Storica visita del presidente turco in Grecia. Recep Tayyip Erdogan è il primo presidente turco che mette piede ad Atene dopo 65 anni, ma è anche vero che la visita è stata preceduta da una intervista rilasciata proprio dal leader della Turchia con cui si preannunciavano colloqui tutt’altro che distesi. Il presidente Erdogan vuole infatti rivedere il Trattato di Losanna del 1923. Come recarsi in casa del vicino per dirgli di liberare una o più stanze perché queste non gli dovrebbero appartenere. Il trattato siglato in Svizzera nel 1923, appunto a Losanna, pose fine sanguinoso conflitto tra Grecia e Turchia e determinò i confini tra le due nazioni e la Bulgaria. Inoltre, insieme con il trattato di Ankara appose chiuse le pretese turche su Cipro, Iraq e Siria. Pretese che furono in effetti congelate per i confini con la Grecia, l’Iraq e la Siria ma non del tutto su Cipro. Il Trattato di Losanna del 1923 sanciva il riconoscimento della Repubblica di Turchia ed imponeva ai governi greco e turco il rispetto e la tutela delle minoranze rispettivamente residuate all’interno degli avversi confini. Garanzie quindi per i greci che rimasero in Turchia e per i musulmani turchi residenti in Grecia.
La visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Atene ha visto le prime tensioni già al colloquio di ricevimento con il presidente greco Prokopis Pavlopoulos al palazzo presidenziale. “Per noi, il trattato di Losanna non è negoziabile e non ha bisogno di essere rivisto”, ha precisato Pavlopoulos a Erdogan durante le osservazioni introduttive del dialogo tra i due presidenti. Erdogan ha invece ribadito la necessità di rivedere il Trattato di Losanna per trovare una soluzione alle condizioni di vita della minoranza musulmana che vive la Tracia occidentale della Grecia: “Non è possibile trovare alcuna discriminazione nei confronti dei cittadini turchi di origine greca mentre se ne trovano nella Tracia occidentale nei confronti dei turchi”. I battibecchi sono stati poi registrati anche durante la conferenza stampa che ha fatto seguito all’incontro tra il presidente turco ed il premier greco Alexis Tsipras. Una conferenza stampa guarnita di piccate e pungoli con il colpo in canna. Erdogan ha aperto con la questione del commercio tra i due Paesi, lo scambio turistico ed il collegamento imminente tra Smirne e Salonicco via mare. Poi ha precisato che la Turchia non ha assolutamente alcuna disputa di confine con nessun Paese vicino, ma il riferimento ai confini non annullava quelli sul Trattato del 1923. Immediatamente dopo ha accusato la Grecia di non rispettare la minoranza musulmana. Erdogan ha poi aggiunto che la Grecia è l’unico Paese europeo senza tempio musulmano. Infine la questione dei flussi migratori con l’accusa all’Unione europea di non mantenere la propria parte degli impegni nell’accordo UE-Turchia.
Dal canto suo, il primo ministro Alexis Tsipras aveva aperto dichiarando: “Siamo consapevoli dei problemi che ostacolano le nostre relazioni, ma in questo momento, con la regione mediorientale afflitta da varie crisi, la comunicazione è importante.” Tsipras aveva sottolineato nuovamente la necessità delle buone pratiche tra i due Paesi, aggiungendo poi che comunque: “La pace e la stabilità sono gli imperativi, ma dovremmo entrambi rispettare i trattati internazionali, come il trattato di Losanna.” Infine, il premier Alexis Tsipras ha dichiarato, con tono da “discorso chiuso” che i trattati non sono negoziabili. La sorpresa sul rapporto tra i due Paesi e sulla visita del presidente turco in Grecia dopo 65 anni arriva dopo l’odierna visita con un colpo di scena proferito dallo stesso primo ministro greco Tsipras che in una intervista rilasciata ai media locali ha dichiarato che Erdogan non voleva rivedere i confini ma solo le garanzie delle rispettive minoranze. Un punto d’incontro i due leader lo hanno invece trovato facilmente sulla vicenda del riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele da parte degli Stati Uniti. Erdogan e Tsipras concordano infatti sull’idea che questa iniziativa americana non contribuisce a risolvere le criticità mediorientali ma le complica e che “certo non aiuta i negoziati per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese”.
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