Il popolo eletto (ma non elettore)

Editoriale di Mauro Seminara

Quanti errori di interpretazione sono stati commessi parlando di Sicilia e dei siciliani non è dato saperlo. Credevamo che in Sicilia l’acqua non fosse pubblica ma gestita come un bene di proprietà privata da una Società per Azioni, ed invece era solo un privilegio che, malgrado gli alti costi al metrocubo, permette ai siciliani di vedere sgorgare copiosa dai rubinetti acqua minerale da servire in tavola anche in piena estate. Pensavamo che il 55% dei siciliani fosse a rischio di povertà, invece era solo una filosofia di vita con un lodevole ritorno allo spirito dell’essenziale e dei valori umani. L’ultimo dato, risalente al 2015, ci diceva che 97.000 giovani siciliani hanno lasciato la loro terra per altre regioni italiane in massima parte ed 11.000 per andare all’estero, invece migravano solo per esportare fuori dalla fortunata Sicilia questo modello di libertà, ricchezza e democrazia così da condividerlo con il resto del mondo. Ci siamo illusi che dalla Sicilia fuggivano giovani siciliani grossomodo ogni anno nella stessa quantità dei migranti subsahariani che vi approdavano, ed invece era solo uno scambio culturale di tipo Erasmus monodirezionale: andiamo tutti al nord! Abbiamo ritenuto un dato negativo la disoccupazione al doppio della media nazionale con il 22% circa e quella giovanile al 40%, invece in Sicilia si sta così tanto bene da non essere assolutamente necessario lavorare per vivere e basta un nonno ancora vivo con una misera pensioncina per mantenere agiatamente una famiglia di tre generazioni. Abbiamo la raccolta differenziata più ridicola d’Italia e credevamo che la continua emergenza rifiuti e l’uso delle discariche sequestrate con aperture decretate dalla Presidenza della Regione erano dovute a chissà quali giri di malaffare, ed invece era solo perché se la Sicilia non fosse piena di immondizia sarebbe troppo bella e penalizzerebbe gravemente il resto d’Italia sul piano turistico. Nove siti Unesco si trovano in Sicilia, circa il 20% del patrimonio dell’umanità reperibile in Italia, ed il turismo della Regione è in competizione con l’isoletta maltese e ben al di sotto di altre meno ricche regioni italiane malgrado vanti un patrimonio naturalistico che fa invidia e mezzo mondo, ma soltanto perché ai siciliani non piace la confusione, e malgrado il PIL che produrrebbe il turismo se ben condotto, si preferisce la quiete delle piazze frequentate dai soli aborigeni. Se in Sicilia ci sono meno di 500 corse ferroviarie al giorno contro le oltre 2.000 effettuate quotidianamente dai treni della Lombardia non è perché abbiamo treni che in media vantano venti anni di età ed una ferrovia Palermo-Messina ancora a binario unico per strafottenza o mala politica ma solo perché ai siciliani piace gustare con calma la propria terra quando si devono spostare da una parte all’altra della regione. Infatti, nel credere che per andare da Palermo a Siracusa ci vuole una intera giornata, dall’alba al tramonto, per causa di servizi di trasporto ferroviario non adeguati, ci si sbagliava perché l’unica vera ragione era da imputare alla volontà e possibilità dei siciliani di socializzare durante la trasferta rendendo il viaggio una bella esperienza umana invece che un semplice spostamento da un punto A ad un punto B. Abbiamo ritenuto, in malafede, certamente, che se l’ente di riscossione siciliano incassa ogni anno soltanto l’8% delle tasse, e 52 miliardi non sono mai stati riscossi, era dovuto a qualcosa che non funzionava nei controlli e che l’evasione era altissima a causa di giri d’affari enormi che sfuggono con la benedizione dello Stato agli accertamenti fiscali, ed invece era solo una forma di redistribuzione delle ricchezze a quei pochi grossi imprenditori che rischiano ogni giorno l’impresa e la vita con il riciclaggio dei proventi di Cosa Nostra. Le cose in Sicilia quindi vanno talmente bene che i parlamentari dell’ARS meritano di essere tra i deputati meglio pagati d’Europa con i loro 11.000 euro netti al mese più benefit, ed i siciliani dimostrano di esserne ben consapevoli.
Ecco, tutto meritato e sudato, a giudicare da come vanno le cose in questa terra. Perché in Sicilia le cose vanno così tanto bene che più di un siciliano su due non ha ritenuto opportuno recarsi ieri alle urne per votare il nuovo presidente della Regione Sicilia ed i nuovi deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana. Non lo hanno ritenuto opportuno forse proprio perché, anche se non se ne interessano, sanno di poter contare su una lunga fila di politici che comunque si spenderà nel migliore dei modi per garantire loro i servizi che meritano, e l’analisi appena fatta ne è la conferma. Quindi a che serve perdere tempo? Per di più anche di domenica! Gli altri invece, quelli che a votare ci sono andati, quei due milioni e trecentomila scarsi che hanno compiuto l’immane sforzo, hanno pensato bene che gli ultimi Governi della Regione siano stati talmente capaci da meritare riconferme. Esattamente come gli ultimi Governi nazionali, senza alcun dubbio meritevoli di ulteriore fiducia. Quindi dalle urne esce fuori che per il 40% circa del 47% circa dei siciliani, la coalizione politica spinta anche da due degli ultimi tre Governi regionali andava senz’altro premiata. Come non dare il voto a quel candidato sostenuto da chi stava l’ex governatore Totò Cuffaro – che si è anche fatto qualche anno di carcere giusto per qualche rapporto, cose da nulla, con la mafia – e dagli che stavano con Raffaele Lombardo, il suo degno successore al Governo della Regione? Per circa un milione di siciliani quindi il candidato presidente che apprende dai giornali di avere un gran bel numero di impresentabili tra le liste che lo sostengono – tra arrestati, denunciati e rinviati a giudizio – è sicuramente l’uomo ideale per guidare una regione in cui tutto procede bene come la Sicilia. Perfino il candidato del Partito Democratico vale quasi il 20%, probabilmente perché sostenuto dai partiti che tanto bene stanno facendo al Governo centrale, il PD e il NCD, e dal governatore uscente Rosario Crocetta che i siciliani hanno tanto amato. Qualcuno parla di disfatta del Partito Democratico, ma qualcun’altro dovrebbe dirgli che non ha capito nulla oppure finge di non capire che il partito aveva fatto un volontario quanto evidente passo indietro fermando persino il treno “dell’ascolto” al di la dello Stretto. Non si perde se non si è neanche tentato di vincere. Per i siciliani poi non valeva proprio la pena votare persone come Claudio Fava, che correva in duo con Ottavio Navarra, forse perché troppo colti, troppo al di sopra delle meraviglie di quell’ARS a cui l’isola è abituata; oppure perché le campagne del figlio di Pippo Fava – il giornalista ucciso dalla mafia – contro i rapporti tra stampa siciliana e mafia e contro la prigionia della libertà di stampa non erano all’altezza di veri esponenti dell’antimafia, puri, come il Governatore uscente Rosario Crocetta. Dei Siciliani Liberi poi non vale neanche la pena parlare. Dove volete che vada un movimento politico con questo nome in una terra così libera e felice? Da cosa, il candidato presidente Roberto La Rosa, avrebbe dovuto liberare questa terra? Non c’è alcun problema di mancata attuazione dell’autonomia siciliana come della Costituzione della Sicilia e non manca la libertà da uno Stato che certo non opprime o da una mafia che certamente non asfissia. Quest’ultima poi ormai spara anche poco; giusto qualche esecuzione qua e la, ma niente di grave. Quindi, perché i Siciliani Liberi non dovevano essere messi da parte da una stampa che li dimenticava, giustamente e con una certa frequenza? In fondo cosa rappresentavano se non un piccolo movimento indipendentista che era riuscito a superare tutti gli ostacoli per la candidatura alla guida della Regione? Non siamo mica la Catalogna! Infatti i siciliani non hanno ritenuto di dover offrire loro alcuna opportunità con meno dell’1% del consenso che pare abbiano ricevuto. Dulcis in fundo, non bisogna dimenticare la verve dei siciliani. Quante piazze gremite ed applausi e risate durante i comizi, quelli che non si sono ancora estinti perché tenuti in vita dai “grillini”, a cui i siciliani hanno partecipato. Poi, però, a spettacolo gratuito finito, sono tornati a casa e molti di loro ci sono rimasti anche il 5 novembre. Perché per i siciliani la Sicilia è bellissima così com’è! Nessuno deve provare a cambiarla, che siano giovani del Movimento Cinque Stelle o “sinistri” figli di martiri uccisi perché difendevano la libertà oppure ancora autonomisti che intendono la Sicilia quale terra a cui vadano riconosciuti i propri diritti costituzionali da sempre dimenticati a Roma grazie a chi la Governa da Palermo. È così bella, perché cambiarla? Allora, da oggi in poi, proviamo a cercarli questi siciliani che non sono andati alle urne. Proviamo a cercare questo 53% di siciliani che ha contribuito in modo sostanziale a che la percentuale di voti presi dal candidato berlusconiano fosse di quasi il 40%. Stanno vicino a noi, sono colleghi di lavoro, vicini di casa, accompagnano i figli nelle stesse scuole e frequentano gli stessi supermercati. Appena li trovate, fate loro i complimenti. Perché bisogna riconoscere che grazie a loro abbiamo finalmente capito che ci si lamentava senza alcun motivo e che la Sicilia è già bellissima, senza che “Diventerà Bellissima” di Nello Musumeci debba fare nulla. Ai siciliani piace così. Punto!

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