Il nostro si configura, oggi, come il festival sullo sviluppo sostenibile più importante d’Italia. Siamo nati grazie alla collaborazione del Festival Cinema Ambiente di Torino, che nei primi tre anni ci ha sostenuto, ha creduto in noi, ci ha dato film da proiettare. Dalla quarta edizione, l’identità del nostro festival si è assestata e ci siamo diretti verso la nostra vocazione, quella dello sviluppo sostenibile e dei diritti umani, anche grazie a una alleanza con Amnesty International. Negli ultimi anni, in altre parti dell’Italia e dell’Europa, si sono affacciati nuovi festival con le nostre medesime tematiche, segno che la strada che abbiamo tracciato era giusta. Lo dimostra il fatto che autori importanti scelgono il nostro festival e, quasi regolarmente, riusciamo ad avere anteprime. Nell’ultima edizione, il film vincitore, è stato proiettato in anteprima mondiale.” Si tratta di un film di produzione francese, “Mundiya Kepanga, The voice of the forest” diretto da Marc Dozier e Luc Marescot.
Parliamo ora del futuro e delle prospettive di Siciliambiente. Si avvicina l’edizione del decennale, importante punto di arrivo per qualsiasi festival di cinema. Cosa ci dobbiamo aspettare e cosa non ci dobbiamo aspettare?
“La situazione è molto complessa, a causa dell’inevitabile riassetto che porteranno le imminenti elezioni regionali in Sicilia e le prossime amministrative che, a giugno, interesseranno San Vito Lo Capo, e quindi non ci è possibile sapere, oggi, quali supporti economici ci saranno e di quale entità potranno essere, ma una grande certezza c’è: non aspettatevi che il Siciliambiente X non si faccia, la decima edizione del festival si farà, a costo di farla da solo in una piazza qualsiasi con un mini-proiettore, ma si farà. Siamo ora nella fase preliminare dello sviluppo di questa decima edizione ma posso già dire che la partnership con Amnesty International sarà ancora più importante. Già dalla scorsa edizione è stato creato il premio “Diritti umani” proprio in virtù dell’accordo tra Amnesty International e Siciliambiente” e quest’anno ci saranno, proprio in questo campo, grandi novità. Oltre alle proiezioni nella tradizionale sede storica del festival, a San Vito Lo Capo, faremo qualcosa anche a Palermo. Il ‘cosa’ è ancora in via di definizione, potrebbe essere un pre-festival, una parte del festival, oppure una seconda parte del festival, ma l’occasione del riconoscimento di Palermo come città della cultura 2018 proprio nel nostro decennale, non può che vederci coinvolti. Cercheremo di confermare i nostri partner, sia locali sia nazionali, che ci danno fiducia da ormai dieci anni, e a tutti stiamo chiedendo uno sforzo adeguato al decennale, un po’ come se fosse la prima edizione, in cui tutti ci dobbiamo mettere in gioco dando il massimo.
Anche quest’anno ci saranno importanti novità, cosa che ha caratterizzato il festival: il mercato dl riciclo e del riuso, la seconda sala di proiezione, il pre-festival con le proiezioni in acqua, sono novità che, edizione dopo edizione, hanno reso il festival, sempre di più, una solida realtà e un punto di riferimento. Ci sono turisti che tornano a San Vito Lo Capo proprio perché c’è il festival. Organizzano le loro vacanze in concomitanza del nostro calendario, e questo è bellissimo. Mi piacerebbe fare un’edizione, e questo è un po’ un sogno in un cassetto, come se fosse la prima. Mi spiego, vorrei che all’esterno potesse avere un impatto estremamente forte rispetto a quello che invece abbiamo come disponibilità economica, spazi, tempo.
Che fosse assolutamente sorprendente, quello sarebbe il desiderio più grande. Poter rivivere le atmosfere dell’inizio di un ciclo, non quelle della sua fine.”
E la prossima settimana? Cosa verrà proiettato?
Antonio sorride. Si alza. “Guardati il programma, non te lo posso dire.” Si avvia verso la zona proiezione e mi saluta. Il 12 ottobre, a chiusura della rassegna “Terra Mia”, alle ore 20:30, si proietta “La corsa dell’ora” di Antonio Bellia, il lungo racconto del quotidiano palermitano che sfida mafia e malaffare diventando scuola di giornalismo, “fabbrica delle notizie” e fucina di grandi giornalisti.
Roberto Greco
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