L’alba di Ostia è un pullulare di mezzi e uomini di Carabinieri, Polizia e Guardia Costiera. È il blitz al clan Spada, eseguito su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia ed autorizzato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma Simonetta D’Alessandro. La DDA ha ragione di intervenire, perché nell’ordinanza eseguita dalle forze dell’ordine si legge chiaro: “per il reato di cui all’art 416 bis, per aver promosso diretto e organizzato sul litorale laziale e segnatamente in Ostia un’associazione di tipo mafioso”. Tra Spada ed affiliati al clan sono finite in manette 32 persone. Tra i reati contestati ci sono estorsione, usura, traffico di stupefacenti ed omicidio. Il metodo mafioso emerge inoltre dagli atti delle indagini e riguarda anche appalti pubblici nel Municipio Dieci di Roma. Gli esponenti del clan ricorrevano alla minaccia evocata dal nome Spada per mettere sotto pressione intimidatoria le proprie vittime. Ma non si trattava solo di evocazione di minacce. Le intimidazioni erano anche verbali e fisiche.
Tra gli arrestati c’è anche “Romoletto”, il Carmine Spada fratello di quel Roberto conosciuto ormai in tutta Italia per la testata con cui ha rotto il setto nasale al giornalista Davide Piervincenzi. Lo stesso Roberto Spada, “Robertino”, “il pugile”, che andrà alla sbarra il 30 marzo per l’aggressione a Piervincenzi è destinatario dell’ordinanza eseguita all’alba di questa mattina. Insieme a Roberto Spada è stato rinviato a giudizio Ruben Nelson Del Puerto, detto “l’egiziano” per la sua nazionalità d’origine, quale complice dell’aggressione al giornalista del programma Tv “Nemo”. Nel caso di Ruben Nelson Del Puerto, anch’egli destinatario dell’odierna ordinanza, si prevede però un processo in contumacia. Questa mattina infatti l’egiziano mancava all’appello e risulta non reperibile già dall’arresto di Roberto Spada.
Gambizzazioni, omicidi, intimidazioni, danneggiamenti, sono i metodi di un clan mafioso per il controllo del territorio. Questo è emerso dalle indagini e in evidenza di ciò è stato emessa l’ordinanza di arresto che contesta l’associazione di tipo mafioso. Un “mandamento” – usando un termine di Cosa Nostra – che sul territorio di Ostia aveva e pretendeva il controllo assoluto. Da una parte c’erano quindi i piccoli aiuti ai nuclei familiari meno abbienti e dall’altra le minacce e le conseguenze di queste ultime. Ostia era degli Spada come Corleone era di Riina, Provenzano e Bagarella. La Guardia Costiera ha preso parte alle indagini curando la ricostruzione del segmento economico di maggior interesse per il sodalizio mafioso del clan: la gestione del litorale romano.