Dopo i suoi inizi nella Polizia di Stato, diventa magistrato nel 1964 e, dopo un periodo trascorso a Milano, va a Roma, dove segue le inchieste sui rapimenti ottenendo la liberazione di numerosi ostaggi, tra cui Giovanna Amati e Angelo Apolloni. Imposimato avrà modo di istruire numerosi processi di fondamentale importanza per la storia dell’Italia compreso quello a Michele Sindona e, tra gli altri quelli concernenti il delitto di Aldo Moro, l’attentato subito da Papa Giovanni Paolo II, l’assassinio di Vittorio Bachelet (vice-presidente del Consiglio Superiore della Magistratura) e alla strage di Piazza Nicosia. Dopo aver istruito nel 1981 il processo nei confronti della Banda della Magliana, Ferdinando Imposimato deve fare i conti con l’assassinio, per opera della camorra, del fratello Franco, sindacalista, avvenuto nel 1983. La rivista francese “Le Point” nel 1984 lo nomina “Uomo dell’Anno – Giudice Coraggio”; gli è assegnato, inoltre, il premio dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa “con il merito di aver proseguito la sua carriera a supporto della giustizia a dispetto delle numerose minacce subite da parte di esponenti mafiosi e dell’omicidio del fratello”. I suoi meriti sono riconosciuti a livello internazionale anche nei mesi seguenti: nel 1985 un servizio gli viene dedicato dal “Reader’s Digest”, mentre il “Times” lo definisce “scudisciatore della mafia”, dedicandogli una pagina intera. Nel 1986 lascia la magistratura a causa delle minacce subite da Cosa Nostra, e diventa consulente nella lotta alla droga per le Nazioni Unite: su incarico dell’Onu viaggia spesso nei Paesi dell’America del Sud, redigendo programmi di addestramento specifici per giudici boliviani, colombiani, ecuadoregni e peruviani. Nello stesso anno collabora alla scrittura di diversi soggetti cinematografici per conto della Rai: si tratta di sei film co-prodotti con le televisioni di Spagna, Austria, Germania e Francia, appartenenti alla serie “Il giudice istruttore”.
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