Giovedì il giornale digitale “Ok Diario” ha lanciato una notizia bomba circa rapporti intercorsi tra i servizi segreti spagnoli e l’imam che ideò l’attentato alla Sagrada Familia, la cattedrale simbolo di Barcellona. La notizia è stata immediatamente ripresa dal quotidiano nazionale El Pais che ha contattato fonti interne all’agenzia di intelligence nazionale, la CNI. Da qui la conferma parziale e formale circa contatti con il terrorista Abdelbaki Es Satty. L’imam di Ripoll era stato in carcere, nella prigione di Castellón dal 2014 al 2014 per traffico di stupefacenti. Es Satty era stato attenzionato dal momento in cui si era trasferito in Spagna, nel 2002, e nel 2010 è finito in carcere per aver tentato di introdurre 121 chilogrammi di hashish nel Paese. Lo hanno fermato dopo l’imbarco a Ceuta sul traghetto per Algeciras con il suo carico e per quel reato ha subito la condanna a quattro anni di reclusione nel carcere di Castellón. Ma nel 2006 era stato posto sotto indagine nell’ambito dell’inchiesta “Chacal” (Sciacallo, ndr) che ha identificato la rete di jihadisti che ha fornito combattenti in Iraq. Tra questi integralisti addestrati alla guerra c’era anche “il macellaio” Mohamed Mrabet Fhasi. Proprio quest’ultimo sarebbe stato il mentore di Abdelbaki Es Satty, che a sua volta aveva plagiato ed istruito gli attentatori della Ramblas e di Cambrils. Attacchi costati la vita a 16 persone e che hanno causato il ferimento di un centinaio di altre. Mohamed Mrabet Fhasi aveva introdotto Abdelbaki Es Satty nella Takfir Wal Hijra, corrente estrema del radicalismo islamico.
Nella vicenda ci sono un notevole quantitativo di punti oscuri. Tra questi, ad esempio, manca la certezza che gli atti di terrorismo di Ramblas e Cambrils fossero programmati o solo conseguenza del presunto incidente che causò la morte di Abdelbaki Es Satty. L’imam è infatti saltato per aria insieme alla villa in cui preparava l’attentato alla Sagrada Familia il giorno precedente agli episodi di Ramblas e Cambrils. Nella residenza aveva accumulato un centinaio di bombole piene di gas per l’attacco alla chiesa simbolo di Barcellona. Pare fosse in possesso anche di un centinaio di chili di esplosivo solitamente impiegato dai terroristi dell’Isis. Un incidente che avrebbe però distrutto un piccolo edificio o una dependance. Se fossero esplose le bombole o l’intero quantitativo di esplosivo, innescando l’uno l’esplosione dell’altro, sarebbe stato spazzato via l’intero isolato con tutte le ville presenti. Legittima la perplessità circa la libertà concessa ad un soggetto con simili “referenze” di accumulare bombole di gas ed esplosivo nella residenza di Alcaar senza che nessuno muovesse sospetti o che un controllo dei servizi rivelasse la strana attività a cui era dedito. Eppure nel quadro delle indagini per l’inchiesta Chacal erano stato raccolte prove sufficienti per processarlo con l’accusa di terrorismo. L’arresto per traffico di droga è stata una ordinaria operazione di polizia che niente aveva a che vedere con l’antiterrorismo o con i servizi segreti.
Sui rapporti con l’agenzia di intelligence della Spagna, confermata ai quotidiani El Pais e La Vanguardia, è stato già posto un verbale “segreto di Stato” dal ministro Inigo Méndez de Vigo che così ha risposto ai giornalisti spagnoli asserendo che non possono essere rivelate attività del CNI. La National Intelligence Center da canto suo si limita a definire quelli intercorsi con Abdelbaki Es Satty rapporti da ordinario protocollo intrattenuti con detenuti al fine di attingere utili informazioni. Nel caso specifico però la CNI non intratteneva con l’imam di Ripoll rapporti perché trafficante di droga ma quale persona vicina o nell’orbita dei jihadisti attivi in Spagna. Quello che è stato indicato quale “mente” del mancato attentato alla Sagrada Familia e “guida” dei terroristi che hanno coperto di sangue la Ramblas ed il lungomare di Cramblis, sarebbe stato quindi un informatore dei servizi segreti. Un informatore che però non informava molto, almeno non sui propri affari. Oppure erano i servizi segreti che non informavano gli altri apparati. Quando nel 2014, a fine pena, l’imam si è trasferito temporaneamente in Belgio le autorità del luogo hanno preso sotto dovuta attenzione il soggetto e per questo hanno chiesto informazioni al Mosso d’Esquadra, la Polizia catalana. La circostanza ha fatto emergere il fattaccio: il Mossos era stato tenuto all’oscuro delle informazioni raccolte in tema di terrorismo su Es Satty. La Polizia catalana però si è dovuta attivare per dare la caccia a nemici che non conosceva il 17 agosto, giorno degli attacchi alla Ramblas ed a Cramblis.
Il contesto socio-politico della Spagna, con la guerra intestina in Catalogna e la richiesta di estradizione del presidente catalano Carles Puigdemont, temporaneamente domiciliato in Belgio con un mandato di arresto a suo nome spiccato in patria, si accende adesso di gravi accuse che arrivano direttamente al Governo di Madrid. Il primo colpo è firmato proprio da Carles Puigdemont che da Bruxelles lancia un tweet pesante: “Il mandante degli attentati di agosto a Barcellona era un informatore dei servizi segreti di Spagna. Nel frattempo la Spagna non perdona il successo della polizia catalana, Rajoy ha esaurito la sua autonomia”. La polizia catalana, il Mossos d’Esquadra, aveva infatti preso gli attentatori della Ramblas e di Cramblis poche ore più tardi pur essendo all’oscuro di informazioni utili a prevenire oltre che eventualmente a muoversi senza brancolare nel buio nell’immediato dopo attentato. Quello che adesso rischia di diventare un precedente che i catalani non dimenticheranno mai, come l’intervento della Guardia Civil del primo ottobre che ha visto un migliaio di persone costrette a ricorrere a cure mediche per i metodi fascisti attuati dalla Polizia nazionale spagnola inviata in Catalogna dal premier Mariano Rajoy, è che la Catalogna, Barcellona, hanno rischiato di non avere più la Sagrada Familia. Se gli attentatori fossero arrivati a compiere il folle attacco, della cattedrale di Barcellona non sarebbe rimasto altro che macerie insanguinate ed in un solo colpo sarebbero stati distrutti un simbolo ed una economia in quella regione che già si accingeva a fissare la data del referendum consultivo per l’indipendenza.
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