Alessandro, 11 anni, mio figlio. Frequenta la prima media e solo chi mi conosce bene sa quanto possa essere “seria” l’associazione di due realtà: l’essere mio figlio e avere dei compiti da svolgere a casa.
Provo a riassumerla a coloro che non hanno la (s)fortuna di assistere alla mia quotidianità raccontandovi un sogno di Alessandro. Lo farò riportando le sue stesse parole.
– Mamma stanotte ho fatto uno strano sogno: tutti i professori stavano seduti uno accanto all’altro dietro una cattedra lunghissima e mi interrogavano.
– E cosa c’è di strano a mamma? È così che sarà tra due anni all’esame di terza media e lo sarà anche per quello di maturità.
– Mi davano tutti voti alti e la cosa strana era che in mezzo c’eri anche tu ed eri la più severa! Volevi bocciarmi! E farmi restare in prima media.
Sorridendo non ho pensato di dovermi porre delle domande perché avevo già le risposte. Immediate e … sincere? Dai sì, sincere: sono una mamma che pretende amorevolmente e che non riesce a staccare sto benedetto cordone! Come farei a negarlo? Vorrei donargli tutto ciò che ho, che so e imparare insieme, di nuovo, ciò che ho dimenticato. Ed eccomi lì ad entusiasmarmi con le lezioni di grammatica, storia, aritmetica…
Lui mi guarda stranito. Sempre. Ma poi sorride e fa finta che sia bello anche per lui: studiare! Arrivo al punto. Ci imbattiamo (eh sì, pure io! Non potrei resistere) nello studio del Medioevo: “l’epoca dei secoli bui”. Dopo la caduta dell’Impero Romano infatti, la gente comune non sapeva più né leggere e né scrivere, era molto superstiziosa, viveva in capanne e le città andavano in rovina.
Nel buio della notte però, una stella: Dio. Capace di guidarli verso la speranza.
Ma in pieno periodo Carnevalesco, mentre immagino mille goduriose ricette fritte/dolci/grasse da preparare (mica per scriverci un pezzo di Gusto Mediterraneo! Ormai dovreste aver capito che è più probabile che vi troviate la ricetta delle chiacchiere a ferragosto!) provo ad approfondire la ricerca.
Nel Medioevo i festeggiamenti del Carnevale, con i suoi divertimenti, le azioni e i riti comici, occupavano per giorni interi le piazze e le strade. Nel Medioevo il periodo consacrato al Carnevale venne spostato da dicembre a febbraio, in modo che la Chiesa potesse collegarli con la Quaresima.
Il clero, infatti, riteneva necessario rallegrare gli animi prima della tristezza del periodo quaresimale.
Tristezza sì! Ricordo ancora un mercoledì delle ceneri di tanto tempo fa. Avevo appena imparato ad usare le forbici e avevo prodotto, fino al giorno precedente, una serie innumerevole di mascherine di ogni colore e fantasia. Bene, quel mercoledì, il mio primo pensiero fu quello di continuare a ritagliare occhi e colorare farfalle.
-No! Sei pazza a nonna?! Non si fa! Gesù non vuole!
“Gesù non vuole? Così? Da un giorno all’altro?” Sì chiedeva la mia testolina che suonava ancora Brigitte Bardot Bardot…
Mia nonna era molto religiosa e, nei giorni “felici” che trascorreva con noi un paio di volte l’anno, pensate “era pure proibito ridere di venerdì”.
Retaggi di un tempo che ricordo con tanta nostalgia. Restrizioni e divieti per me incomprensibili, si trasformavano in gesti di premura, tutela e protezione.
Per fortuna spesso bisogna fare di necessità virtù e già nel passato la quaresima portò ad elaborare una cucina di magro particolarmente saporita.
Essendo proibite le carni e tutti i condimenti derivati dai grassi animali, bisognava pur ingegnarsi in qualche modo per dare sapore ai cibi. Nacquero in questo modo tanti piatti della nostra cucina tradizionale che sono oggi i pilastri della dieta mediterranea.
Vi propongo una ricetta a me molto cara perché è la prima che Natina prepara al suo Capo.
Volete la verità? Mentre penso agli ingredienti, la mia testa (un po’ più grande e piena di roba adesso) suona A-E-I-O-U YPSILÓN…
Ma acqua in bocca! Anzi no, bucatini con le sarde! Buon appetito.
La ricetta:
Bucatini con sarde e finocchietto
Preparazione:
Mettere a bagno l’uva passa poi tostare il pangrattato in un padellino con qualche goccia d’olio finché non diventa di un bel dorato carico.
Tostare leggermente anche i pinoli.
Rosolare le sarde squamate, private di testa e coda e aperte a libro, in 5 cucchiai d’olio in una larga padella, a fuoco basso.
Quando sono dorate, prenderle con delicatezza con un mestolo forato e metterle da parte separando quelle che si sono rotte da quelle intere.
Lessare poi la parte tenera dei finocchietti – chioma e gambi – per 5 minuti in tanta acqua salata quanta ne occorrerà per cuocere la pasta.
Pescare i finocchietti col mestolo forato, scolare, e dopo averli lasciati intiepidire, tritarli con la cipolla.
Conservare l’acqua di cottura.
Riscaldare il fondo di rosolatura delle sarde e sciogliervi le acciughe dissalate e diliscate.
Aggiungere ad appassire il trito di finocchietto e cipolla con uno spicchio d’aglio intero.
Unire l’uvetta ormai rinvenuta, i pinoli, la metà di sarde rotte, la passata di pomodoro e l’estratto di pomodoro sciolto in mezzo bicchiere d’acqua calda
Aggiustare di sale e pepe e portare a cottura per circa 20 minuti.
Lessare i bucatini nell’acqua di cottura dei finocchietti, scolarli e ripassarli in padella con la salsa.
Impiattare completando con le sarde intere e il pangrattato tostato.
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