Era il 2000 quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamò per il 18 dicembre Giornata internazionale per i diritti dei migranti. Questa decisione seguì quella assunta dieci anni prima, approvando la “Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”. Ma, come troppo spesso accade, questa non fu un’illuminata scelta umanitaria, ma la necessità di dover vedere e ascoltare una tragedia in cui chi perdeva la vita; e la perdeva innanzitutto perché in quel momento non gli erano riconosciuti diritti. Nel 1972, un camion che percorreva il tunnel del Monte Bianco ebbe un incidente. Avrebbe potuto non essere una tragedia se il camion avesse realmente trasportato le macchine per cucire che erano dichiarate sul documento al tempo detto “bolla di accompagnamento”. Il suo carico, invece, era composto da lavoratori del Mali che, nascosti nel camion, viaggiavano da giorni verso la Francia alla ricerca di un posto di lavoro e di migliori condizioni di vita. Immigrati migranti. Fu questa, la notizia che indusse le Nazioni Unite a occuparsi delle condizioni dei lavoratori migranti e, solo dieci anni dopo, a occuparsi dei popoli migranti nel suo insieme.
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