di Roberto Greco
La mostra ricostruisce il lavoro fotografico della grande e sconosciuta autrice. L’esposizione è ospitata a Palazzo Valle dal 27 ottobre al 18 febbraio 2018, reduce dal successo ottenuto a Genova, dove la mostra è stata ammirata presso il Palazzo Ducale.
120 fotografie in bianco e nero, una selezione di foto a colori e alcuni filmati in super 8 ci raccontano il lavoro artistico di Vivian Maier, una fotografa piuttosto fuori dal comune nata a New York nel 1926 che non ha mai pubblicato i suoi scatti. “Tata” di mestiere, fotografa per vocazione, non abbandonava mai la macchina fotografica, scattando compulsivamente con la sua Rolleiflex. La fotografia per lei era una passione, le piaceva girare per le strade e fotografare quello che vedeva e soprattutto le piaceva fotografare per se stessa. Con i suoi scatti ha immortalato scene di vita quotidiana negli USA tra gli anni ‘50 e ‘90, molti ritratti di gente comune e molti autoritratti. Il suo è uno stile semplice, diretto, naturale e istintivo, e la sua storia è davvero singolare. La vita e l’opera di Vivian Maier sono circondate da un alone di mistero che ha contribuito ad accrescerne il fascino.
In un’epoca come quella attuale, fatta di foto prêt-à-porter e di condivisioni in tempo reale, è veramente difficile immaginare qualcuno che produca un numero incredibile di scatti e li tenga conservati in dei bauli. Vivian Maier, infatti, non pubblicò mai nulla, sviluppava da sola i suoi rullini, li stampava e poi li conservava. Per tutta la vita lei svolse il lavoro di bambinaia, non si sposò e quando le era possibile viaggiava per il mondo. E allora come ha fatto a diventare una delle fotografe più famose del ‘900? È il 2007 quando John Maloof, all’epoca agente immobiliare, acquista durante un’asta parte dell’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento. Capisce subito di aver trovato un tesoro prezioso e, da quel momento, non smetterà di cercare materiale riguardante la misteriosa fotografa, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativi e 3.000 stampe. Il resto è storia recente, ma il posto che Vivian Meier ha meritato all’interno della storia della fotografia, ci permette di conoscere una precorritrice dello street-photography e della fotografia etica e sociale.
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