Ci “becchiamo” al mercato

Rubrica di Samantha Scala

Mi capita spesso di svegliarmi in piena notte. Temo sia già mattina ma l’assenza di luce dalle imposte e il totale silenzio mi permettono di risprofondare nel letto e nel sonno.
“I patati, i cipuddi, l’ova, eeeeee ova!!” Andrebbe letto con voce piena e forte e quasi cantando. Se non fosse poco “professionale” aggiungerei un messaggio vocale per imitare quel suono che, quando arriva, è già mattina! Eccome se lo è! Ed è pure tardi!
Ho la fortuna di vivere in quel sud profondo e con tradizioni che stentano a sradicarsi. I venditori ambulanti di frutta e verdura, con annesso megafono mezzo scassato, sono una di queste.
E c’è un luogo in cui colori, “voci” e tradizioni si fondono in un’unica alchimia. Un luogo in cui la Sicilia esplode in tutto il suo folclore.
Questa settimana vi porterò con me al MERCATO.
Che ne dite se proviamo a beccare, tra tronfio pescato della notte, qualche sarda? Ma no, non “della Sardegna”. Confermo, siamo in Sicilia e vi racconto di una preparazione molto cara ai suoi abitanti.

Come ogni piatto tradizionale che si rispetti, esiste di esso una storia e, come la maggioranza dei piatti “popolari”, anche questo è testimonianza di quegli straordinari espedienti che permettevano ai poveri, nelle loro umili case, di sentirsi come al banchetto del Re.
I “Beccafichi” sono dei volatili (sì non pesci) che i nobili siciliani consumavano farciti delle loro stesse viscere. Ma la preparazione era “roba da ricchi” e qualche popolana siciliana ebbe quell’illuminazione che allieta ancora oggi le nostre tavole: usare le sarde (ciò che ai tempi potevano permettersi) e il pangrattato al posto delle interiora per il ripieno.
Eh sì, le piccole codine che vengono fuori dalle sarde ordinate in fila indiana, dovrebbero rappresentare le piume di quei “beccafichi” inarrivabili!
Tra le versioni, palermitana, messinese e catanese, ho scelto la palermitana.
Anche di quest’ultima esistono delle varianti ma vi assicuro che in quella che vi propongo, l’equilibrio dei sapori è davvero gradevole.
Provate e fatemi sapere.

Sarde a beccafico alla palermitana

La ricetta:

Preparazione:

Sarde a beccafico alla palermitana
Pulire le sarde, diliscarle e privarle delle teste. Sciacquarle, asciugarle e aprirle a libro.
Mettere in una padella il pangrattato e farlo dorare facendo attenzione a non bruciarlo. Quando sarà ben colorato togliere la padella dal fuoco, unirvi un filo d’olio e amalgamare bene. In una scodella unire il pangrattato tostato con le alici, l’uvetta, i pinoli, lo zucchero, il caciocavallo, le scorze degli agrumi, sale, pepe e prezzemolo tritato finemente. Amalgamare bene questi ingredienti, quindi adagiare su ogni sarda un po’ del ripieno. Arrotolare le sarde farcite, in modo da ottenere degli involtini. Disporli allineati in una teglia oleata, l’uno accanto all’altro, alternandoli con foglie di alloro. A questo punto innaffiare con olio e il succo di mezzo limone e mezza arancia. Infornare a 200° per circa dieci minuti.

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