di Roberto Greco
Sono passati quasi dieci anni dalla morte di Suzanne Tamim. Fu ritrovata senza vita nel suo appartamento a Dubai il 28 luglio del 2008. Sul suo corpo furono trovate diverse ferite dovute a molteplici coltellate e il suo viso era stato orrendamente sfigurato, quasi completamente asportato, con una piccola lama. L’artista era scomparsa dalla scena pubblica da poco più otto mesi. Si era rifugiata, all’insaputa degli stessi familiari, nella sua casa dorata a Dubai, negli Emirati Arabi. La popstar libanese era diventata famosa nel 1996 vincendo “Studio al-Fann”, importante concorso canoro degli Emirati Arabi Uniti. Il suo ultimo album, dal titolo “Saken Alby” fu prodotto nel 2002 e rimase nelle “Top 10” dei paesi del mondo arabo per lungo tempo. Nel 2006 incise il suo ultimo brano, una delicata “Lovers”, omaggio all’ex primo ministro libanese Rafik Hariri, ucciso con un’autobomba a Beirut il 14 febbraio 2005.
Nata a Beirut, in Libano, il 23 settembre 1977, la carriera di Suzanne Tamim è stata segnata da continui gossip e processi riguardanti la sua vita privata. Le notizie sul suo divorzio dal suo primo marito, Ali Muzannar, hanno dominato le prime pagine di tutti i media del mondo arabo. Tamim in seguito sposò l’impresario libanese e produttore Adel Matouk, che diventò il suo manager. Anche questo matrimonio terminò con un divorzio, seguito da una serie di cause legali intentate da Matouk nei confronti di Suzanne, accusandola di appropriazione indebita, frode, calunnia e diffamazione. Suzanne, per contro, accusava il marito di averla costretta rinunciare alla sua carriera e rimanere chiusa in casa per dedicarsi al ruolo della moglie e della madre.
“Cairo Confidential” di Tarik Saleh, 2017 – Official Trailer
Oggi, grazie al sapiente lavoro del regista svedese di origini egiziane Tarik Saleh, arriva nelle sale cinematografiche italiane “Cairo Confidential – The Nile Hilton Incident”, che sarà presentato in anteprima questa sera al cinema Stensen di Firenze. Saleh ha descritto un intrigo affascinante, ambientato alla vigilia della rivoluzione a Il Cairo nel 2011, la cui sceneggiatura è direttamente ispirata alla morte di Suzanne Tamim. Come i suoi alter ego nel caso reale, Noureddine, protagonista del film e ispettore incaricato delle indagini, si troverà a dirigere un’inchiesta che coinvolgerà tutti gli strati della società egiziana, arrivando a indagare sulle più alte cariche politiche del Paese e toccando gangli vitali della sicurezza nazionale. Il film, vincitore del “Gran Premio della Giuria” al Sundance Film Festival, è uscito nelle sale cinematografiche francesi l’estate scorsa. A tutt’oggi il Governo Egiziano ne ha vietata la proiezione sul suo territorio. Nel caso reale, riguardante Suzanne Tamim, le indagini e il processo hanno portato a una condanna a morte per impiccagione nei confronti di Hisham Talaat Mustafa, imprenditore edile e parlamentare egiziano. Talaat Mustafa è stato riconosciuto colpevole di aver pagato la cifra di due milioni di dollari a un ex-agente della sicurezza, Mohsen el Sukkari, per uccidere la popstar. Lo stesso el Sukkari è stato riconosciuto esecutore materiale del delitto e condannato anch’egli a morte.
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