Anche se la maggioranza degli ascoltatori conosce George Michael come l’artista che ha realizzato milioni di vendite con i suoi brani, molti dei quali ancora suonano in radio oggi, il documentario “Freedom”, lavoro autobiografico, progetto a cui Michael ha lavorato fino alla sua morte improvvisa il 25 dicembre 2016, in qualità di narratore e co-regista, in stretta collaborazione con David Austin, cerca di raccontare la parte più inedita dell’artista, quella del battagliero protagonista nelle battaglie senza fine contro contratti milionari delle star e quelli sfruttatori nei confronti degli artisti emergenti. Michael racconta di un George appassionato di musica soul, sostenitore del diritto alla privacy delle star.
Narratore e co-regista. Il suo racconto, realizzato dichiaratamente con un taglio auto-biografico, è ottimamente integrato dai ricordi dei suoi colleghi, tra i quali Nile Rodgers, Stevie Wonder e Mary J. Blige e ancora Naomi Campbell e Kate Moss, che rendono omaggio al grande talento di Michael.
Official video “Freedom! ‘90”
Difficilmente un artista indica come preferito un suo lavoro piuttosto che un altro, quasi come quando un genitore si trova a dover scegliere il preferito tra i figli. Michael non ha questi problemi. Le sue parole sono, come sempre dirette e senza intermediazione. Il ricordo di Anselmo Feleppa, compagno di Michael scomparso nel 1993 dopo una lunga ed inutile lotta contro l’AIDS, è stato difficile da metabolizzare.
“E’ stato il mio salvatore. E’ ancora molto difficile spiegare come trovare un compagno ed avere una relazione stabile, in quella fase della mia vita, mi abbia cambiato”, dice Michael. Il su omaggio omaggio a Anselmo è il singolo “Gesù ad un bambino”, che egli descrive come “il mio brano migliore e, forse, quello che più può far capire quanto la musica possa essere guarigione”.
“Ripartire ha voluto dire farlo alla velocità massima” continua Michael. “Quando era in uscita ‘Fast Love’ ricordo che pensai che avrebbe cominciato a girare e a battere quel dolore, quell’amore, in modo semplice. E tutto ciò non riguarda Anselmo, o non solo, o il rischio di AIDS. Credo che fossi destinato a sentire quel dolore particolare, per poter dare un contributo con la mia musica alla di guarigione”.
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